Romance da dimenticare: i flop di ottobre

Romance MM male to male ottobre 2024

Bentornati nella Rubrica dedicata ai romance MM che, ahimè, non sono riusciti a farmi battere il cuore. Nel primo capitolo, dedicato al mese di settembre (che potete leggere qui), vi ho portato con me in un viaggio tra storie che non hanno brillato come speravo. Anche ad ottobre non sono mancati i tentativi di trovare il diamante nascosto tra i tanti titoli in circolazione… e, purtroppo, neanche le delusioni!

Disclaimer: vale lo stesso principio del mese scorso. Non sono qui per denigrare autori, le autrici o chi ha amato questi libri. Il mio obiettivo è, come sempre, offrire un punto di vista critico, condito da un pizzico di ironia.

In questa Rubrica, vi invito a considerare le mie Recensioni come uno spunto per riflettere e confrontarsi. Credo fermamente che lo scambio di opinioni, anche quando non si è d’accordo, possa arricchire tanto chi legge quanto chi scrive.

Quindi mettetevi comodi, prendete un tè (o un bicchiere di vino, se preferite), e preparatevi a scoprire i flop del mese di ottobre nel mondo dei romance MM!

Partiamo con Follow the River, il primo volume di una dilogia che viene definita «MM dark bully/enemies to lovers», ambientata nel mondo dello sport. Ho molto da dire, quindi procediamo con ordine e vediamo innanzi tutto la trama.

River Lennox, quarterback ventunenne bello e carismatico, ha sempre vissuto apertamente la sua bisessualità. Non ha mai accettato compromessi, nemmeno quando il padre, incapace di accettarlo, lo ha disconosciuto abbandonando la famiglia.

Ma quando River incontra Grady, suo compagno di squadra e ricevitore, tutto il suo mondo viene messo in discussione. Grady è un ragazzo tormentato, segnato da un passato doloroso e da una forte rabbia che si traduce in un atteggiamento omofobo e violento, soprattutto nei confronti di River. Nonostante l’odio reciproco fuori dal campo, in partita i due sono una coppia perfetta: River lancia, Grady riceve, e insieme sono inarrestabili.

A causa dei continui scontri, il coach li costringe a passare cinque settimane in una baita isolata in montagna, con l’obiettivo di imparare a lavorare insieme. Inizia così una convivenza forzata che cambierà entrambi, costringendoli ad affrontare i propri demoni interiori e i sentimenti che, lentamente, iniziano a emergere.

Il romanzo arriva con un’importante premessa: potrebbe contenere temi delicati (trigger) per alcuni lettori. L’autrice stessa ha scelto di includere queste avvertenze per segnalare la presenza di argomenti potenzialmente problematici.

Al contempo, ha optato per un approccio curioso: un blurb volutamente criptico, quasi privo di dettagli, con l’intento di spingere i lettori a scoprire la storia “alla cieca”.

Il romanzo, come ho detto, viene presentato come dark e bully. Ho un ottimo rapporto con il dark romance, è un genere che amo molto. Pensavo che i trigger warning fossero giustificati e pertinenti. Purtroppo, procedendo nella lettura, mi sono resa conto che no, Follow the River non è dark. Mette in scena sicuramente un rapporto tossico, abusi su minori, problemi di salute mentale. Ma questi non sono necessariamente elementi che definiscono un romance “dark”. Sono temi delicati che richiedono una trattazione estremamente attenta e sensibile. Che qui non c’è stata.

Inoltre, la scelta di non fornire un blurb (ossia una sinossi dettagliata) mi ha fatto subito venire in mente Distorted di Nyla K. In quel caso, sì che siamo in presenza di un romance a fortissime tinte dark e in cui la scelta di non rivelare la trama ha senso. Il cliffhanger che a un certo punto arriva, ti colpisce in piena faccia lasciandoti stordito.

Ma qui? Nessun colpo di scena, nessuna “darkness”. Solo molta tossicità e un modo piuttosto asettico e impersonale di affrontare questioni che avrebbero meritato ben altra profondità.

Anche la storia d’amore mi ha lasciato fredda e niente affatto coinvolta. Per dire il mio livello di disinteresse: benché la vicenda di River e Grady si snodi in due romanzi, e il primo termini con un finale aperto, non ho nemmeno acquistato il seguito.

