Believe in Cher: dal successo alla battaglia contro Donald Trump

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Immagina di essere una ragazza americana che ha vissuto un’infanzia turbolenta, caratterizzata da molti traslochi e qualche precoce ‘inciampo’ con la legge, con una madre che si è sposata ben sei volte. Dopo aver lasciato la scuola, inizi a cantare nei locali finché, in un bar di Los Angeles, incontri un uomo che cambierà la tua vita per sempre.

A 17 anni, il giorno in cui esce il tuo primo grande album, il Presidente Kennedy viene assassinato. Il successo, che sembrava a portata di mano, ti sfugge per un soffio – travolto dalle vicende della Storia.

Questa è l’inizio della vita di Cher, un’artista fuori dagli schemi che ha alternato alti e bassi, luci e ombre, successi e fallimenti in egual misura.

Nel 2023 si è celebrato il 25° anniversario del più grande successo musicale nella carriera di Cher: il singolo Believe, uscito nel 1998. Questa canzone valse alla cantante, allora 52enne, un Grammy Award e un posto nel Guinness dei primati come l’artista femminile più matura ad aver raggiunto la prima posizione nella classifica statunitense dei singoli.

Non solo: Believe è il primo brano ad aver utilizzato la tecnologia autotune. In parole semplici, l’autotune è un software che corregge l’intonazione della voce, rendendola più precisa e spesso creando un effetto sonoro particolare. La stessa Cher – che paradossalmente ha sempre dichiarato che la sua voce non è la cosa che ama maggiormente di sé stessa – ha raccontato in un’intervista quanto fu esaltante per lei riascoltare le prime registrazioni con la sua voce “alterata”.

Il successo di Believe fu tale che all’epoca si parlò di «effetto Cher» per indicare quella particolare qualità robotica ed elettronica resa nella canzone, molto imitata dagli artisti del periodo.

Nel 2018, durante un’esibizione al Kennedy Center Honors alla quale era presente la stessa Cher, Adam Lambert cantò una versione lenta e struggente di Believe, trasformandola in una ballata che commosse la cantante americana fino alle lacrime. La cover ebbe un successo enorme, e i fan richiesero una versione in studio. Un anno dopo, Adam Lambert accontentò il pubblico, facendo uscire il singolo. Ve lo lascio qui, perché merita davvero di essere ascoltato. È magnifico.

L’album Believe, da cui è tratta l’omonima canzone (peraltro il più venduto nella carriera di Cher) è dedicato proprio a quell’uomo che lei conobbe – come dicevamo all’inizio – quando aveva solo 16 anni e che le cambiò la vita: Sonny.  

In un’intervista Cher dice di ricordare ancora perfettamente il giorno in cui lo vide per la prima volta.

Lei racconta quel momento così: «Qualcuno disse, “Ecco Sonny” e io mi girai per guardarlo. Giuro su Dio, fu come Maria al ballo. Tutti scomparvero e c’era solo lui. Non so cosa fosse… era qualcosa che non avevo mai provato prima». Cher aveva già lasciato casa, e stava da un’amica. Sonny si offrì di ospitarla, dicendole: «Non ti trovo particolarmente attraente e ho un letto a castello». Lei colse al volo quell’offerta non troppo lusinghiera e si trasferì da lui.

Sonny aveva 11 anni più di lei, e capiva che Cher aveva delle enormi potenzialità. Le scrisse una poesia, dicendole che era una farfalla che meritava di essere vista da tutti. Pur non avendo una gran voce (a detta della stessa Cher) Sonny era bravo a scrivere canzoni. Fu così che nacque il duo Sonny & Cher (inizialmente chiamato Ceasar & Cleo). Non appena lei compì 18 anni, si sposarono – e il sodalizio divenne completo.

Sonny e Cher avevano un’affinità profonda, che si esprimeva non solo in ambito musicale. Crearono sketch comici irresistibili, programmi televisivi, film e spettacoli di cabaret. Nei circa dieci anni in cui furono marito e moglie, vendettero oltre 40 milioni di dischi in tutto il mondo. Tuttavia, in patria non furono sempre compresi e apprezzati appieno. Troppo innovativi e anticonformisti per una parte del pubblico americano, trovarono invece un’accoglienza entusiasta in Inghilterra. Gli inglesi impazzirono per il duo, la loro musica, lo stile di Cher, garantendo loro il riconoscimento che meritavano.

Sonny Cher pop musica

Il divorzio, avvenuto nel 1975, interruppe i progetti lavorativi condivisi, ma non pose fine al rapporto di intima comprensione e affetto che li legava. Quando nel 1988 Sonny morì in un incidente sugli sci, Cher pronunciò il suo elogio funebre. «Farlo», ha dichiarato «fu la cosa più difficile della mia vita». Disse che non faceva alcuna differenza che fossero divorziati da molti anni. «Se Sonny entrasse qui adesso, lo chiamerei e lui mi direbbe qualcosa… La gente probabilmente riderebbe del nostro legame. Nessuno lo capirebbe, perché noi stessi non lo capivamo».

L’intensa relazione di Cher e Sonny, caratterizza da bagni di folla e pause di riflessione, successi e flop, riflette un tema costante della sua vita: un alternarsi continuo di alti e bassi a cui lei ha risposto con inalterata determinazione.

