Pensiamo alle nostre vite. Se qualcuno nella nostra famiglia sta male, ha bisogno di cure o semplicemente di supporto emotivo, chi se ne occupa? Quando i nostri genitori anziani richiedono assistenza o i nostri figli necessitano di attenzione e guida, chi risponde a queste esigenze? E quando la casa è in disordine, il bucato si accumula e le faccende domestiche sembrano non finire mai, chi si fa carico di tutto questo? Nella maggior parte dei casi, sono le donne a prendersi tali responsabilità – bilanciando lavoro, famiglia e impegni personali in un equilibrio precario e spesso non riconosciuto.
Nel 2023, una ricerca ISTAT ha evidenziato come gli stereotipi di genere siano ancora diffusi nella nostra società. Il 21,4% degli italiani ritiene che gli uomini siano meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche, e quasi altrettanti credono che una donna debba avere dei figli per essere completa. Circa il 20% pensa che il successo lavorativo sia più importante per un uomo che per una donna, e che sia compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane.
La casa riflette ancora oggi il luogo in cui i ruoli di genere tradizionali sono più evidenti. Qui, le aspettative sociali e culturali pesano fortemente, soprattutto sulle donne. Ma è proprio tra le mura domestiche che tali ruoli possono essere ridefiniti. Attraverso una maggiore consapevolezza e una distribuzione più equa dei compiti, possiamo iniziare a smantellare gli stereotipi di genere e costruire una società più giusta ed equilibrata.
Il ruolo della donna nella cura della casa
Secondo il rapporto redatto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, in Italia le donne svolgono 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito di assistenza e cura al giorno, mentre gli uomini solo 1 ora e 48 minuti. Le donne, quindi, si fanno carico del 74% del totale delle ore di lavoro casalingo.
Il contributo degli uomini al lavoro di cura e assistenza è aumentato negli ultimi 20 anni ad una velocità annuale di 1,2 minuti al giorno. Le donne invece, hanno ridotto il tempo speso nel lavoro non retribuito di 2,1 minuti al giorno ogni anno. Di questo passo, l’uguaglianza di genere nel lavoro non retribuito potrà realizzarsi solo nel 2066.
Il rapporto conferma, inoltre, che il lavoro non retribuito di assistenza e cura alla persona costituisce il principale ostacolo alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Un esempio? Le donne che hanno bambini di età inferiore ai 6 anni hanno il tasso di occupazione più basso rispetto ai padri (53,3% contro 89%). Questo significa che una condivisione più equa dei compiti casalinghi tra uomini e donne permetterebbe una più alta partecipazione di queste ultime al mercato del lavoro.
Linguaggio e parità di genere: le parole contano
Anche il linguaggio gioca un ruolo cruciale nel perpetuare gli stereotipi di genere. Le parole che usiamo quotidianamente riflettono e rinforzano le disuguaglianze tra uomini e donne. Termini come “casalinga” evocano immagini stereotipate di donne confinate al lavoro domestico, mentre la mancanza di un termine equivalente per gli uomini sottolinea un bias culturale radicato. Frasi come “aiutare in casa” sono vuoti compromessi e mostrano tutto il loro limite: implicano che le faccende domestiche siano una responsabilità principalmente femminile, con gli uomini nel ruolo di occasionali assistenti.
WeWorld ha condotto un sondaggio nel 2023, dal quale sono emersi dati molto interessanti – a partire dal fatto che non esiste in Italia una vera e propria educazione alla parità di genere. Circa un quinto degli intervistati afferma di non parlare mai di temi correlati alla parità di genere a scuola, e questo riverbera negli stereotipi che permangono nelle nuove generazioni. Quali sono ancora oggi gli stereotipi più diffusi tra i ragazzi?
Molti maschi pensano che un uomo che si prende cura della famiglia e della casa sia un “mammo“, mentre le femmine non lo vedono in questo modo. L’espressione “donna con le palle” è utilizzata soprattutto dai maschi per indicare una donna forte e determinata. Si continua a credere che esistano “lavori da donna” come l’insegnante e “lavori da uomo” come il vigile del fuoco. E sebbene le donne stiano iniziando a declinare le professioni al femminile (avvocata, ministra ecc.), oltre un quarto dei maschi non utilizza mai queste forme.
