Eccoci arrivati alla seconda e ultima parte della dilogia dedicata al fanservice. Nel primo articolo abbiamo analizzato che cos’è, come funziona e quali dinamiche innesca, concentrandoci in particolare sul comportamento dei fan e sulle caratteristiche delle fanbase.
In questa seconda parte, sposteremo il nostro sguardo sull’industria dell’intrattenimento: dal queerbaiting al queer marketing. Esploreremo il modo in cui certe strategie vengano usate per mantenere viva l’attenzione del pubblico e alimentare la passione dei fan. Attraverso l’analisi di alcune ship BL molto amate, cercheremo di rispondere a una domanda cruciale: quanto potere hanno davvero i fan e quanto, invece, è frutto di un sapiente gioco orchestrato dall’industria?
Il queerbaiting: cos’è e come agisce nell’industria dell’intrattenimento
L’articolo precedente si è concluso con una riflessione importante: le dinamiche legate al fanservice e all’intensità delle fanbase non si innescano solo per responsabilità dei fan. L’industria dell’intrattenimento gioca un ruolo cruciale, sfruttando e talvolta manipolando l’affetto e la passione del pubblico per mantenere alta l’attenzione. Un esempio lampante di questa strategia è il queerbaiting.
Il queerbaiting è una strategia di marketing e narrazione in cui vengono inseriti elementi che suggeriscono una potenziale relazione romantica o affettiva tra due personaggi dello stesso sesso, ma senza mai confermare apertamente il loro rapporto o orientamento sessuale. In pratica, si crea una tensione o un sottotesto queer per attirare l’attenzione del pubblico LGBTQ (e di chi supporta la loro rappresentazione), senza poi offrire niente in cambio.
Questo approccio serve a mantenere alta l’attenzione e far parlare i fan, ma senza impegnarsi davvero a mostrare un contesto queer reale.
Pensiamo a Sherlock della BBC, dove il rapporto tra Sherlock Holmes e John Watson ha una componente romantica, che però non viene mai esplicitamente confermata. I fan hanno spesso discusso e sperato in un’evoluzione della loro relazione oltre l’amicizia, che però non si è mai realizzata. Questo sottile gioco di ambiguità serve a catturare l’interesse di una parte del pubblico, ma spesso lascia un senso di delusione.
Il queer marketing: inclusività o strategia?
Oltre al queerbaiting, c’è il queer marketing, una strategia sempre più diffusa in cui l’industria cerca di attrarre il pubblico LGBTQ offrendo rappresentazioni più esplicite e dichiarazioni di inclusività e supporto. Si tratta di un approccio che, a prima vista, sembra rispondere al bisogno di maggiore visibilità e rispetto da parte della comunità queer. Il queer marketing si manifesta in diverse forme: dalla scelta di storie che mettono al centro relazioni LGBTQ, come nel caso di serie televisive e film, a campagne pubblicitarie che includono persone queer o celebrano l’orgoglio LGBTQ.
L’intento dichiarato è quello di rappresentare e supportare una parte del pubblico spesso ignorata o stereotipata, ma non sempre questa strategia è priva di ombre.
Mentre alcune produzioni riescono davvero a offrire uno sguardo autentico e rispettoso – come accade con serie come Heartstopper – altre utilizzano il queer marketing in modo superficiale, sfruttando l’immagine della comunità queer per guadagnare consensi e profitti senza un impegno reale a sostenere i loro diritti. Questo fenomeno, noto come rainbow washing, è spesso percepito come un atto di inclusività di facciata, più che un vero passo verso l’equità e la rappresentazione.
Ship thai: quando il fanservice diventa un’arte
Ma il queer marketing e le sue ambiguità non si limitano alle grandi produzioni occidentali o alle campagne pubblicitarie. Un esempio particolarmente evidente di come l’industria sfrutti le emozioni e l’immaginazione del pubblico è rappresentato dalle ship BL thailandesi, dove il fanservice non è solo una strategia, ma un elemento centrale del rapporto tra attori e fanbase.
Il caso di Zee e NuNew
Proviamo a capire meglio come queste dinamiche si manifestano e perché riescono a catturare così intensamente l’attenzione dei fan.
Prendiamo l’esempio di una delle ship più famose e amate nel mondo dei BL thailandese: Zee e NuNew, protagonisti della popolare serie Cutie Pie.
Da anni, i due vengono visti dai fan come la coppia perfetta, sia sullo schermo sia nella vita reale. I fan analizzano ogni dettaglio dei loro momenti dietro le quinte: abbracci, sguardi teneri, sfioramenti. Non mancano reel e video sui social che affermano con certezza: “Zee e NuNew stanno insieme!” Eppure, una conferma ufficiale non è mai arrivata. Ci sono state interviste in cui Zee e NuNew hanno parlato di un «legame speciale», ma le loro parole sono sempre state volutamente ambigue. Questa è una strategia chiara di fanservice, pensata per mantenere vivo l’interesse dei fan.
Ma quanto è autentica questa chimica? Chi ha visto il film horror After Sundown (2023) sa bene che non sempre la magia funziona. Nel caso di quel film, la loro intesa era pressoché inesistente e la performance risultava piatta e senza vita. Non è strano, per due persone che dovrebbero essere in una relazione reale?