Ed ecco un altro sport romance (no, giuro, non è il mio genere preferito… forse è per questo che li stronco facilmente!) Ilari C è davvero una prolifica autrice di romance, molti dei quali MM. Questo romanzo si fa leggere, ma fa anche tanto ridere. Ora vi dico.

Due giovani italo-boh dal background opposto si incontrano da adolescenti con il sogno di diventare calciatori professionisti.

Lui numero uno: ricco, odia il padre e, sorpresa sorpresa, è gay ma sereno con la sua sessualità. Lui numero due: orfano, testa calda, gay sotto copertura che si finge pure omofobo (perché ovviamente è convinto che questo lo farà sfondare nel calcio).

Tizio numero due è innamorato di Tizio numero uno, ma fra atroci tormenti (calcio, la recita dell’omofobia più traumi infantili da cui gli abbracci spezzati). Quindi Tizio numero uno soffre. Se questo non bastasse, Numero due cede al ricatto economico-emotivo del padre di Numero uno, e lo lascia. Fine della prima parte.

Nella seconda parte seguono anni (!) di tira e molla estenuanti (più per il lettore), in cui la Ilari – in un rigurgito di puritanesimo lessicale – vi schiaffeggerà con una pioggia di “pelvi” perché dire “cazzo” le pare una cosa brutta. Quindi le scene erotiche sono da rotolarsi dal ridere.

Nonostante tutto, ricordo Abbracci spezzati con un sorriso. Ha alcune buone idee, e altre che arrivano direttamente dai drama coreani (il ricatto del padre, il ragazzo che cede e fugge, preferendo il silenzio omertoso a un sano dialogo). Ho letto di peggio, ma non posso dire che sia una lettura entusiasmante.

Avete presente quegli autori o autrici senza infamia e senza lode, che riescono comunque a essere dignitosi e farsi amare dai lettori? Lucy Lennox è una di queste. Popolare nel panorama dei romance MM, la definirei più un guilty pleasure che un punto di riferimento narrativo.

Quando voglio staccare e immergermi in un romance MM senza impegno, so che posso contare su di lei. La Lennox offre quasi sempre un prodotto che, pur senza eccellere, possiede tutte le caratteristiche che cerco: personaggi piacevoli, una trama divertente e leggera, il giusto punto di piccantezza. Insomma, un porto sicuro.

Eppure… anche i porti sicuri ogni vengono travolti da una tempesta. E in questo caso, la Lennox ha decisamente floppato!

Che Il viaggio di Felix fosse di rara bruttezza avrei dovuto capirlo dalla copertina. Il fatto è che spesso i romance MM hanno copertine raccapriccianti, quindi non mi sono scomposta più di tanto, e sono andata avanti. A mio rischio e pericolo.

So che dovrei raccontarvi la trama, ma il fatto è questo. L’unica cosa che so del romanzo è che
parla di un futuro re libertino, Lio, che dovrebbe un giorno regnare sul Principato di Monaco (sic!), cosa per la quale la stessa Lennox chiede scusa al Principe Alberto. Io sentivo il sudore freddo, leggendo quelle righe. Era imbarazzo per l’autrice.

Comunque, Lio combina solo dei gran pasticci, e non ricordo più se ha mezza famiglia morente o quale altra disgrazia che gli imponga l’esilio momentaneo in uno sperduto castello in un’isola del Mare del Nord. Fatto sta che proprio lì incontra un nerd (Felix, come il micio) che studia le vetrate, e inizia a (s)ragionare con le parti basse. Non so cosa succeda dopo, perché ho abbandonato sdegnata il libro.

Ora, sarò onesta. Non mi capita quasi mai di abbandonare un romance MM a metà strada. Sono letture che definirei “a basso investimento”: richiedono poco sforzo, scorrono veloci, intrattengono e, per loro natura, non chiedono troppo al lettore in termini di concentrazione.

Faccio un esempio: Il principe delle menzogne, sempre di Lucy Lennox, è spassosissimo. Mi ha davvero fatto passare qualche ora di piacevolissimo svago. E’ una storia piena zeppa di cliché (è una Cenerentola bugiarda e queer), ma dolce, divertente, in alcuni punti addirittura esilarante.

Ma con Il viaggio di Felix l’irritazione ha superato di gran lunga il piacere di questo intrattenimento “a basso voltaggio” – per così dire. È trash, sì, ma non nel senso divertente e liberatorio che spesso diamo a questa parola. Qui siamo più dalle parti del “trash esasperante“, quello che ti fa alzare gli occhi al cielo una pagina sì e l’altra pure.

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