Hotel Del Luna, 2019

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Recensione dove spiego cosa mi è piaciuto

Premessa

Ammetto di aver iniziato Hotel del Luna con animo riluttante. Era nella mia watch list da ormai 6 mesi, eppure non riuscivo a decidermi… Ogni volta passavo oltre nonostante tutti, sui vari gruppi e forum, mi avessero caldamente invitato a vederlo. Alla fine mi sono decisa e una sera ho premuto ‘play’.

Che dire? Beh, molte cose…

Hotel del Luna è un piacere per gli occhi

Questa serie è bella da guardare, riempie gli occhi di sontuosità e dettagli preziosi.

L’albergo è opulento, i colori sullo schermo sono saturi e brillanti. Ma è innegabile che siamo attirati come falene dalla sfarzosa eleganza di Man-wol (IU). L’infinita varietà di abiti, i gioielli, i tessuti impalpabili che le fasciano il corpo, i tacchi vertiginosi, le velette, i rossetti sbalorditivi. Ogni dettaglio è pensato per meravigliare.

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L’enfasi sugli outfit, che dovrebbe servire a caratterizzare il personaggio, è però un’arma a doppio taglio. Compare qui, tra le cose che mi piacciono, ma comparirà anche in seguito tra quelle che non mi sono piaciute – e proverò a spiegarne il perché.

IU si conferma un’attrice bravissima (oltre che bellissima)

IU non si limita a indossare magnificamente ogni sorta di abbigliamento. E’ anche convincente nel rendere un personaggio piuttosto complesso come Man-wol, dispotico, esigente ma sfinito dalla sua lunghissima permanenza sulla Terra. Una donna avida di denaro, pretenziosa eppure a suo modo fragile.

C’è stato un momento alla fine della terza puntata che ho trovato molto commovente. E’ stato quando Chang-seong (interpretato da Yeo Jin-goo) le dice: «E’ vero che hai aspettato il Comandante per tutto questo tempo?». A quel punto ci rendiamo conto che per 1000 anni Man-wol non ha fatto che aspettare l’anima del suo amato sulla porta della locanda. Aspettare colui che le aveva insegnato a scrivere col dito intinto nell’acqua. Davvero toccante.

Sono convinta del fatto che il drama senza IU non sarebbe stato così popolare, e non avrebbe avuto lo stesso successo. La sua presenza sullo schermo è magnetica e totalizzante, e gli altri interpreti le gravitano attorno in maniera offuscata.

La chimica tra Man-wol e il Comandante delle Guardie Reali

Uno dei pochi attori che reggono il confronto con IU è sicuramente Lee Do-hyun nei panni del Comandante delle Guardie Reali.

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La chimica tra di loro è palpabile e spontanea, benché di fatto nulla di concreto accada tra i due. Per loro parlano i loro sguardi, i sorrisi timidi, addirittura (come nel caso della foto sopra) l’inclinazione del corpo l’uno verso l’altro. Qui è Man-wol che si protende verso il Comandante – e questo basta a farci percepire l’elettricità di quell’attrazione.

Lui poi è adorabile. Un bellissimo personaggio, oltre che un interprete capace di una recitazione convincente e solida.

Recensione dove spiego cosa non mi è piaciuto

*** Attenzione: contiene spoiler ***

I (troppi) défilé di IU distraggono dalla trama

Come dicevo sopra, l’opulenza dell’abbigliamento sfoggiato da IU è sicuramente un aspetto positivo di questo drama, capace di coinvolgere e ammaliare lo spettatore. Eppure, quei cambi sono troppi.

Man-wol si cambia troppo spesso, talvolta anche nella stessa scena (creando pasticci nel montaggio), si cambia dalla testa ai piedi, unghie e parrucche comprese. E io spesso mi sono ritrovata a essere più interessata al colore di smalto che avrebbe indossato che alla trama in sé.

Insomma, tutti quei défilé alla fine risultano dispersivi, superflui quando non addirittura controproducenti.

La (non pervenuta) chimica tra Man-wol e il Direttore

Questa è stata forse la delusione più cocente di Hotel del Luna. Nelle intenzioni delle sceneggiatrici (le famose sorelle Hong), il legame tra Man-wol e Chang-seong, il nuovo Direttore dell’albergo, è l’ossatura che regge tutto il drama, e per più di un motivo.

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La loro evolve come una classica storia romantica. Ma non solo. Chang-seong accetta di aiutare Man-wol nel suo passaggio verso l’aldilà, rappresentando di fatto il catalizzatore di quel cambiamento che lei ha atteso per oltre 1000 anni.

Tra i due però non c’è alcuna chimica, o almeno io non l’ho percepita. Questo a mio avviso è dovuto ad alcuni fattori che non hanno funzionato come avrebbero dovuto.

La recitazione poco convincente di Yeo Jin-goo

Enfant prodige della Corea del Sud, ha debuttato giovanissimo nell’industria cinematografica con il film Sad Movie. Nonostante abbia qualche anno meno di IU, la sua stupefacente carriera lo rendeva teoricamente un valido partner. Purtroppo non si è rivelato tale.

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Ho trovato l’interpretazione di Chang-seong poco sentita e meccanica. In certe scene (ad es. quando nei primi episodi è impaurito dai fantasmi) è caricaturale e macchiettistica. In altre (quando dovrebbe mostrare tutto l’amore che prova per Man-wol) è invece piatta e scialba.