L’aspetto più interessante è che in Italia la stragrande maggioranza ritiene che nel linguaggio quotidiano il maschile sia universale. Anche in un gruppo a maggioranza femminile, se è presente un uomo, gli intervistati hanno dichiarato di salutare dicendo «Ciao a tutti».
E infine, il sondaggio di WeWorld ha chiesto ai bambini e ragazzini quali parole associassero agli uomini e alle donne. Beh, il risultato è stato davvero indicativo. Le femmine hanno usato parole come forza, intraprendenza e coraggio per definire le donne. I maschi hanno invece scelto mamma, belle e dolci. Per descrivere i maschi, le femmine hanno scelto parole come forti, lavoratori, bugiardi, capaci, stronzi, puzzolenti… I ragazzi, invece, hanno optato per forti, indipendenti, coraggiosi, ricchi, svegli e aggressivi.
Maschi contro Femmine: la storia infinita?
Cosa ci dicono i risultati del sondaggio di WeWorld? Ci raccontano di una società in cui gli stereotipi sono ancora fortemente radicati, anche nelle giovani generazioni. Le ragazze tendono a vedere le donne come figure intraprendenti, ma sono anche consapevoli delle sfide che affrontano, poiché usano termini negativi per descrivere i maschi. D’altro canto, i ragazzi associano le donne a caratteristiche tradizionalmente femminili come la dolcezza e la bellezza, mentre vedono sé stessi come forti, indipendenti e coraggiosi.
Gli stereotipi trasmessi dai media, dalla famiglia, dalla società e da una scuola per molti versi carente modellano le loro idee su cosa significhi essere uomo o donna. Le ragazze sembrano essere in generale più consapevoli. Da un lato questo è un segno positivo di empowerment, a cui si aggiunge una critica verso gli aspetti tossici della mascolinità tradizionale. Dall’altro, si nota da parte dei ragazzi il persistere di una visione idealizzata della mascolinità intesa come virilità. In questa concezione, c’è poco spazio per la vulnerabilità o l’espressione emotiva – considerate ancora caratteristiche prettamente ‘femminili’.
Educare all’equità di genere
Immaginiamo un mondo in cui le donne non siano più confinate al ruolo di principali responsabili del lavoro non retribuito, dove la parità di genere non sia un obiettivo da misurare in “anni a venire” ma una realtà concreta e fattuale. Attualmente, le donne portano sulle spalle il peso delle faccende domestiche e della cura familiare, una responsabilità che ostacola la loro piena partecipazione al mondo del lavoro e alla vita pubblica. Ma il cambiamento è possibile, e possiamo iniziare a costruirlo proprio tra le mura di casa.
Pensiamo al potere delle parole. Ogni volta che scegliamo un linguaggio inclusivo e sfidiamo gli stereotipi, gettiamo un seme di equità. E’ nelle conversazioni con i nostri figli, amici e partner, è nelle storie che raccontiamo, nelle piccole azioni che compiamo che possiamo instillare i valori di rispetto e parità.
La casa può diventare il fulcro di una luminosa rivoluzione. Ogni gesto, ogni parola, ogni scelta può contribuire a costruire una società dove uomini e donne condividono equamente le responsabilità. In questo spazio intimo, possiamo abbattere le barriere che ancora separano i generi, trasformando le nostre abitazioni in luoghi di vera collaborazione e crescita reciproca.
Non si tratta solo di redistribuire i compiti domestici, ma di riconoscere e valorizzare il contributo di tutti. È qui che possiamo iniziare a vivere il cambiamento che desideriamo vedere nella società e attorno a noi. E’ nella nostra casa, in famiglia, che possiamo creare una realtà in cui l’equità di genere non sia un obiettivo fumoso e lontano, ma un vissuto quotidiano.
Il cambiamento è a portata di mano, e inizia con noi. Facciamo delle nostre case il luogo in cui abita un mondo più giusto, dove il rosa e l’azzurro si mescolano per creare una tavolozza di infinite possibilità.
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