Goblin, una riflessione sui tempi dell’amore

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Premessa in cui spiego perché non farò una recensione tradizionale, ma una riflessione su quello che Goblin ci insegna dell’amore

Ho resistito fortissimo e per quasi un anno alla tentazione di guardare Goblin. Qualunque gruppo seguissi, qualunque forum bazzicassi, alla domanda «Qual è il vostro kdrama preferito», l’80% delle risposte se l’accaparravano due serie: Moon Lovers e Goblin.

Siccome Goblin ha una locandina che (siamo obiettivi) è brutta brutta in modo imbarazzante, decisi di guardare Moon Lovers, con cuore pieno di palpitante speranza e aspettative che erano non dico alle stelle. Oltre. Oltre l’infinito. Se volete sapere com’è andata a finire, leggete qui. In breve: un floppone da spezzarmi il cuore.

Con questa traumatica esperienza alle spalle (e la locandina brutta brutta come monito davanti agli occhi), non avevo la minima intenzione di iniziare la visione di Goblin.

Una sera, però, il mio dito ha fatto tutto da solo. Senza rifletterci troppo, ha cliccato Play sulla prima puntata e… sarò onesta, ero prontissima a odiarlo, a criticare qualunque cosa (attori, recitazione, regia e OST), ma devo ammettere che l’unica cosa brutta di Goblin rimane la locandina. Il resto è bellissimo, emozionante e struggente.

Credo di essere rimasta l’unica doramista (e recensora!) ad aver visto Goblin (2016/2017) nel 2022. E’ per questo che non scriverò una recensione tradizionale che riproponga per l’ennesima volta trama, personaggi e la descrizione degli eventi. Molti di voi saranno probabilmente al quinto rewatch.

Quel che voglio fare è piuttosto una riflessione sull’amore come ci viene mostrato e insegnato in questo drama. E’ fuor di dubbio infatti che l’intera serie ruota attorno all’amore in tutte le sue forme, ed è forse per questo che fa tanta presa sul cuore di ognuno di noi.

Cosa ci insegna Goblin sull’amore

Goblin ci insegna che l’amore ha un suo tempo, e questo tempo va aspettato e rispettato.

Vorrei dirla con le parole di Ivano Fossati: «Dicono che c’è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare, un tempo sognato che viene di notte e un altro di giorno teso come un lino a sventolare» (dalla canzone C’è Tempo).

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Che si tratti di 900 anni di vita o di 50 anni di reincarnazione, che si tratti di amore o di perdono – non si può forzare ciò che non è destinato a essere. Nemmeno se sei un Goblin o un Cupo Mietitore.

L’amore di una madre per la figlia non ancora nata

Questa è la prima forma di amore che vediamo nel drama. La madre di Eun-tak, dopo essere stata investita da un pirata della strada, chiede aiuto a un fantomatico Dio, ma non per sé: per la vita che porta in grembo. Il Goblin, alticcio e intenerito da quel richiamo, decide di accorrere e la salva, ignaro che sta salvando colei che dopo molti anni sarà sua moglie e, indirettamente, la sua stessa salvezza.

L’amore della madre per la figlia è un amore che trascenderà la morte stessa, e arriverà a Eun-tak sotto forma di fantasmi e aiuti che le permetteranno di vivere più serenamente. Il loro dialogo non s’interromperà mai, e sarà dolce e quieto. Il dialogo di due persone che in vita hanno avuto un legame di affettuosa, reciproca fiducia.

L’amore acerbo di Eun-tak per il Goblin

L’amore della 19enne Eun-tak per il Goblin è gioia di vivere, sconsiderato e appassionato bisogno di appartenenza. E’ l’amore come si ama da ragazzi: buttandosi a capofitto, con istintiva fiducia ed entusiasmo. I suoi sorrisi nascono dal cuore e facilmente sbocciano in lacrime, tanto belli e vulnerabili da toccare il cuore.

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Il Goblin non può che rimanerne incantato, irretito dalla spontaneità di una ragazzina senza filtri e senza maschere. Tuttavia è un amore ancora acerbo, impacciato nei gesti, fatto solo di carezze goffe e lunghi sguardi. La differenza d’età sembra pesare molto, ma si percepiscono barriere più profonde.

Lui deve risolvere i suoi conflitti, affrontare un passato millenario e liberarsi di quella spada che gli trafigge il petto.

Lei deve crescere e compiere il suo destino: quello di un mondo che vuole a ogni costo ‘estrometterla’ in quanto rappresenta un’eccezione. Essere nata quando la sua sorte avrebbe dovuto essere quella di morire nel grembo materno.

Il tempo di amare non è ancora arrivato.

L’epoca dell’amore triste

Dopo una lunga separazione, dopo la depressione, arriva il ricongiungimento. Agli occhi di lui, lei è bella e radiosa come prima. Le promette che la farà per sempre felice – ma il ‘per sempre‘ dura un attimo.