Cher nella sua carriera è stata cantante e attrice, raggiungendo l’apice in entrambi gli ambiti. E’ noto che nel 1988 ha vinto un Oscar per la sua interpretazione nel film Stregata dalla Luna. Musicalmente, è l’unica cantante a vantare almeno un singolo al primo posto della Billboard (la classifica statunitense) in sei decenni differenti, dagli anni Sessanta fino agli anni 2010 – senza contare tutti i premi vinti.

Cher oscar 1988 attrice Stregata dalla Luna

Tuttavia, la sua è una carriera decisamente anomala. Lei stessa ha dichiarato di aver avuto un percorso fuori dagli schemi: «Sono passata da un Premio Oscar alle televendite», ha detto «Ma ho semplicemente continuato ad andare avanti».

Molto sottovalutata dalla critica, mai presa davvero sul serio come cantante dai cantanti, né come attrice dai colleghi attori, Cher non si è scomposta più di tanto. Ha fatto ruggire la sua straripante personalità sul palco. In tutta onestà non so dire se i giudizi negativi su di lei l’abbiano toccata oppure no. Quello che so è che ha reagito ad essi con forza, trasformando le critiche in combustibile per il successo, continuando a brillare e a reinventarsi costantemente.

Cher e la madre, Georgia Holt

La stessa forza che ha guidato Cher nella sua carriera è stata fondamentale anche nelle sue relazioni più personali. Era molto legata alla madre, Georgia Holt, una donna forte con la quale sentiva di avere molto in comune – ma anche molte differenze.

Cher Giorgia Holt mamma

Disse che uno dei grandi insegnamenti che le lasciò fu la Regola dei 5 anni… una bizzarra ma in fondo interessante prospettiva esistenziale secondo cui se credi che una cosa tra 5 anni non avrà importanza nella tua vita, allora non è davvero importante. Insomma, una sorta di invito a vivere con più leggerezza.

Celebre, poi, lo scambio con cui Cher freddò la madre che la esortava a smetterla di cambiare fidanzato e sistemarsi con un uomo ricco. Lei le rispose: «Mamma, sono io l’uomo ricco».

Cher e il figlio, Chaz Bono

Sicuramente più complesso e tormentato il rapporto con il figlio Chaz Bono, nato di sesso femminile e con il nome Chastity nel 1969. Nel 1995 Chastity si identificava ancora come donna e fece coming out come lesbica diventando militante dei diritti LGBTQ.

Nonostante Cher sia un’icona gay, molto amata dalla comunità arcobaleno, e abbia sempre giocato con la propria immagine, la notizia della sessualità della figlia fu per lei inizialmente difficile da accettare. Soprattutto quando Chastity nel 2008 decise di intraprendere un coraggioso percorso di transizione e cambiare poi definitivamente genere e nome: da Chastity a Chaz Bono.

Cher Chaz figlio trans LGBTQ

In un moto di assoluta sincerità, e rivelando una vulnerabilità molto umana, Cher affermò che non era spaventata dalla transizione in sé, ma dal fatto di perdere una figlia che conosceva per averne uno nuovo di cui non sapeva nulla. Ha ammesso di non aver gestito bene la questione all’inizio, perché spaventata da una situazione del tutto ignota.

Oggi Cher e Chaz sono molto uniti, e Cher è attivissima nel portare avanti le battaglie per i diritti LGBTQ, soprattutto a fianco dei transgender. Proprio per questo l’artista è contraria all’idea che Donald Trump possa essere rieletto. Già durante la precedente campagna elettorale, Cher aveva appoggiato con fervore la sfidante Hillary Clinton, attaccando ferocemente Trump e la sua politica.

Non dimentichiamo che Trump, durante il suo mandato, aveva intrapreso numerose azioni che avevano ridotto i diritti della comunità LGBTQ, introducendo politiche che avevano reso la discriminazione più diffusa e accettata a livello nazionale. Questo è il motivo per cui attualmente Cher si sta spendendo in una campagna contro la rielezione di Trump, ritenendo che un secondo mandato sia il peggior scenario possibile per gli USA.

Ha affermato non solo di aver quasi guadagnato un’ulcera l’ultima volta che Trump è stato Presidente degli Stati Uniti, ma si è spinta ad affermare che se dovesse essere rieletto è pronta a lasciare il Paese (potete leggere le sue dichiarazioni qui).

Indipendentemente dal fatto che lei piaccia o no come artista, e al di là del fatto che si condividano o meno le sue idee politiche, la vita e la carriera di Cher, coi suoi alti e bassi, la poliedricità e l’assoluta fedeltà a se stessa, ci è di grande ispirazione. Ci dice che essere autentici in un mondo che spesso tenta di cambiarti e omologarti è un atto di ribellione.

Cher icona gay

Cher ha preso critiche e sfide, trasformandole in qualcosa di straordinario. Non ha mai cercato di compiacere gli altri ma ha sempre seguito la sua strada, dimostrando che la vera forza sta nell’essere autenticamente se stessi senza compromessi. Non la perfezione, non il conformarsi, non il piacere a tutti i costi, ma il coraggio e l’integrità possono davvero cambiare il mondo.

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