Le prime quattro puntate di Bridgerton sono state rilasciate da Netflix e le prossime verranno mandate in onda il 13 giugno.
Questa terza stagione è quella che ha avuto l’inizio più seguito, segno che l’interesse del pubblico per la serie continua a crescere. Il successo della serie, creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes, è dovuto a un insieme di fattori che la rendono evidentemente irresistibile per il pubblico.
Bridgerton, le ragioni del successo
Uno degli aspetti che suscita l’interesse del pubblico è in prima battuta la trama avvincente, piena di intrighi, amori proibiti e scandali dell’alta società, un mix capace di catturare l’attenzione sin dal primo episodio senza mai annoiare.
Un altro elemento fondamentale del successo di Bridgerton è la sua straordinaria estetica. Gli splendidi costumi d’epoca, le scenografie dettagliate e la fotografia ricca e vibrante creano un’esperienza visiva immersiva, che trasporta gli spettatori nel mondo opulento della Reggenza inglese.
Un aspetto sul quale dobbiamo soffermarci, è il fatto che Bridgerton si distingue per il suo approccio moderno all’ambientazione storica, il che può essere visto sia come una critica sia come un punto di forza. Bridgerton, infatti, non è assolutamente una serie ‘storica’ tradizionale e non pretende di esserlo. Non vuole essere storicamente coerente o fedele all’epoca in cui è ambientato. Tuttavia, questo è anche parte del suo fascino e lo rende vicino al pubblico. La libertà creativa nel mescolare elementi moderni con l’ambientazione storica permette di trattare temi attuali come l’empowerment femminile, la diversità e l’inclusione in un contesto affascinante, evocativo e visivamente attraente.
Questa dissonanza storica intenzionale permette agli spettatori di connettersi con la serie su un livello più personale e contemporaneo, rendendo le vicende dei personaggi più rilevanti e più vicine alle esperienze moderne. La serie riesce così a stimolare la riflessione su questioni sociali attuali attraverso il filtro di un’epoca passata, offrendo uno spettacolo che è allo stesso tempo escapista e provocatorio.
Il nudo di Nicola Coughlan: le dichiarazioni
In questa terza stagione, Nicola Coughlan (l’attrice che interpreta Penelope) ha deciso di recitare alcune scene completamente nuda. Non è stata una scelta dettata dal copione o dal regista, ma da lei stessa – che ha poi rilasciato delle interviste esprimendosi al riguardo.
«Quando avrò 80 anni, voglio ripensarci e ricordare quanto ero fottutamente attraente!» queste le esatte parole di Nicola Coughlan. «C’è una scena in cui sono completamente nuda davanti alla telecamera, ed è stata una mia idea, una mia scelta. Mi è sembrato il più grande vaffanulo a tutte le conversazioni e le critiche riguardanti il mio corpo. E’ stato incredibilmente potente e in quel momento mi sono vista bellissima».
Nìcola ha spiegato le ragioni per cui la nudità l’ha fatta sentire fantastica: perché non ha semplicemente acconsentito a mostrarsi senza veli, rispondendo a esigenze di copione. Quello è un gesto che lei ha voluto e guidato – diventando padrona e protagonista del suo corpo.
Detto altrimenti: la sua decisione di mostrarsi autenticamente e senza veli di fronte alle telecamere non solo rompe i tabù sulla nudità femminile, ma manda un messaggio potente. Il suo corpo formoso, abbondante, gioiosamente strabordante si erge contro i pregiudizi, le critiche e gli standard di bellezza irrealistici che ancora oggi dominano la scena cinematografica e televisiva internazionale.
