Da Lolita ad After: i book influencer ci insegnano davvero a leggere?

After Anna Todd Book influencer booktoker

Eccoci arrivati al terzo e ultimo capitolo della miniserie dedicata al fenomeno dei book influencer, ossia quei lettori appassionati che attraverso piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube, condividono opinioni sui libri con community sempre più vaste, influenzando scelte di lettura e creando tendenze.

Nelle puntate precedenti abbiamo esplorato questo fenomeno, analizzando le sfide più folli, le classifiche bizzarre e il modo in cui i social hanno trasformato la lettura in un trend virale. Abbiamo smontato miti, criticato l’ossessione per la quantità e riflettuto su come questo mondo possa influenzare le scelte letterarie.

Adesso ci concentriamo su un tema ancora più spinoso: cosa succede quando libri di valore come Lolita di Nabokov vengono relegati in fondo alle classifiche, superati da titoli di dubbio valore letterario? È il momento di affrontare l’annosa questione: purché si legga, va bene tutto? Spoiler: non sempre.

C’è chi vede nei social un’opportunità per avvicinare le nuove generazioni alla lettura. Strumenti come le challenge o le tier list possono stimolare curiosità e portare a scoprire nuove storie. Tuttavia, non possiamo ignorare il rovescio della medaglia. Quando la lettura diventa una corsa al numero di libri letti o alle sfide più estreme, si rischia di perdere di vista il vero valore della letteratura. Insomma, siamo sicuri che queste maratone e le liste a raffica trasmettano davvero il piacere di immergersi in un libro, o stanno trasformando la lettura in un esercizio di quantità e in una moda?

Io credo che la risposta stia nel genere di romanzi che i social portano in hype – ovvero, quei titoli che improvvisamente diventano estremamente popolari, spinti dalle recensioni e dalle challenge. E i libri che finiscono in hype sui social non sono sempre sinonimo di qualità, anzi. Vi porto brevemente alcuni esempi.

It Ends with Us di Colleen Hoover, un romanzo che ha spopolato sui social. Ha evidenti problemi di trama, di sviluppo dei personaggi e, cosa più grave, tratta il delicato argomento della violenza domestica in modo superficiale e grossolano.

Rosso, Bianco & Sangue Blu di Casey McQuiston, è un altro titolo divenuto popolare grazie al BookTok – e qui lo ammetto senza remore – non sono nemmeno riuscita a finire di leggerlo. Mi sono rifugiata nel film che, però, è altrettanto mediocre.

O ancora, troviamo vecchi romanzi riportati in auge dai social, come Dio di Illusioni di Donna Tartt. Lo lessi a 15 anni, e devo dire che mi piacque. Tuttavia definirlo un “capolavoro” come vediamo sui TikTok mi sembra un’esagerazione. È un dignitoso romanzo di intrattenimento, ma ritengo che, dopo i 20 anni, letture come questa andrebbero sostituite da qualcosa di narrativamente più solido.

Un capitolo a parte merita il genere romance, che ha trovato nei social un trampolino di lancio straordinario. Tra i titoli più rappresentativi di questo fenomeno troviamo Twisted Love di Ana Hwang, uno dei tanti romance spicy caratterizzati da protagonisti maschili dominanti e tossici, affiancati da personaggi femminili inette, spesso intrappolati in cliché narrativi e accompagnati da una scrittura discutibile.

Un altro esempio emblematico è la saga After di Anna Todd, divenuta virale grazie alla narrativa semplice e alla sua trama stereotipata e prevedibile. O Il fabbricante di lacrime dell’italianissima Erin Doom, che – pensate – è stato il libro più venduto in Italia nel 2022, sospinto proprio dall’enorme popolarità su BookTok!

TJ Klune LGBTQ scrittore Mondadori

Non sto criticando il genere romance in sé. Al contrario, sul mio sito recensisco romanzi romantici erotici MM (Male to Male, cioè storie d’amore tra uomini). Questi libri – secondo il mio punto di vista – rappresentano un fenomeno controcorrente che fortunatamente sta acquistando sempre più visibilità.

Sfidando gli stereotipi e i pregiudizi che spesso circondano la narrativa romantica o erotica, offrono una prospettiva inclusiva. I romanzi MM parlano di identità e accettazione, e raccontano storie, sicuramente spesso semplicistiche e romanzate, che però rispecchiano la diversità dell’esperienza umana. In certi casi (come ad esempio con il meraviglio autore americano TJ Klune, ne parlo qui) sono storie che vanno oltre il mero intrattenimento, invitando i lettori a esplorare tematiche decisamente arricchenti, che ampliano la nostra comprensione dell’amore e dell’identità in tutte le loro forme.

