Conclusa la visione di questo drama, mi sento arrabbiata e delusa – cosa che mi succede raramente. In rete si trovano per lo più recensioni entusiastiche, quindi sento di avere una responsabilità maggiore: spiegare con chiarezza tutto quello che non funziona in questo pasticciaccio brutto che secondo me è Call it Love.
Recensione Call it Love – Aspetti positivi
La caratterizzazione della coppia principale
Il drama parte in modo decisamente promettente, specie per quanto riguarda la caratterizzazione dei due protagonisti.
Abbiamo un lead bellissimo ma poco carismatico; CEO ma di incerto successo. Ha un temperamento ombroso e introverso, e una madre che non perde occasione di metterlo in imbarazzo o creargli problemi. Nonostante questo è un uomo giusto e di cuore.
La protagonista femminile, per contro, si distingue per caparbietà e coraggio. Non le manca lo spirito di iniziativa, e benché la vita non sia stata tenera con lei e la sua famiglia, ha saputo reagire, sviluppando un carattere testardo e diretto.
Questo mix è piuttosto inusuale nei drama coreani, specie perché mostra un uomo debole, solo e infelice – contrapposto a una donna forte e volitiva. Avrebbero potuto essere perfetti insieme, l’uno la compensazione e la parte mancate dell’altro. Tuttavia, tra le ottime premesse e il finale qualcosa è andato storto…
Una ritmo che segue la narrazione
Nelle prime 6-7 puntate Call it Love ha un ritmo che non definirei ‘lento’ ma giusto per la narrazione. I due protagonisti sono inizialmente vittime di un terribile equivoco, il quale rischia di segnare il loro rapporto indelebilmente. E’ inevitabile che chiarire quell’equivoco richieda tempo, così come richiede tempo capirsi, conoscersi e avvicinarsi.
I primi episodi esplorano questo percorso di avvicinamento tra i due, e lo fanno bene – creando un’atmosfera di intimità che prelude a ulteriori sviluppi. Che, però, tardano sempre di più ad arrivare…
Recensione Call it Love – Aspetti negativi
Il cambiamento della protagonista femminile
A partire dal 7° episodio qualcosa comincia ad andare terribilmente storto. La protagonista – che fino a quel momento era stata interessante, coraggiosa e a suo modo anticonformista, si spegne poco a poco. Qui entrano in gioco due fattori.
Il primo è una pessima scrittura del personaggio: da forte diventa debole – il che non ha motivazioni valide. Se, infatti, si vuole pensare che a farla ‘crollare’ sia stata l’opposizione della famiglia alla sua relazione, questa giustificazione non regge, perché la giovane era consapevole della loro ostilità anche prima di intraprendere quel rapporto.
Il secondo è una interpretazione poco convincente di Lee Sung-kyung. Attrice estremamente ricercata ultimamente, non ha però la caratura drammatica che si conviene a questo tipo di ruoli. Purtroppo la sua espressione sembra stupefatta o assonnata più che addolorata, e questo toglie credibilità alle scene più ricche di pathos.
L’estenuante trascinarsi della vicenda
Nella seconda metà, Call it Love si trascina stancamente. Benché succedano alcuni eventi significativi, come ad esempio la gita in campeggio dei protagonisti o la loro notte assieme, questi fatti non hanno conseguenze su di loro. Non li uniscono, non li rendono più vicini o più intimi.
Al contrario, vediamo un estenuante susseguirsi di scene in cui i due camminano lentamente senza parlare. Stanno seduti senza parlare. Mangiano senza parlare. Si guardano tristemente. Ma senza parlare.
E no, non concordo con chi afferma che c’è della poesia in tutti quegli artifici retorici dei passi che risuonano amplificati nel silenzio, dei respiri che riecheggiano nel vuoto.
Questo drama, ahimè, abbonda di artifici e riempitivi in cui la narrazione non va né avanti né indietro, in cui non succede nulla e quel nulla viene travestito da profondissimo “sottinteso”. Per me, nasconde solo la pochezza di una storia che non ha niente da dire.
I filtri rosa
E già che siamo in tema di artifici, non posso non citare il terribile filtro rosa che è stato utilizzato in maniera massiccia per quasi tutte le inquadrature degli interni (e qualche esterna).
Io non capisco davvero la ragione di rovinare un prodotto ottimo da un punto di vista tecnico, introducendo un ‘vezzo’ tanto innaturale (e a mio parere visivamente stancante) quanto un filtro che snatura completamente i colori. Lo vedete benissimo dalle foto che ho pubblicato e che no, non sono modificate da me. Sono foto delle scene originali del film. Fastidiosamente rosa, e senza alcun motivo che giustifichi questa scelta.
Motivazioni psicologiche deboli
Torniamo alla sceneggiatura, e in particolare al finale – che tanto pare essere piaciuto. Il finale semplicemente non funziona.
*** Attenzione: contiene spoiler ***
I due protagonisti si lasciano quando ormai tutto è stato risolto, la casa è tornata ai legittimi proprietari e quell’ingarbugliata situazione sembra essersi chiarita. Evidentemente però non è così, visto che deve trascorrere un anno senza che i due si vedano e si parlino.
Il punto è che la madre della protagonista in tutto quell’anno ha già perdonato il ragazzo, e la sorella della protagonista lo sa. Per motivi imperscrutabili allo spettatore, l’unica all’oscuro di tutto è proprio la protagonista.
A un certo punto la sorella decide che è arrivato il momento di dirle che la madre lo ha perdonato già da tempo e, con l’aiuto del fratello, organizzano un incontro dove – per la prima volte in 16 puntate – i due sorridono. Fine.
Perché si sono lasciati quando tutto era già risolto? Perché la madre della ragazza non ha parlato? Perché la sorella improvvisamente rompe il silenzio? Non ci è dato saperlo. In verità, niente di tutto questo è fatto per una ragione plausibile, niente ha una motivazione psicologica forte.
Sono azioni stereotipate che vediamo in ogni drama romantico: la coppia si deve lasciare almeno una volta. La famiglia disapprova, ma poi si ravvede. Prima dell’happy ending devono passare anni di separazione. Insomma, un ammasso di cliché che personalmente ho trovato irritante e del tutto ingiustificato.
Call it Love, considerazioni finali
Questo drama, più che brutto, è un drama di cui non si sentiva l’esigenza. E’ vuoto, retorico e ampiamente prevedibile. E’ un peccato che abbiano sperperato il talento del bravissimo Kim Young-kwang (qui decisamente robotico, ma comunque convincente) in una produzione tanto al di sotto delle sue capacità.
Credo che la bellezza dei protagonisti, della colonna sonora e l’esasperata ricercatezza estetica giochino un ruolo fondamentale nel successo che la serie sta ottenendo, assieme al fatto che celebra un amore delicato, fatto di sguardi e poco altro.
Tuttavia, non si può negare che la trama debole, la caratterizzazione incerta dei personaggi (anche di quelli secondari), il sovrabbondare di stereotipi e le leziosaggini del comparto tecnico abbiano affossato questo show, rendendolo un prodotto decisamente mediocre.
Voto: 4
Dove vederlo: Disney+
Numero puntate: 16
Durata: 70 min.
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