La nudità come sfida agli stereotipi
L’attrice ha visto nel suo gesto un atto di rivalsa contro un passato di critiche e giudizi. In una società ossessionata dalla magrezza e dalla perfezione, Nicola ha affrontato continui commenti sul suo corpo fuori dagli schemi. Non era mai considerata “abbastanza”: abbastanza magra, abbastanza bella, abbastanza adeguata per ruoli di primo piano. Spogliandosi davanti alla telecamera, ha compiuto un atto simbolico, gettando via il peso di quei giudizi e critiche. È come se avesse detto: “Questa sono io nella mia vera essenza, e vi mostro che mi amo esattamente così“.
In un mondo che continua a imporre rigidi canoni di bellezza, il suo coraggio risuona come un invito agli occhi di noi donne. La sua scelta di mostrarsi senza filtri e con orgoglio può ispirarci. In che modo? Beh, aiutandoci a spogliare noi stesse dei pregiudizi e delle insicurezze che ci limitano, e abbracciando la nostra unicità con fierezza.
Leggendo le interviste di Nicola Coughlan, una parte di me era entusiasta. Quando l’attrice afferma di aver interpretato quelle scene come un grande ‘vaffanculo’ a tutti i giudizi negativi ricevuti nella vita, ho esultato con lei. Ho pensato a quanta fierezza e quanto coraggio quel gesto portava con sé. Al tempo stesso mi sono chiesta: quale differenza c’è tra il nudo di Nicola Coughlan e – ad esempio – un’artista come Elodie, nota per provocare il pubblico con la sua nudità in più di un’occasione?
Spogliarsi: un gesto, molti significati
Elodie ha dichiarato in alcune interviste: «Nel mostrarmi nuda, voglio infastidire». Quest’affermazione è estremamente indicativa. Qual è infatti il fine ultimo di “infastidire”? Provocare una reazione, sicuramente, ma spesso questa provocazione è fine a se stessa, volta a suscitare scalpore e attenzione mediatica.
Nessuno nega la sua libertà di mostrarsi nuda (e parlo di Elodie perché è un personaggio in hype ma potrei davvero citare decine di artiste o soubrette come lei). Di fatto, Elodie ha usato la nudità integrale per pubblicizzare un album, e in questo caso il suo corpo senza veli è divento uno strumento di marketing, cioè un mezzo per vendere di più, non certo un atto di empowerment.
Il fine ultimo di “infastidire” è quello di generare discussione e visibilità, attirando l’attenzione su di sé e sui propri lavori. Questo tipo di nudità, sebbene legittima, si concentra principalmente sull’audience, piuttosto che su un percorso di auto-accettazione e autodeterminazione.
Al contrario, la nudità di Nicola Coughlan ha un significato profondamente diverso. Non è volta a suscitare scalpore o a vendere un prodotto, ma rappresenta un atto personale di rivendicazione e accettazione di sé. La sua decisione di spogliarsi davanti alla telecamera è nata dalla volontà di affrontare e superare i giudizi e le critiche sul suo corpo, trasformando la vulnerabilità in forza. È un messaggio di empowerment che parte dall’interno. Per questo, diventa un invito a tutte le donne a celebrare la propria unicità e a rifiutare gli standard imposti dalla società.
Bridgerton 3, un messaggio di body positivity
In conclusione, cosa ci racconta la protagonista di Bridgerton 3? Ci racconta che la vera bellezza risiede nell’accettazione di sé e nel coraggio di mostrarsi al mondo con fierezza. Nicola ha saputo mettersi alla testa di una rivoluzione, dimostrando che l’empowerment femminile passa attraverso la rivendicazione della propria identità e la sfida ai preconcetti. Il suo gesto ci invita a celebrare la nostra unicità e a liberarci dalle catene dei giudizi esterni.
Anche se il passato, le persone, gli eventi non sono stati gentili con noi, possiamo superarli e sbocciare nella nostra forma più autentica. Ogni donna ha la forza di trasformare la propria vulnerabilità, mostrandosi al mondo nella sua forma più potente. La storia di Nicola ci ricorda che possiamo affrontare le difficoltà, diventare protagoniste, e celebrare la nostra bellezza senza compromessi.
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