Tra i miei primi ricordi da bambina, c’è il volto di mia madre con il rossetto rosso. Non è una donna particolarmente attenta al makeup, ma quel rossetto lo indossava sempre. Era il suo tratto distintivo, qualcosa che per me la rendeva speciale. Mi ricordo che guardarla mentre si passava il rossetto davanti allo specchio mi sembrava un rituale: un momento di trasformazione, quasi una magia.
Da bambini, il trucco rappresenta il mondo dei grandi. Quante volte avrò rovistato tra i suoi cosmetici, pasticciando con i colori e cercando di imitare quel gesto elegante, cercando di avvicinarmi, anche solo un po’, a quella forza e bellezza che vedevo in lei! Quel rossetto rosso non era solo un colore; era la promessa un giorno di diventare anche io così, con lo stesso sorriso sicuro e la stessa voglia di affrontare il mondo a testa alta.
Proprio per questo, sono sempre stata affascinata dal rossetto rosso. Mi piace il suo significato, quello che rappresenta – per me e per le donne in generale. Il rossetto rosso ha una storia ricchissima, un simbolo potente di eleganza e resistenza, e voglio raccontarvela.
Coco Chanel disse: «Se siete tristi, se avete un problema d’amore, truccatevi, mettetevi il rossetto rosso e attaccate». Queste parole mi colpiscono perché racchiudono la forza di rialzarsi, il coraggio di non perdersi d’animo – e tutto in una piccola azione. Il rossetto rosso non è mai solo trucco: è quel segno visibile che ti dice che sei pronta ad affrontare qualsiasi cosa.
Mi colpisce anche il fatto che, nei grandi periodi di crisi della storia, le vendite del rossetto rosso aumentano. Come se, nei momenti difficili, sentissimo il bisogno di ritrovare forza e identità, sfidare il mondo con un sorriso audace, anche quando ci sentiamo vulnerabili.
Quindi oggi inizieremo un lungo viaggio nella storia, tra volti e momenti che hanno segnato il percorso (decisamente accidentato) di questo simbolo straordinario.
E siccome le cose da dire sono tantissime, daremo il via a una miniserie in tre articoli, ognuno dedicato a un’epoca diversa. Perché il rossetto rosso, in fondo, è una promessa che facciamo a noi stessi: qualunque cosa accada, possiamo sempre ritrovare quella scintilla, quell’energia che ci fa sentire forti.
Com’è nato il rossetto rosso? Le origini della tintura per labbra
Il rossetto rosso presso i Sumeri
Le prime colorazioni rosse delle labbra di cui abbiamo effettivamente testimonianza risalgono al 2600-2500 a.C.
La regina dell’antica Mesopotamia Puabi (nota anche come la Regina sumera Shubad, sovrana della città di Ur) usava un intruglio di biacca e rocce rosse frantumate per colorarsi le labbra e simboleggiare il suo status di potere. Se vi state chiedendo che cosa sia la biacca, ebbene, è un pigmento bianco usato fin dall’antichità per illuminare. Un colore potente, ma con un lato oscuro: contiene piombo, quindi tossico.
Come sappiamo della diffusione del pigmento rosso per labbra presso i Sumeri? Lo sappiamo perché la tomba di Puabi è uno dei ritrovamenti più noti della Mesopotamia, piena di gioielli, strumenti musicali e oggetti preziosi, tra cui questo prototipo di rossetto rosso, e rappresenta un’importante testimonianza del lusso alla corte sumera di Ur.
L’abitudine della Regina Puabi di colorarsi le labbra evidentemente prese piede in Mesopotamia e divenne di tendenza. Gli scavi archeologici, infatti, hanno rivelato che molti ricchi Sumeri furono sepolti con coloranti per labbra, conservati in gusci di conchiglia.
Cleopatra, il trucco (e il mito della sua bellezza)
Nell’antico Egitto, le donne aristocratiche prediligevano l’ocra mescolata alla resina per ottenere labbra di un rosso intenso.
La regina Cleopatra preferiva invece pigmenti ricavati da scarabei carmini e, talvolta, combinati con squame di pesce per dare luminosità. La cera d’api poteva essere utilizzata come legante per far aderire il colore sulla pelle. Come ci è stato tramandato dalla storia, pare che alle labbra colorate Cleopatra abbinasse occhi pesantemente bistrati di nero.
