Inizia qui una serie dedicata ai drama dei quali per una ragione o per l’altra ho interrotto la visione.
Spesso si tratta di titoli che hanno avuto molto successo e che tuttora sono molto amati. Per questo mi sforzerò di fornire le ragioni obiettive per cui ho deciso di droppare, ben consapevole che i gusti sono soggettivi e sperando sempre in un dialogo costruttivo.
Uncontrollably fond, 2016
Drama osannato da più parti, descritto come trascinante e spaccacuore, Uncontrollably fond mi ha lasciata indifferente come un pezzo di ghiaccio (e io sono una piagnona). Diciamo che non mi ha mai comunicato nemmeno un’emozione, portandomi a oscillare tra indifferenza e nervosismo, specie quando sullo schermo compariva la madre di lui, personaggio sgradevole come pochi ne ho visti.
Ho trovato difficile entrare nella storia ed empatizzare con i personaggi. Nonostante lo svolgimento si prenda tempo per scandagliare il passato dei protagonisti, a mio avviso non si sofferma sufficientemente sull’indagine psicologica. Per questo non sono riuscita a ‘sentire‘ alcuni aspetti-chiave della vicenda.
L’amore ‘detto’
Nella seconda puntata ci viene detto che la protagonista, No Eul, è innamorata di Shin Joon-young fin dai tempi della scuola ed è stata a un passo dal dichiararsi a lui. La sera in cui avrebbe dovuto farlo, però, scopre che lui frequenta la sua amica, quindi desiste.
C’è un problema con gli amori ‘detti’ (è successo anche con Pinocchio): non funzionano. Lo spettatore deve veder nascere, crescere e svilupparsi il sentimento tra i protagonisti. L’amore comunicato non arriva, non emoziona, è un mero un dato di fatto.
Questo disturba perché? Perché nel momento in cui i due si separano e poi si rivedono dopo anni non è chiaro dove sia nato l’interesse e l’attaccamento: noi spettatori, infatti, non abbiamo visto niente di concreto accadere tra i due. Questo mi porta al secondo punto.
La caratterizzazione del main lead
L’altro aspetto è la caratterizzazione di Shin Joon-young nelle primissime puntate. Ora, ammetto che il mio giudizio risente tantissimo del confronto con Kim Moo-young, mai abbastanza citato protagonista di The smile has left your eyes, magistralmente reso da Seo In-guk. Nei due personaggi c’è la stessa aura tragica e la stessa vaga sfumatura villain. Tuttavia, mentre risulta perfettamente coerente il background e il percorso seguito da Kim Moo-young, non ho apprezzato i comportamenti adolescenziali di Shin Joon-young in Uncontrollably fond.
Un esempio su tutti. Non ci viene minimamente spiegato perché lui voglia sedurre o essere sedotto dalla protagonista. Lei gli piace? E’ un gioco? Una scommessa? Orgoglio? Non c’è uno sguardo, una battuta o un pensiero del giovane a chiarirci perché all’improvviso lui sia tanto interessato a lei. Niente, un giorno si siede vicino a lei sul bus, lei dice «guarda che non siamo amici» e lui risponde «seducimi, se no ti seduco io». Ah. Tutto chiaro.
Il carattere della protagonista
Arriviamo così a No Eul, ed è la considerazione più fortemente soggettiva.
Non amo i personaggi così smaccatamente privi di orgoglio. Siamo abituati a vedere drama farciti di tragedie famigliari, morti, orfani e povertà. Ma raramente le protagoniste sono così miserabili da mendicare soldi, tangenti, favori a destra e manca.
So che nelle recensioni viene sottolineata la sua visione cinica e realistica del mondo – considerata un plus della scrittura di questo personaggio. A me purtroppo non è arrivata così. E’ arrivata meschina e irritante. Tantissimi drama ci hanno mostrato eroine dignitose e, quand’anche fragili, ricche di bellezza interiore. Questa fa decisamente eccezione. E poi urla.
Droppato all’episodio 6.
TharnType (Thai), BL, 2019
Era il periodo in cui tutti parlavano di TharnType. Se non guardavi TharnType non eri nessuno. Sembrava che la storia d’amore tra i due aitanti giovani fosse così avvincente e profonda da dover correre a colmare la mia lacuna – e così ho fatto.
Non ho esattamente droppato TharnType. L’ho guardato a velocità 2x, saltando ampie parti come un’allegra cavalletta quando la situazione diventava insostenibile per il mio equilibrio mentale. In questa scorribanda nei lakorn BL, ho fatto in tempo a formarmi un giudizio: per me TharnType è mal scritto, mal pensato e mal recitato.
