A tutti piacciono le classifiche. È un istinto primordiale, no? Il cervello umano adora mettere ordine nel caos. Chi non si è mai soffermato su una classifica del tipo: «I migliori BL del 2023»? Oppure «I 10 drama più amati dalla Community?» Ne so qualcosa. Anche io le adoro!
Poi però sono esplose le tier list… che sono una versione decisamente evoluta delle semplici classifiche. Di che cosa stiamo parlando esattamente? Le tier list sono elenchi in cui i libri vengono catalogati e ordinati su 4 o 5 righe, a seconda di quanto sono piaciuti al creator di turno.
Questi livelli sono visivamente separati da colori, ed è qui che arriva il bello. È un po’ come un semaforo per chi cataloga: abbiamo il verde del “vai tranquillo, è un capolavoro”, il giallo del “procedi con cautela” e il rosso del “fermati subito, pericolo!”. Ma la cosa curiosa è che ognuno può contrassegnare le righe con colori a proprio piacimento, e molto spesso ci ritroviamo con i flop in un bel verde speranza e i top in un rosso fuoco disorientante.
Chiaramente, nemmeno a dirlo, dobbiamo la straordinaria diffusione delle tier list a booktuber e i booktoker, le star di YouTube e TikTok che con i loro contenuti muovono l’editoria.
Quello che cercheremo di analizzare è: cosa si nasconde davvero dietro questa corsa al libro più recensito, più classificato, più… catalogato? Stiamo davvero leggendo per il piacere della lettura o per accumulare titoli come trofei? E soprattutto, che cosa stiamo guadagnando – o perdendo – in tutto questo? Beh, cercheremo di capirlo insieme… un capitolo alla volta.
Disclaimer: siccome c’è molto da dire, questo sarà solo il primo di una miniserie di articoli dedicati a smontare il fenomeno dei nuovi book influencer. Un viaggio in tre tappe, per esplorare cosa si nasconde davvero dietro classifiche, challenge estreme e l’hype letterario che domina i social.
Dalla passione alla performance: come i social stanno cambiando il piacere della lettura
La lettura ha sempre avuto il suo fascino discreto. Potevi essere un grande lettore, di quelli che si immergono nei libri come in un’altra dimensione e non ne riemergono finché non arriva l’ultima pagina. Per poi ricominciare. Oppure un lettore distratto, uno di quelli che legge un paragrafo e poi, puff, si perde dietro alla lista della spesa. Potevi anche essere un lettore compulsivo, quello che si spara tre romanzi di fila in un fine settimana, per poi prendersi una pausa di tre mesi. Insomma, c’è sempre stato un tipo di lettore per ogni stile di vita, ognuno col suo ritmo e i suoi gusti.
Ma mai – e dico mai – era successo che ci trovassimo davanti a qualcosa come le Olimpiadi del libro. Sì, perché di questo si tratta. Sui social i book influencer si sfidano in challenge quali «7 libri in 7 giorni», «5 libri in 1 giorno», e giusto per non farsi mancare niente, «25 libri in 25 giorni» (ma ne parleremo dettagliatamente nel secondo articolo)! Ora, mi chiedo: qualcuno sta davvero leggendo o solo collezionando copertine? Ci stiamo appassionando alle storie raccontate nei libri o solo ai numeri? E soprattutto: dov’è finito il piacere di leggere?
Il fenomeno dei book influencer
L’altro giorno mi sono imbattuta nel video YouTube di una ragazza che si autoproclama book influencer (e capirete che questo è un dettaglio importante). Nel video affrontava un tema interessante, la critica spesso rivolta ai book influencer di recensire sempre gli stessi romanzi, i titoli più in hype.
Ora, al di là delle sue argomentazioni, a catturare la mia attenzione è stato uno scambio nei commenti. Una follower le diceva che nel mare magnum dei creator spiccava un certo Tal dei Tali. Qual è stata la sua risposta? Beh, candidamente la youtuber ha detto che «Sì, forse Tal dei Tali è bravo, ma a differenza sua io non sono interessata alla letteratura, perché non sono né una divulgatrice né una recensora». Ah, okay.