Anche se oggi amiamo immaginarla come una donna bellissima e fatale, pare che in realtà Cleopatra fosse bruttina. Il mito della sua bellezza ha cominciato a circolare dopo la diffusione della tragedia di Shakespeare Antonio e Cleopatra. Le fonti sembrano comunque concordi nell’attribuirle un grandissimo fascino, derivante dalla cultura, dall’intelligenza e da una personalità forte e magnetica.
Il rossetto rosso presso gli antichi Greci e Romani
L’antica Roma e la Grecia si pongono su due poli antitetici per quanto riguarda l’uso e l’interpretazione delle labbra dipinte di rosso.
Per i Greci il trucco, specialmente le labbra tinte di rosso, era spesso visto con sospetto e associato a comportamenti considerati moralmente dubbi o seduttivi. Veniva associato alle prostitute – specie di basso rango, dette pornai. Le pornai esercitavano per strada, completamente vestite, quindi erano poco riconoscibili. Come potevano farsi individuare dai potenziali clienti? Beh, da un lato proprio grazie alle labbra tinte di rosso, dall’altro indossavano sandali che lasciavano la parola “Seguimi” impressa a terra mentre camminavano. Davvero ingegnoso!
Nell’antica Roma il termine purpurissum si riferiva a un rosso acceso, spesso ottenuto con cinabro, un minerale a base di solfuro di mercurio. Il cinabro era molto usato per decorare statue e ornamenti, e persino per colorare le labbra e le guance. Questa pratica, però, comportava dei rischi, poiché il solfuro di mercurio è altamente tossico.
Per i Romani il rosso era il colore del potere e del lusso, e non mancavano esempi di donne romane di alto rango (anche alcuni uomini – specialmente quelli appartenenti alla classe patrizia) che sfoggiavano le labbra tinte di rosso come segno di distinzione.
È noto che Poppea, moglie di Nerone, considerasse il trucco come segno del proprio status e della propria influenza, e pare che avesse un intero seguito di persone al suo servizio addetto alla cura delle labbra.
I cosmetici nel Medioevo: tra demonizzazione e nuovi orizzonti
Arriviamo al Medioevo, caratterizzato da un rapporto decisamente ambivalente con i cosmetici, in particolare con il rosso.
La Chiesa in epoca medievale vedeva il trucco come qualcosa di pericoloso e trasgressivo, in opposizione all’umiltà e alla modestia che i precetti cristiani promuovevano per le donne.
Il rosso era visto con sospetto, perché è il colore del demonio, sono le fiamme dell’inferno, i carboni ardenti. Veniva quindi malgiudicato sia per la sua associazione con il fuoco dell’inferno e il peccato, sia per la sua capacità di rendere il viso più seducente, manipolando l’aspetto naturale “voluto da Dio”. Questa associazione con il demonio rese il trucco un simbolo di tentazione e inganno.
D’altra parte, non possiamo dimenticare che le Crociate ebbero il grande merito di mettere in contatto terre e culture lontane, aprendo nuove vie di scambio non solo commerciali ma anche culturali. Con i cavalieri e i pellegrini che attraversavano il Mediterraneo, si diffusero idee, pratiche e usanze che avrebbero arricchito profondamente l’Europa.
Tra questi scambi, si reintrodussero una varietà di usi cosmetici, tra cui il trucco per labbra e occhi, che era molto comune in Medio Oriente e ben visto nelle culture musulmane. Con l’influsso delle spezie, delle sete e delle pratiche estetiche orientali, i cosmetici iniziarono a diffondersi di nuovo nell’Europa occidentale.
Nonostante i continui ammonimenti della Chiesa, alcune donne europee cominciarono a usare pigmenti di origine vegetale e minerale per tingere le labbra e le guance, sebbene dovessero farlo discretamente (usando ad esempio colori più soft quali il rosa tenue) per evitare critiche e stigma sociale.
Dopo il periodo buio vissuto nel Medioevo, la vera e propria riabilitazione della tinta rossa avvenne con Elisabetta I d’Inghilterra, ma vi racconterò questa elettrizzante rinascita nel prossimo articolo! Ma se siete curiosi e non potete aspettare, trovate la storia completa del rossetto rosso sul Podcast Dentro le Storie, che vi lascio qui sotto.
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