Quello che invece critico è il modo in cui il fenomeno dei booktoker, nella loro corsa per ottenere visualizzazioni e like, ha trasformato la lettura. Più che parlare di libri come di un piacere, si finisce per favorire il sensazionalismo, il balletto, la sfida più assurda, senza preoccuparsi di offrire una vera profondità letteraria. In questa rincorsa al consenso, i book influencer usano il loro potere comunicativo per spingere autori e opere che hanno… diciamolo, nessun valore letterario.

Un esempio di genere oggi in voga è il cosiddetto romantasy, una fusione tra romance e fantasy. E attenzione, il romantasy non è di per sé un male: è un genere di puro intrattenimento, che offre evasione e leggerezza.

Ma se parliamo di valore letterario o di contenuti che possano lasciare un’impronta duratura nel lettore… beh, siamo piuttosto lontani. Questa frenesia per il romantasy, così come per molti altri titoli che spopolano sui social, alla fine rischia di ridurre la lettura a puro consumo, uno svago istantaneo che dimentichiamo appena giriamo l’ultima pagina.

E’ così che si arriva a vedere classifiche in cui Lolita di Nabokov occupa appena un decimo posto, mentre al primo svetta After di Anna Todd. Ora, con tutto il rispetto per i gusti personali, forse, e dico forse, siamo un tantino fuori strada.

Parliamo di un capolavoro della letteratura mondiale, un romanzo complesso e intriso di ambiguità morali e psicologiche, messo dietro a una storia di cliché adolescenziali e tormenti amorosi da soap opera. Che dire? Mi sembra che in questa corsa al titolo più popolare, si stia sacrificando non solo la qualità, ma anche quel minimo di senso critico che dovrebbe guidarci nelle scelte letterarie.

Lolita Nabokov

Se il risultato è una classifica dove Nabokov viene bocciato per far posto a un romanzo trash, dovremmo fermarci e chiederci quale idea di lettura stiamo promuovendo sui social. È davvero questo il messaggio che vogliamo passare? Che un’opera complessa e sfidante vale meno di un libro che strizza l’occhio a fantasie pruriginose? Forse è arrivato il momento di riprenderci la profondità che la lettura merita, e di ricordarci che non tutto ciò che brilla sui social è necessariamente oro.

La risposta alla domanda provocatoria che ho posto prima, ossia «Purché si legga, va bene tutto?», per me è un deciso no.

Leggere Nabokov e non capirlo è fargli un torto. La sua scrittura non è fatta per un consumo rapido e superficiale; richiede attenzione, riflessione, e soprattutto rispetto per la complessità dei temi che affronta. Allo stesso modo, leggere un autore solo per potersi vantare di averlo letto… ammettiamolo, è solo esibizionismo culturale, una gara di status che svuota il libro del suo significato e lo riduce a un mero accessorio.

Inoltre, la lettura come moda è un controsenso. Se leggere diventa un trend da seguire per stare al passo, si rischia di perdere completamente il valore di ciò che leggiamo. Il libro smette di essere una scoperta conoscitiva, un’esperienza personale, e diventa l’equivalente di una borsa di lusso, qualcosa da esibire piuttosto che da vivere. Il rischio è di veder ridotta la letteratura a un contenuto qualsiasi, da consumare velocemente sui nostri smartphone e per poi passare oltre.

Forse, anche in questo ambito, dovremmo imparare a fidarci e ad affidarci a chi ha un minimo di autorevolezza. Non si tratta di snobismo, ma di cercare chi può offrire una guida sensata in un panorama vastissimo. Non tutti i libri sono capolavori, non tutte le letture ci arricchiscono allo stesso modo, non tutti i book influencer hanno le competenze per influenzare.

Ogni regola ha la sua eccezione, e per fortuna anche nel mondo dei social ci sono libri che diventano virali per le ragioni giuste. Libri che non puntano solo su colpi di scena o romance di facile presa, ma che raccontano storie capaci di lasciare un segno.

Ora, non citerò tutti i romanzi diventati famosi o riscoperti grazie a BookTok o ai social in generale, ma solo alcuni che mi vengono subito in mente.

Ad esempio Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, un disturbante romanzo distopico che, grazie a BookTok, ha trovato una nuova generazione di lettori attenti alle tematiche sociali e alle riflessioni sul potere. O L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, che amai follemente da giovanissima per la chiarezza e l’umanità con cui racconta i misteri della mente umana, rendendo accessibili le storie di pazienti affetti da disturbi neurologici rari e affascinanti.

E poi, c’è Follia di Patrick McGrath, un romanzo potente che unisce suspense psicologica e colpi di scena in una storia cupa e avvincente, capace di immergere i lettori nelle zone più oscure della psiche.

Questi libri sono la dimostrazione che ogni tanto i social riescono a dare luce a opere che meritano davvero: storie profonde e complesse. Questo, forse, è il miglior promemoria: la qualità trova sempre la sua strada, anche nei feed. Ma spetta a noi essere vigili, saper distinguere chi merita davvero la nostra attenzione e chi possiamo tranquillamente lasciar scorrere.

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