Allora mi sono chiesta: ma esattamente in che ruolo ti poni, quando fai video in cui consigli libri a migliaia di persone? Voglio dire, siamo qui per parlare di lettura, o solo per accumulare visualizzazioni e mi piace? Se ti autoproclami book influencer, ma affermi di non essere interessata alla letteratura, allora cosa stai influenzando esattamente? La passione per i libri o la tua voglia di apparire?
Quindi, spinta dalla curiosità, sono andata a vedere il canale di Tal dei Tali, quello che la follower riteneva il miglior book influencer in circolazione. Nulla da dire: il ragazzo era preparato e decisamente colto. Dopo aver gironzolato un po’ tra i suoi contenuti, ho scelto un video su un autore poco noto, sperando di scoprire qualcosa sulle caratteristiche e le peculiarità della sua scrittura. Le conoscenze del creator erano innegabili. Ma devo dirlo: la recensione si è rivelata una lunga e pedante esibizione di nomi, nozioni, paragoni con altri autori (altrettanto sconosciuti). Insomma, un puro show-off di competenze.
Ve la faccio semplice. E’ come se, per descrivere a qualcuno che non ha mai assaggiato il durian (che per inciso è un frutto molto puzzolente originario del Sudest asiatico), io dicessi che ha un retrogusto che richiama il jackfruit, con un pizzico di mangostano e una nota di rambutan. Certo, farei un figurone, ma chi ascolta ne saprebbe esattamente tanto quanto prima. E così la domanda resta: che sapore ha davvero il durian?
Pertanto alla fine la mia curiosità rimaneva: perché avrei dovuto leggere i romanzi di quell’autore? Quali erano le sue caratteristiche, il mondo che tratteggia nei suoi libri? Quali i temi che esplora e la sua poetica? Perché se tutto quello che fai come book influencer è snocciolare una lista di scrittori a cui somiglia, stai dicendo solo «Guardatemi, sono figo, ho una cultura sterminata». Ma a me che ascolto non arriva nulla.
Book influencer e lettura: un nuovo approccio
Cosa ci dicono gli esempi riportati sopra? Ci dicono molto sul modo in cui i social hanno trasformato la lettura, le recensioni e la critica letteraria.
Da un lato, vediamo una tendenza alla superficialità. Chi recensisce tanti libri in pochissimo tempo, e come unico parametro di qualità ha le visualizzazioni, i like e i commenti, spesso si concentra più sui numeri che su una riflessione ponderata, rischiando di ridurre i libri a semplici “prodotti” da consumare velocemente. Dall’altro lato, troviamo l’eccesso opposto. Esistono molti book influencer colti e preparati, che però sembrano non riuscire a fare a meno di trasformare le recensioni in monologhi pedanti e autoreferenziali.
In entrambi i casi, il rischio è evidente: la lettura passa in secondo piano rispetto alla “performance” del book influencer, che finisce per mettersi al centro, dimenticando che l’obiettivo dovrebbe essere quello di condividere idee e visioni in modo accessibile e coinvolgente. Insomma, tra superficialità e sfoggio di cultura, quello che spesso manca è proprio il cuore della lettura: un invito autentico a esplorare un mondo e una storia.
Nel prossimo articolo esploreremo l’origine del fenomeno dei book influencer, la loro nascita e crescita sui social fino a diventare non solo protagonisti del panorama letterario online ma influenzare il mondo dell’editoria. Approfondiremo anche il tema delle challenge più assurde, che trasformano la lettura in una gara di numeri.
Ma se siete curiosi e non riuscite ad aspettare, potete già ascoltare l’episodio completo del podcast 7 Libri in 7 Giorni: Stroncare i Nuovi Book Influencer. Lo trovate qui sotto!
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