L’industria dell’intrattenimento, con la complicità degli attori, sfrutta l’ambiguità della situazione. Dichiarazioni fraintendibili, gesti studiati e interazioni “naturali” fanno leva sulla curiosità e sulla morbosità dei fan, alimentando l’illusione di un legame speciale tra i due. È una strategia mirata: mantenere viva l’attenzione e far parlare di loro, trasformando ogni intervista, backstage o post in una nuova occasione per fomentare il fandom.
Questo ciclo si regge proprio sull’assenza di un coming out ufficiale, che lascia spazio all’immaginazione dei fan e garantisce che l’ambiguità continui a generare interesse e, di conseguenza, profitto per l’industria.
Il brutto pasticcio di Mew e Gulf (+ Tul)
Un altro esempio significativo è la storia di Mew e Gulf, protagonisti di TharnType, altro storico BL thailandese che ha conquistato il cuore degli spettatori. La loro intesa sul set e i flirt nei dietro le quinte hanno fatto sperare i fan in una relazione reale.
Quando il loro contratto come “coppia” è scaduto nel 2021, i fan non hanno mai accettato la separazione tra i due. La situazione si è complicata quando Mew ha dichiarato pubblicamente, in un tweet, che ogni loro effusione era puro fanservice. Questa affermazione ha fatto infuriare la fanbase e ha scatenato polemiche che hanno danneggiato anche sua carriera. I fan si sono sentiti traditi, poiché avevano immaginato una realtà parallela basata sulla loro idea di intimità tra i due.
Le cose sono peggiorate quando Mew ha iniziato una relazione con Tul, un altro attore famoso per la ship con Max nella serie Together with Me. I fan hanno visto questa nuova relazione come un tentativo di Mew di restare al centro dell’attenzione. Alcuni lo hanno accusato di cercare visibilità, e il “tradimento” della ship con Gulf è stato vissuto come una mancanza di rispetto verso la narrativa che i fan avevano costruito. La reazione violenta della fanbase dimostra quanto il confine tra ammirazione e ossessione possa essere labile.
Fanservice: tra manipolazione e responsabilità
Questi esempi ci raccontano una realtà chiara: l’industria dell’intrattenimento gioca con le emozioni dei fan, alimentando aspettative con strategie di fanservice e ambiguità. Ma ciò che inizia come un gioco può degenerare.
I fan, convinti di avere un legame speciale con i loro idoli, si spingono verso comportamenti sempre più intrusivi. Le aziende e le produzioni sono ben consapevoli di questo ciclo e lo sfruttano perché ogni clic, ogni commento e ogni polemica si traducono in visibilità e guadagni.
Il fanservice e il marketing strategico continueranno a esistere, perché sono strumenti potenti per suscitare l’attenzione dei fan e garantire profitti alle aziende. Ma la domanda che dobbiamo porci è: come spezzare questo circolo vizioso?
Spesso crediamo che questo problema sia legato soprattutto all’Oriente, dove la cultura del fanservice nei BL è molto evidente. Tuttavia, non è così. Anche qui in Italia vediamo Pagine e Community che replicano le stesse dinamiche: fomentano i follower, li spingono a immaginare relazioni tra attori che non esistono e diffondono notizie false pur di alimentare una narrativa appassionante ma tossica.
Abbiamo una responsabilità come fan. Ogni nostro like, ogni nostro commento contribuisce a costruire una realtà che può essere positiva o negativa. Essere fan significa ammirare e supportare i propri idoli, ma soprattutto significa rispettarli. Rispettare i confini tra vita pubblica e vita privata, capire che dietro ogni personaggio c’è una persona con emozioni e limiti. Se perdiamo di vista questo rispetto, rischiamo di diventare complici di un sistema che sfrutta le nostre passioni e manipola i nostri comportamenti.
Il potenziale (costruttivo) delle fanbase
Le fanbase hanno il potere di fare cose straordinarie. Pensiamo alle raccolte fondi organizzate in nome di un artista, alle campagne di solidarietà che uniscono migliaia di persone, o alla creatività esplosiva che porta alla nascita di fan art, fan fiction e contenuti originali. Questi atti mostrano che, quando incanalate in modo sano, le passioni dei fan possono diventare una fonte di ispirazione e forza, non solo per loro stessi ma per la società.
Dobbiamo però fare attenzione e agire con consapevolezza. Non possiamo diventare le “armi” nelle mani di chi sfrutta le nostre emozioni. Un esempio lampante è quello della rapper Nicki Minaj, che ha dimostrato quanto sia potente il controllo di un artista sulla sua fanbase. Quando un giornalista di Billboard USA scrisse che Nicki Minaj aveva cancellato il suo tour, lei rispose dando un ordine ai suoi fan: «Portatemi il nome di questo tale e colpitelo». Così facendo, manipolò le emozioni più oscure della sua comunità, spingendo i fan ad attaccare e intimidire il giornalista.
Nessuno dovrebbe essere manipolato in questo modo. La nostra ammirazione non deve mai trasformarsi in cieca adorazione. Dobbiamo ricordare che essere fan non significa chiudere gli occhi e agire acriticamente. Significa, piuttosto, sostenere con rispetto, distinguendo la passione sana dalla venerazione ossessiva. Solo così possiamo spezzare il ciclo di tossicità e trasformare le fanbase in spazi di condivisione, creatività e supporto autentico.
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