Il trauma infantile strumentalizzato
Il primo aspetto che mi ha decisamente infastidito è stato che il trauma infantile subito da Type è usato in modo strumentale, cioè solo come pretesto narrativo per farci accettare la sua omofobia. Non è qualcosa che si integra davvero nella vicenda, uno sconvolgimento che deve superare con maturità e il supporto di Tharn.
Ciò che accade è in pratica un po’ di tempesta ormonale, due capriole nel letto, e il trauma infantile è bello che dimenticato. Questa tendenza a cercare motivi pretestuosi per dar sfogo ai propri istinti l’ho trovata ipocrita e insincera. Capisco che non tutte le serie possano raggiungere la profondità di Kill Me Heal Me, ma così mi pare un po’ tanto superficiale.
La fiera delle fantasie pruriginose
Nel mio percorso a volo d’uccello ho avuto modo di scontrarmi con una serie imbarazzante di luoghi comuni, cliché e stereotipi, tanto più fastidiosi quanto più legati al mondo Lgbtq+. Uno su tutti la divisione dei ruoli ‘attivo/passivo’ nella coppia gay.
Questo mi ha comunicato l’impressione netta che il lakorn sia stato creato ad hoc per solleticare le fantasie pruriginose degli etero – il che non è necessariamente un male. Non sto giudicando il fine del prodotto in sé. Quel che giudico (e severamente) è che lo fa in modo deludente e grossolano, mettendo in scena un’omosessualità retrograda e svilente.
Revolutionary Love, 2017
E niente, un altro drama brutalmente droppato.
Da molte parti si leggono critiche alla recitazione sopra le righe di Siwon, che in realtà ha una sua gradevolezza esilarante e accattivante. Anche la scrittura del suo personaggio, tanto ingenuo e naïf da rasentare l’ottusità dell’animo troppo buono, non mi è dispiaciuta. Tutto sommato, il suo chaebol è così diverso dai soliti che si vedono nei kdrama da risultare interessante e godibile.
Le cose che non sono riuscita a mandare giù sono essenzialmente due.
La violenza gratuita
Il primo aspetto che non sono riuscita a digerire è stata la scena (crudissima) del pestaggio del padre ai danni del figlio. Inconcepibile e inaccettabile in qualunque contesto, cultura e ambiente.
Sappiamo benissimo che la società coreana è conservatrice e tradizionalista, sappiamo che i genitori esercitano tuttora un forte controllo sui figli. Lo capisco e lo rispetto, perché fa parte di una tradizione che non è la mia e che mi limito a osservare e cercare di comprendere. Tuttavia la violenza non è giustificabile, da qualunque punto di vista la si guardi, e non è un principio sul quale si può scendere a patti. Se poi viene mostrata in un drama romantico e leggero in modo tanto sconsiderato e rabbioso, mi chiedo quale sia il punto.
La protagonista femminile
Il secondo aspetto è stata la caratterizzazione della protagonista femminile. Mi piaceva inizialmente l’idea di una ragazza forte, determinata e indipendente. Peccato che poi si sia trasformata in un’esasperazione di queste caratteristiche, diventando una piantagrane isterica, intransigente, urlante, giudicante, sputa-sentenze, orgogliosa e incontentabile.
Secondo me questo esempio spiega tutto. A un certo punto lei viene licenziata. Lui allora organizza una sorpresa per consolarla: le allestisce la casa sul tetto, le fa preparare la cena, la aspetta col cuore in gola. Lei ne sarà felice e grata? Ovviamente no! Comincia a piangere e strillare, tacciandolo di essere un egoista, incurante della situazione economica disperata delle persone licenziate con lei. Gli dice: «Sai solo sperperare soldi e non provi un minimo senso di colpa per quei poveretti!»
Lui resta mortificato. Per rimediare, prende delle buste che aveva già messo da parte e le dice: ma no, ma guarda che avevo già pensato di risarcire quelle persone. Allora lei che fa? Vede le sue buone intenzioni? Capisce il suo buon cuore? Le punge vaghezza che lui stia cercando di fare del suo meglio? Ma figuriamoci!! Strilla ancora più forte e lo insulta dicendogli «Pensi di risolvere tutto coi soldi?!». Poi se ne va sbattendo la porta.
A questo punto ho droppato (puntata 4).
Nessuno merita una donna così – nemmeno nella finzione.
Tutti i droppati!
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