Quell’attimo è pieno di passione, intimità, conoscenza reciproca e un continuo bisogno di conferme. «E’ un sogno?», chiede lei. Forse no, ma ne ha la durata. Un gesto di Eun-tak segnerà il destino di entrambi e porrà fine a quella storia appena ricominciata.

Il tempo di amare sembra arrivato, ma non si lascia afferrare.

«Neanche il più profondo dolore può durare mille anni», dice il Goblin.

«Dissento», risponde Eun-tak.

«Su cosa? Su un amore o un dolore che dura mille anni?»

«Un amore triste».

Episodio 4

L’amore arriva per chi sa aspettare

Eun-tak e il Goblin sono pazienti. Ostinati e pazienti. Forse perché per entrambi rappresentano il loro primo amore, forse perché sono degli idealisti. O semplicemente – mi piace pensarlo – perché questa è la natura del vero amore. Non basta l’assenza a cancellarlo.

«La massa non è proporzionale al volume. Una ragazza piccola come una violetta, una ragazza che si muove come un petalo di fiore mi attira verso di lei con più forza della sua massa. Proprio in quel momento, come la mela di Newton, rotolo verso di lei senza fermarmi, finché non le cado addosso con un tonfo. Il mio cuore continua a rimbalzare tra cielo e terra».

Goblin

Lei cerca lui risoluta e fiduciosa. Lui attente lei, solitario e impassibile come sempre. Nulla è cambiato, ma i tempi sono maturi e pronti ad accoglierli. Le ferite sono state rimarginate, il passato lasciato alle spalle. Il messaggio è potente e pieno di speranza: l’amore non può essere forzato, ma è come un fiore, il quale non desidera l’ape. Sboccia, e l’ape arriva.

L’amore che perdona

La bromance fra il Goblin e il Cupo Mietitore è forse uno degli aspetti più coinvolgenti di tutto il drama. Nasce come una forzata convivenza, diventa dispettosa quotidianità ed evolve in un tacito sodalizio.

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Se l’uno è condannato a ricordare tutto del suo passato, l’altro ha dimenticato i ricordi della sua precedente vita, ma non le emozioni a essa collegate. Nonostante questo, non si riconoscono. Non comprendono di essere intimamente legati l’uno all’altro da un trascorso tragico e doloroso.

In questa terra di mezzo dominata dall’oblio, sviluppano una fratellanza ruvida e brusca, ma salda e profonda. Eppure, non ancora pienamente compiuta. L’ultimo passo che dev’essere fatto è quello di conoscersi e riconoscersi.

Con la conoscenza arriverà il perdono e col perdono l’amicizia più autentica.

L’amore ti chiama per nome

Il Cupo Mietitore è una figura tragica, condannata a vagare sulla Terra come personificazione della Morte. Non ha un nome, ma chiamando le persone per nome ne segna il destino.

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Marcato da un peccato gravissimo compiuto nella vita passata ma che non può ricordare, il Cupo Mietitore vive in un limbo in cui l’oblio è al tempo stesso condanna e sollievo. Libero dai sensi di colpa, è però imprigionato in un’eternità logorante in cui non può far altro che essere spettatore della vita altrui e ignaro testimone della propria.

Tutto cambia quando incontra una donna che gli suscita delle lacrime inspiegabili e penose. Il bisogno di sapere diventa più forte di ogni altra cosa. Inizia allora un percorso che produrrà un cambiamento radicale: la presa di coscienza di sé attraverso l’amore.

Il Cupo Mietitore ama ed è amato, ma questo non basta a darci un finale felice. Troppi peccati sono stati commessi, troppe le vite spezzate a causa sua.

«Io ti ho ucciso… Ho ucciso tutti».

Cupo Mietitore

Solo dopo molto tempo, dopo la presa di coscienza e il pentimento, il Cupo Mietitore potrà rinascere lasciandosi alle spalle tutto il tormento. Non sarà più una triste entità anonima, estenuata da un’immortalità gravosa, ma un uomo graziato da un nome, specchio della sua identità.

L’amore allora potrà chiamarlo per nome, e lui sarà pronto a rispondere.

Voto: 9.5/10

Numero puntate: 16 + 3 speciali

Durata: da 60 a 100 min.

Dove vederlo: Viki

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Una risposta a “Goblin, una riflessione sui tempi dell’amore”

  1. […] Poco tempo fa è uscito un articolo che personalmente mi ha lasciato di stucco. Parlava di un nuovo fenomeno, chiamato “effetto-Netflix”, per cui sempre più donne Occidentali andrebbero in Corea del Sud a cercare il vero amore, spinte dall’influenza esercitata da kdrama come Crash Landing on You e Goblin. […]

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