La politica sudcoreana ci ha abituati a colpi di scena, ma questa notizia ha lasciato molti senza parole: il Partito Democratico di Corea (DPK), principale forza progressista di opposizione in Corea del Sud, ha ufficialmente candidato Donald Trump per il Premio Nobel per la Pace 2025.
Se non fosse già disorientante di per sé, ecco la notizia nella notizia: il DPK è sempre stato critico nei confronti degli Stati Uniti e della politica filo-americana portata avanti dai governi conservatori sudcoreani. Quindi, perché proprio Trump?
Proviamo ad analizzare i fatti e a comprendere quanto accaduto.
Cosa ha fatto Trump per la pace nella penisola coreana
Durante il suo primo mandato presidenziale (2017-2021), Donald Trump ha adottato un approccio senza precedenti nei confronti della Corea del Nord, cercando un dialogo diretto con il leader supremo Kim Jong-un.
Ecco le mosse più significative:
- Vertici con Kim Jong-un: Trump ha organizzato due incontri storici: il primo a Singapore nel 2018, il secondo a Hanoi nel 2019. Sono stati eventi di grande impatto mediatico, ma senza risultati concreti sulla denuclearizzazione.
- Attraversamento della DMZ (zona demilitarizzata). Nel 2019, Trump è diventato il primo Presidente USA a mettere piede in Corea del Nord, attraversando la Zona Demilitarizzata (DMZ) per un incontro informale con Kim Jong-un.
- Dichiarazioni di amicizia: Trump ha parlato più volte del suo “rapporto speciale” con Kim Jong-un, affermando di aver creato un clima di distensione tra USA e Corea del Nord.
Cosa non ha fatto Trump?
Nonostante i gesti simbolici e la retorica amichevole tra Trump e Kim Jong-un, la realtà diplomatica è stata ben diversa. I vertici storici non hanno portato a risultati concreti, la Corea del Nord ha continuato a sviluppare il suo arsenale nucleare, e le relazioni tra Pyongyang e Washington si sono raffreddate rapidamente dopo il fallimento del summit di Hanoi nel 2019.

Alla fine, le dichiarazioni ottimistiche e le strette di mano non si sono tradotte in passi tangibili verso la denuclearizzazione o la pace nella penisola coreana.
- La Corea del Nord non ha mai smantellato il suo programma nucleare. Dopo un periodo di apparente apertura, ha ripreso i test missilistici.
- Il vertice di Hanoi del 2019 è fallito, portando a un raffreddamento nei rapporti USA-Corea del Nord.
- Non ci sono stati accordi concreti tra le due Coree e i negoziati sulla denuclearizzazione si sono interrotti.
Insomma, l’iniziativa di Trump ha generato più spettacolo che sostanza, con molte promesse ma pochi risultati tangibili.
Perché il Partito Democratico di Corea vuole candidare Donald Trump
Qui arriva la parte più interessante: perché proprio il DPK, da sempre critico verso la politica americana, ha deciso di candidare Trump al Nobel per la Pace?
La notizia è stata confermata dal deputato Park, che ha spiegando di aver raccomandato Trump al Comitato per il Nobel in riconoscimento del suo ruolo di pacificatore nella penisola coreana. Una motivazione che, a prima vista, potrebbe sembrare sorprendente, soprattutto considerando la tradizionale diffidenza del partito nei confronti della politica estera statunitense.
Ma dietro questa candidatura potrebbero esserci ragioni più strategiche che ideologiche. Infatti, il DPK si trova in un momento cruciale della sua storia politica. Tra lotte interne per la leadership, una possibile elezione anticipata e la necessità di ridefinire la propria immagine internazionale, questa mossa potrebbe essere molto più di un semplice tributo diplomatico.
Ecco le ipotesi più plausibili.
La competizione interna al Partito Democratico di Corea
La politica sudcoreana è in una fase di forte instabilità, e potrebbe trovarsi presto di fronte a un’elezione presidenziale anticipata. Se la Corte Costituzionale dovesse confermare l’impeachment dell’attuale Presidente Yoon Suk-yeol, il Paese sarebbe chiamato a eleggere un nuovo leader.

In questo scenario, Lee Jae-myung, attuale leader del DPK, è il candidato più forte per la Presidenza. Tuttavia, il suo profilo politico presenta delle criticità: è percepito come un politico con poca esperienza in politica estera.
Candidare Trump al Nobel per la Pace potrebbe quindi essere una mossa per costruire un’immagine più forte e internazionale di Lee, facendolo apparire come un capo capace di gestire le relazioni con Washington e di dialogare con la più grande potenza mondiale. In altre parole, questa iniziativa potrebbe servire a posizionarlo come un candidato pragmatico e diplomatico, in grado di mantenere l’equilibrio tra gli interessi nazionali e le grandi potenze globali.
Riposizionamento strategico del DPK
Per anni, il DPK è stato percepito come un partito più vicino alla Cina e alla Corea del Nord, soprattutto rispetto ai governi conservatori, che invece hanno puntato su una solida alleanza con USA e Giappone.
In un momento di instabilità politica interna, il partito ha bisogno di ridefinire la propria identità e mostrarsi come una forza equilibrata e affidabile. Candidare Trump al Nobel è un modo per smorzare l’immagine di fazione anti-americana, posizionandosi come un attore politico capace di interloquire con tutti i grandi player internazionali.
Questa non è solo una mossa diplomatica, ma un segnale al pubblico sudcoreano: non siamo estremisti, sappiamo dialogare con tutti.
Inviare un segnale a Washington
Con Trump di nuovo alla Casa Bianca, il DPK sa che gli equilibri geopolitici cambieranno e vuole farsi trovare pronto.
Questa candidatura può essere letta come un segnale diretto a Washington, per dimostrare che un’eventuale vittoria del DPK non porterà a frizioni con gli Stati Uniti.
Inoltre, se Lee Jae-myung diventasse Presidente dovrebbe gestire un’America guidata da Trump, il che rende essenziale stabilire fin da subito un canale di comunicazione positivo. Si tratterebbe in buona sostanza di una mossa preventiva per garantire rapporti distesi con la Casa Bianca e mantenere una certa influenza nei futuri assetti diplomatici.
Premio Nobel per la Pace a Trump: vero riconoscimento o mossa strategica?
Alla fine, la vera domanda è: questa candidatura è un sincero tributo agli sforzi di Donald Trump nella penisola coreana, o una mossa politica ben studiata?
Molti analisti propendono per la seconda ipotesi. Il Nobel per la Pace è stato spesso assegnato con motivazioni simboliche o politiche, e questa candidatura potrebbe rientrare perfettamente in questa logica.
Indipendentemente dalle reali intenzioni del DPK, la notizia ha già fatto il giro del mondo, riaccendendo il dibattito sul ruolo di Trump nella penisola coreana e sulla credibilità del Nobel per la Pace come riconoscimento internazionale.
La risposta definitiva, come sempre, arriverà solo con il tempo.
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