Pochi giorni fa Netflix ha rilasciato il drama Addio alla Terra, che ha tra i protagonisti Yoo Ah-in, noto attore coreano di serie indimenticabili come Hellbound e Chicago Typewriter. Yoo Ah-in, però, in quest’ultimo anno ha attraversato una tempesta giudiziaria che ha bruscamente interrotto la sua carriera: ne avevo parlato qui.
In questo articolo esploreremo come la piattaforma streaming abbia gestito la pubblicazione del drama nel contesto delle controversie legate all’attore. Esamineremo le modifiche attuate al suo contenuto, chiedendoci quali questioni etiche sollevino nell’ambito dell’intrattenimento.
Il caso Yoo Ah-in: antefatti
Nel febbraio del 2023 Yoo Ah-in è stato arrestato dopo un interrogatorio di soli 30 minuti. Al cospetto della stampa, ha ammesso le principali accuse, ossia di aver fatto uso di sostanze illecite, e nello specifico canapa, propofol, cocaina e ketamina. A partire da quel momento la sua carriera, proiettata verso un crescente successo, si è improvvisamente interrotta.
Ora, io non sono l’avvocato difensore di Yoo Ah-in, ma nel parlare di questa vicenda quasi nessuno mette in correlazione la malattia dell’attore con l’uso di sostanze. Yoo Ah-in – come confermato dalla sua agenzia – soffre di un cancro osseo. Anche se si tratta di un tumore benigno, in situazioni di dolore cronico o acuto, le sostanze che Yoo Ah-in ha ammesso di aver usato, come propofol e ketamina, sono note per le loro proprietà analgesiche.
Questo, chiaramente, non lo dico per giustificare l’attore ma per aggiungere una dimensione di comprensione alla situazione. È fondamentale considerare tutti gli aspetti di un caso come questo, inclusi quelli medici e personali prima di formulare giudizi affrettati. La gestione del dolore è un problema complesso e spesso debilitante, che può spingere anche le persone più responsabili verso scelte disperate quando le soluzioni convenzionali sono insufficienti o non disponibili. Questa riflessione non mira a scusare le azioni di Yoo Ah-in, lo ripeto, ma piuttosto a offrire una prospettiva più umana e meno critica.
Nel 2022 – quindi prima dello scandalo – Yoo Ah-in aveva interpretato un drama Netflix, Addio alla Terra, la cui uscita era originariamente prevista per l’anno successivo. A causa delle vicende giudiziarie, Netflix ha continuato a rimandarne la programmazione. Questo fino al 26 aprile 2024.
Addio alla Terra: le dichiarazioni di Netflix e del regista
Quindi, tutto risolto? Non proprio. Nonostante il ritardo di due anni, la messa in onda del drama non ha concluso la vicenda, ma ha piuttosto aperto un nuovo capitolo.
Quando Netflix ha finalmente deciso di rilasciare il drama lo ha accompagnato con una dichiarazione che non passa inosservata.
«Essendo il personaggio interpretato da Yoo Ah-in il protagonista della serie, è ovviamente importante nel flusso del drama. Nonostante ciò, ci tenevamo a ridurre al minimo il disagio degli spettatori. Per questo il regista, lo sceneggiatore e l’intero team di produzione si sono riuniti e, dopo un’attenta valutazione, hanno eseguito un lavoro di rimontaggio in post-produzione per non interrompere il flusso del lavoro».
Netflix
Anche il regista si è espresso sulla vicenda. Ha parlato della sua decisione di rimuovere Yoo Ah-in da alcune scene, facendo una serie di dichiarazioni che spingono alla riflessione. Ve le riporto:
«Durante il montaggio, ho finito per capire meglio la storia e stavo per dire a Netflix che volevo rielaborarla. Ma Netflix non permette al regista di toccare le prime sezioni una volta finalizzato il montaggio. Fortunatamente, con la situazione che circondava Yoo Ah-in [il regista qui si riferisce al processo e all’incarcerazione], avevo un motivo legittimo per rivisitare alcune parti. Questa si è rivelata una benedizione sotto mentite spoglie poiché mi ha permesso di ridurre al minimo il potenziale disagio per gli spettatori. Tuttavia, il personaggio di Yoo Ah-in, gioca un ruolo importante nello svolgimento della storia insieme ad altri tre personaggi. […] Era necessario utilizzare delle sue scene per la comprensione della storia».
Kim Jin-min, Regista
Ora, non possiamo sapere in che misura il montaggio del film sia stato alterato senza avere un termine di paragone, ma è chiaro che il messaggio di Netflix mira principalmente a rassicurare il pubblico coreano, da sempre sensibile alle vicende extra-professionali delle sue celebrità. Non dirò nulla di rivoluzionario affermando che per la piattaforma streaming, trasmettere il drama significa recuperare un investimento significativo e, paradossalmente, le polemiche potrebbero persino aumentare l’interesse del pubblico, rendendo la scelta di ‘censurare’ la serie economicamente vantaggiosa per Netflix.