Faccio un solo esempio. Nella puntata 13 Man-wol gli dice che si ricorderà di lui fino all’ultimo passo del Ponte verso l’aldilà, poiché una volta oltrepassatolo dimenticherà tutto della sua vita terrena. E’ un’idea straziante non solo quella di perdere la persona che ami, ma (forse ancor di più) quella di essere dimenticati per sempre da lei.

Eppure, la reazione che otteniamo da Chang-seong è un semplice sorriso. Quel che non mi è piaciuto non è tanto la reazione in sé. Man-wol finalmente sta portando a termine il suo lunghissimo e tormentato cammino, e ciò è positivo. Mi è dispiaciuta la piattezza di quel sorriso, in cui non ho percepito nessuna tristezza, nessun rimpianto, nessuna nostalgia. Semplicemente, Yeo Jin-goo ne ha dato un’interpretazione deludente.

Sospetto però che la responsabilità non sia tutta dell’attore, ma dello script. La sceneggiatura in molte parti mostra infatti un’evoluzione dei personaggi che spesso lascia a desiderare…

L’evoluzione poco coerente dei personaggi

Anche questo punto si è rivelato piuttosto bruciante. Qui mi riferisco principalmente ai due protagonisti, che nel corso della prima parte del drama hanno una significativa evoluzione caratteriale.

Chang-seong, pavido e timoroso ragazzone che al principio scappava urlando di fronte a ogni fantasma, improvvisamente si muove per l’albergo offrendo caffè e intrattenendo inquieti spiriti. Per carità, siamo felici per lui. Ma il cambiamento è stato repentino e non sufficientemente giustificato.

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Man-wol ha un cambiamento altrettanto repentino. Se nella puntata 4 escogita modi creativi per liberarsi di Chang-seong ed estrometterlo dall’albergo, in quella successiva gli affida il compito di traghettarla nell’aldilà, dicendogli: «Non sentirti solo quando mi farai partire».

Il fatto che i personaggi mutino così velocemente e senza troppe spiegazioni è ovviamente un problema di scrittura della sceneggiatura. In questo caso, a me personalmente ha impedito di immedesimarmi nelle storie e nelle motivazioni dei protagonisti, rimanendo sostanzialmente indifferente alle loro vicende.

Hotel Del Luna: considerazioni finali su un capolavoro mancato

Dirò qualcosa di estremamente impopolare: Hotel del Luna mi ha annoiato a morte, e mi sono dovuta far violenza per finirlo. Io che sono una professionista del binge-watching e non ho problemi a vedere un drama completo in due o tre giorni, in questo caso non riuscivo a guardare più di una puntata per sera.

Al netto delle considerazioni soggettive, però, ritengo che Hotel del Luna abbia dei limiti oggettivi che fanno sì che si piazzi nel limbo di quelle realizzazioni che avrebbero potuto essere capolavori, ma hanno mancato il loro obiettivo.

L’idea affascinante è quella di un albergo che si occupa delle esigenze delle anime dei defunti prima che questi passino definitivamente nell’aldilà. Sulla carta è bellissima. Se ci aggiungiamo la serialità (ossia il fatto che nei singoli episodi vengono trattate le storie auto-conclusive di alcuni fantasmi), otteniamo un mix perfetto. Sempre sulla carta.

Il grande problema è che i coreani non sono gli americani, e in questo caso è un limite. Se guardiamo a produzioni di un certo pregio come Move to Heaven o Master’s Sun – che pure ho amato moltissimo – ci rendiamo conto che uno dei talloni d’achille degli sceneggiatori coreani sono proprio le storie auto-conclusive seriali. Talvolta i racconti sono interessanti e toccanti, ma quel che manca è la costanza (come nel caso di Move to Heaven, dove la trama orizzontale alla fine prevale su quelle verticali). Altre volte non sono nemmeno tanto interessanti – come nel caso di Hotel del Luna, dove fin troppo smaccatamente le trame verticali sono state pensate per rispecchiare ciò che accade nel mondo “reale” ai protagonisti.

Inoltre, la storia d’amore principale (quella tra Man-wol e il Direttore) non mi ha comunicato nessun brivido e nemmeno ne ho capito la ragion d’essere. Se poi consideriamo che le vicende di fantasmi mi hanno lasciato indifferente. Aggiungiamo che il legame tra Man-wol e il Comandante, per quanto incantevole, dopo un po’ mi è venuto a noia, perché – siamo onesti – non è credibile un amore che sopravvive mille anni. Ecco, se sommiamo tutto questo, direi che si capisce perché Hotel del Luna non è stata proprio la visione più adatta alle mie corde.

L’unico vero motore di questo drama è IU in tutta la sua bellezza e bravura. Solo per lei – per l’intensità e le infinite sfaccettature con cui ha reso il suo personaggio – Hotel del Luna raggiunge la sufficienza.

Voto: 6+/10

Numero puntate: 16

Durata: 1h 15 circa

Dove vederlo: Viki

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Una risposta a “Hotel Del Luna, 2019”

  1. […] Hotel del Luna si percepisce immediatamente la cura maniacale che sta dietro la realizzazione tecnica. […]

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