Mother: trama e personaggi
Madre e figlia, un legame che sboccia nel cuore
Versione coreana dell’omonima serie TV giapponese andata in onda nel 2010, il drama racconta la storia di Kang Soo-jin, un’ornitologa temporaneamente prestata all’insegnamento, che rapisce una sua alunna vittima di abusi familiari e ne diventa a tutti gli effetti la madre.
Il carattere di Soo-jin è chiuso, freddo e distaccato. Non ama il contatto con gli esseri umani, per questo ha dedicato la vita allo studio degli uccelli migratori. Insegna come supplente in una scuola elementare in attesa di partire per l’Islanda, dove finalmente potrà dedicarsi in totale isolamento a ciò che più ama.
Tuttavia non può fare a meno di notare Kim Hye-na, una bambina presa di mira dagli altri studenti. Quella bambina fa scattare in lei qualcosa. Prima ancora che un istinto di protezione, Soo-jin si rispecchia nella bambina, rivede in lei la sua stessa infanzia tormentata dai traumi.
Una sera, non riuscendo a trattenere la preoccupazione, si reca a casa di Kim Hye-na e la trova in strada rinchiusa in una sacco della spazzatura. In lei scatta una determinazione più forte di ogni logica. Salvare Kim Hye-na allontanandola dai pericoli diventa ora la sua unica priorità, anche a costo di rinunciare al suo sogno islandese e passare agli occhi del mondo come fuggitiva e ricercata.
Questo è esattamente ciò che accade.
Il villain: lo ‘zio’, oppa, uno spaventoso Son Sukku
Il pericolo più grande non è però rappresentato dalla polizia che le sta cercando con ogni mezzo. Il pericolo più spaventoso è rappresentato da lui: oppa, il compagno della madre, il predatore.
Uomo dal passato torbido e criminale, funestato da un’infanzia infelice, si è trasformato in persona crudele e sadica che si nutre del dolore dei più deboli. La madre di Kim Hye-na ne è talmente succube da assumersi la responsabilità degli abusi sulla figlia pur di allontanare i sospetti da lui.
Intelligente e manipolatore, oppa inizia a dare la caccia alle due fuggitive con il manifesto intento di ucciderle. La sua è una figura in qualche modo magnetica, di un magnetismo feroce e rabbrividente. Magistralmente interpretato da Son Sukku (il Mr. Gu di My Liberation Notes), non è un villain piatto e bidimensionale, ma ricco di sfaccettature, un uomo tormentato dai demoni della sua infanzia precocemente spezzata.
L’ultima conversazione che ha con la bambina ricordando sua madre ci permette di empatizzare con il suo dolore. Siamo consapevoli di essere di fronte a un assassino, un predatore e un uomo senza possibilità di redenzione, eppure riusciamo a provare pena per quell’unica lacrima che lui si asciuga vergognosamente con il dorso della mano.
Kang Soo-jin: nascere madre
Kang Soo-jin rapisce la bambina perché si immedesima in lei. Pur avendo rimosso gran parte della sua infanzia, sa di essere stata abbandonata dalla sua mamma biologica e adottata. Tuttavia non sa il perché. Questo tassello mancante del suo passato la tormenta al punto da averla convinta che non diventerà mai madre a sua volta. Ovviamente, finché non incontra Kim Hye-na.
C’è una splendida simmetria nel drama. Soo-jin non solo diventa madre di Kim Hye-na, ma a sua volta impara a diventare figlia per la prima volta.
Lo diventa quando dirà «mamma» col cuore alla sua madre adottiva. E lo diventa quando incontrerà la sua madre biologica e – capendo i motivi dell’abbandono – riuscirà a perdonarla e superare il dolore accumulato negli anni. E’ come se Mother volesse suggerirci che ‘nasciamo’ madri quando impariamo a essere figli risolti e senza conflitti. Che mi sembra un messaggio molto bello.
Ci tengo a sottolineare la convincente interpretazione data da Lee Bo-young (I hear your voice), che ha espresso in maniera sobria ed espressiva una vastissima gamma di emozioni. Probabilmente il fatto che questo drama sia stato girato poco dopo aver avuto il primo figlio ha giocato un ruolo importante, permettendo di valorizzare nella performance i sentimenti legati alla maternità.
Le molte madri di Mother. Una riflessione matura sul significato di genitorialità, adozione e crescita
Protagoniste indiscusse in questo kdrama sono le donne e il loro rapporto con la maternità, che sia biologica o adottiva. Il lavoro di indagine psicologica è eccellente e nessun personaggio è bianco o nero, buono o cattivo in maniera assoluta. Le loro motivazioni arrivano in modo chiaro e diretto, e anche le azioni più spregevoli non appaiono mai gratuite o ingiustificate.
Mother: un kdrama da vedere assolutamente
Sono molti gli eventi che accadono e i personaggi che si susseguono in questo drama. Nonostante il genere sia drammatico e il ritmo piuttosto lento, l’ho trovato avvincente. Talvolta anche troppo emotivamente coinvolgente. Quel che voglio dire è che i rapporti e le interazioni fra i personaggi sono sempre molto intensi, e non nego che ci si comincia a commuovere nella prima puntata e non si smette più.
Non è una critica. Bisogna avere voglia di affrontare un percorso di questo tipo. Ci sono puntate sfiancanti: ad esempio, quando sembra che la fuga di madre e figlia non avrà mai fine, oppure quando si ha l’impressione che le due non staranno mai più insieme. Si soffre.
Al tempo stesso è una sofferenza che guarisce l’anima, perché la colma d’amore. Personalmente non ricordo di aver pianto tanto guardando un programma TV. Mai, nemmeno con The smile has left your eyes. Ma guardando Mother mi sono resa conto che si è trattato di un pianto fecondo e liberatorio. Un pianto che come la pioggia ha lavato via i detriti e rinverdito la secca di fine estate.
Lo consiglio caldamente, perché per me è una serie TV senza difetti. Certo, deve piacere il genere, ma la sceneggiatura, la regia, la fotografia, la recitazione (e ogni altro aspetto che può venire in mente) sono in questo drama assolutamente pregevoli.
Curiosità. Il ruolo della bambina è stata affidato a Heo Yool, giovanissima attrice coreana scelta fra 400 altri bambini. La sua interpretazione è mozzafiato, non a caso le è valsa numerosi premi. Io ne sono rimasta incantata.
Voto: 9.5/10
Numero puntate: 16
Durata: 1h circa
Dove vederlo: Viki
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