Quello su cui mi soffermerei, invece, sono le sorprendenti dichiarazioni del regista che ha descritto la situazione giudiziaria dell’attore come una «benedizione sotto mentite spoglie». Questa frase suggerisce – nemmeno troppo velatamente – che i problemi personali dell’attore, così gravi da portare alla fine della sua carriera, da portare all’incarcerazione e all’oblio sociale di un individuo, sono stati visti da lui come un’opportunità conveniente per rielaborare il drama e tagliarlo fuori dalla maggior parte delle scene. Lascio a voi il giudizio su queste affermazioni.
L’impatto delle piattaforme streaming e la «cultura della cancellazione»
Dal mio punto di vista, è inquietante che eventi estranei al contesto professionale possano determinare una rielaborazione del contenuto artistico di uno show, e questo è tanto più vero in una cultura come quella coreana, dove l’immagine pubblica ha un peso significativo per non dire determinante.
Davanti a queste vicende, diventa impossibile ignorare il grande impatto che le piattaforme dello streaming come Netflix hanno sull’industria cinematografica e televisiva. La loro capacità di influenzare quali storie vengono raccontate e come, chi ottiene di rimanere sotto i riflettori e chi viene messo da parte, mostra una dinamica di potere che va ben oltre l’intrattenimento. Rivela un tessuto di controllo che influenza e determina le carriere degli artisti, e modella le percezioni culturali e le tendenze. La conseguenza è un sistema che influenza profondamente ciò che il pubblico considera degno di attenzione e quali narrazioni vengono valorizzate o marginalizzate.
Inoltre, il caso di Yoo Ah-in ci invita a riflettere ancora una volta sulla cultura della cancellazione in Corea (ne avevamo parlato qui) È chiaro che ognuno debba assumersi la responsabilità delle proprie azioni, ma è altrettanto cruciale che non si chiudano completamente le porte alla possibilità di redenzione. Frequentemente, quando in Corea le celebrità mostrano debolezze o commettono errori, la loro “punizione” è immediata: non vengono compresi o supportati, ma additati, penalizzati e infine dimenticati.
Di fronte a una persona che fa uso di sostanze stupefacenti, la reazione più umana e logica sarebbe quella di offrire aiuto e supporto per la disintossicazione. Tuttavia, in Oriente, dove l’uso di sostanze è fortemente stigmatizzato, la risposta è la prigione. Vista come una punizione esemplare, questo approccio punitivo non offre il necessario aiuto a chi soffre di dipendenza, limitando severamente le opportunità di recupero e riscatto personale.
Questi temi ci portano a una serie di domande, relative anche al modo in cui consumiamo l’intrattenimento. La nostra è una società che punisce senza offrire una seconda chance? O siamo disposti a credere nella possibilità di cambiamento e di miglioramento delle persone – che siano artisti famosi o meno?
Guardare Addio alla terra: perché?
Il caso di Yoo Ah-in e il rilascio di Addio alla Terra ci offrono un’opportunità per riflettere sulle nostre aspettative e sui nostri valori come spettatori e membri attivi della comunità globale. Voglio porre una domanda provocatoria: voi guarderete Addio alla Terra? Sì? No? Ma soprattutto: perché? Al di là della mera curiosità, che è sempre una nobile motivazione, le ragioni per guardare o meno questa serie possono essere più complesse di quanto appaia.
Da una parte, c’è chi potrebbe scegliere di vederlo come un gesto di sostegno a Yoo Ah-in, un modo per dimostrare solidarietà e apprezzamento per il suo lavoro nonostante le difficoltà personali. Questa prospettiva lo vede come un segnale che «Io ci sono, sostengo il tuo progetto, non ti dimentico».
Dall’altra parte, c’è chi potrebbe decidere di non guardarlo, interpretando la sua messa in onda piuttosto come il risultato di manovre commerciali. In questa prospettiva, il drama diventa un caso di studio su come le piattaforme gestiscono i contenuti coinvolti negli scandali. Le modifiche apportate alla serie, le dichiarazioni rilasciate e la narrazione scelta sollevano questioni sul rapporto tra etica e intrattenimento, suggerendo che gli interessi dello showbusiness predominano. In sostanza, per alcuni, il progetto sembra essere stato portato a termine più per interesse economico che per integrità artistica.
Entrambe le prospettive sono valide e riflettono le diverse priorità e sensibilità degli spettatori. Alla fine, il modo in cui scegliamo di interagire con questo show potrebbe rivelare tanto sulle nostre convinzioni personali quanto sulla direzione in cui si muove la società in termini di redenzione, responsabilità e consumo critico di media.
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