Dopo il Vol. I, torna la serie dedicata ai drama dei quali, per una ragione o per l’altra, ho interrotto la visione.
Si tratta di show noti e molto amati che però non mi sono piaciuti, e vedremo insieme i motivi.
Ammetto che un ruolo decisivo ha giocato l’aspettativa: se non avessi alzato tanto l’asticella delle mie aspettative (e se i drama in questione non fossero stati tanto pubblicizzati) probabilmente avrei giudicato con meno severità.
Reborn Rich, 2022
Revenge drama con Song Joong-ki, Reborn Rich è stata forse una delle serie coreane del 2022 che ho atteso con maggior trepidazione. Non è segreto per nessuno che lo show è stato il più seguito in Corea, con un indice di gradimento altissimo – uno dei più alti di tutti i tempi.
Quali sono i motivi per cui secondo me non ha funzionato?
Una narrazione che mixa troppi elementi
Le vicende seguono il conglomerato Sunyang Group che, gestito da una famiglia priva di scrupoli, ha portato avanti per anni gli affari in modo poco trasparente, arrivando ad accumulare fondi neri per un ammontare di 600 milioni di dollari.
Hyun-woo (interpretato da Song Joong-ki) è uno dei più devoti dipendenti del Sunyang Group e suo malgrado scopre gli illeciti. Nominato capo del team finanziario, deve occuparsi di recuperare i fondi neri. Ma al termine del lavoro gli viene tesa un’imboscata e ucciso.
L’azione si sposta nel 1987. Reincarnatosi nel membro più giovane dei Sunyang, Hyun-woo vede in questo un’opportunità per vendicarsi della famiglia che, nonostante la sua lealtà, lo ha trattato con crudeltà.
Ecco, queste premesse avrebbero potuto rendere la storia interessante e avvincente.
Tuttavia, almeno nella prima metà, il focus è stato la crisi economica e politica che ha investito la Corea del Sud negli Anni ’90. Vicende complesse – almeno per noi Occidentali che abbiamo poca familiarità con esse.
Il drama mette insieme la vendetta, i viaggi nel tempo, il crime, gli elementi fantasy, la reincarnazione, dinamiche familiari complesse, indagini economiche e politiche… E per quanto io riconosca che sia ben scritto e solido nella sua struttura, vale il detto ‘il troppo stroppia’.
Song Joong-ki non mi ha convinto
Neanche l’interpretazione di Song Joong-ki mi ha convinto in pieno. In questo drama interpreta un doppio ruolo: non solo quello dell’uomo adulto e subalterno, ma anche quello del giovane astuto e caparbio, pronto a distruggere una famiglia potente.
L’ho trovato legnoso e poco espressivo in entrambi i ruoli. Non solo non mi ha comunicato emozioni ma – unpopular opinion – non abbraccio l’entusiasmo di coloro che lo hanno trovato credibile nei panni di un ragazzo ventenne. Niente da dire sul fatto che l’attore coreano sia uno splendido uomo dal viso d’angelo, ma lasciamo interpretare i ventenni a chi ha 20 anni.
Droppato all’episodio 8.
Are you human too, 2018
Ho iniziato a guardare questo drama perché tutti mi parlavano della bellezza mozzafiato di Seo Kang-joon. Se a questo aggiungiamo che il genere AI mi piace molto e trovo I’m not a Robot una commedia deliziosa, credevo di andare sul sicuro.
Purtroppo le mie speranze sono state deluse.
Una vicenda davvero troppo ‘incredibile’
Un giorno Nam Shin scompare in circostanze sospette. Il ragazzo, figlio di una famiglia che gestisce una grande azienda, entra in coma.
Sua madre, una scienziata di fama mondiale, aveva creato anni prima un androide in tutto e per tutto simile al figlio, il quale comincia a fingere di essere Nam Shin. Il robot ha una guardia del corpo di nome Kang So-bong, una giovane che era stata membro della sicurezza dell’umano Nam Shin finché non era stata licenziata.
Ora, la trama è un pasticciaccio brutto e mal scritto, che zoppica in più punti. Quando si guarda un drama fantasy, è chiaro che la sospensione dell’incredulità sia un atto necessario per seguire le vicende. Ci deve però essere una plausibilità che rende la storia solida e coerente al suo interno.
Qui non succede. Gli sceneggiatori non tentano nemmeno di dare spiegazioni verosimili o scientificamente accettabili, e io come spettatrice mi sono sentita presa in giro per tutto il tempo che sono riuscita a sopportarne la visione.
Ammetto di aver dato un’occhiata alla puntata finale, skippando quelle centrali, e la mia impressione è stata confermata. Anziché sciogliere i dubbi e chiarire gli snodi narrativi, gli scrittori hanno optato per la soluzione di comodo del balzo temporale in avanti. Davvero deludente.
Una storia d’amore noiosa
Il motivo per cui ho scelto di abbandonare questo drama è perché la storia d’amore mi annoiava a morte. Ebbene sì. Il personaggio di lei non mi ha convinto. Presentata come una donna forte e risoluta, in realtà ha dimostrato di non saper proteggere nemmeno se stessa.
Anche la chimica tra i due attori non mi ha entusiasmato. Fermo restando lo straordinario lavoro attoriale fatto da Seo Kang-joon sulle due differenti personalità, per me la ‘scintilla’ romantica non è scattata.
Ho provato a resistere, ma dopo alcune puntate ho ceduto e sono passata ad altro.
Droppato all’episodio 6.
The Glory, 2022-2023
Arriviamo alla nota dolente, uno dei drama più amati e visti di questo 2023, almeno per ora: The Glory, con la splendida Song Hye-kyo.
Dopo aver bingiato la prima parte, andata in onda nel dicembre 2022, credevo di essere in spasmodica attesa della seconda – programmata da Netflix per la primavera 2023. Ma qualcosa è andato storto.
Una programmazione infelice
Mi tolgo subito il dente. Non dubito che la scelta di dividere il drama in due parti da 8 puntate l’una risponda a una precisa strategia e di fatto abbia funzionato. L’hype verso The Glory è stata infatti altissima e lo show ha ottenuto un’audience pazzesca.
Per me è stata un’idea pessima, che ha pesantemente contribuito al drop.
Guardo tantissimi drama, e dimentico molto velocemente i dettagli e i personaggi secondari di una serie vista 3 mesi prima.
Quando a marzo ho iniziato la nona puntata di The Glory, ammetto che non ricordavo la metà dei personaggi, e non riuscivo a inquadrare con chiarezza le cose che stavano succedendo sullo schermo. La cosa mi ha molto irritato, e dopo mezz’ora ho chiuso.
Un revenge drama macchinoso
Ho guardato con il fiato sospeso la prima parte del drama, che è sicuramente avvincente. Il tema del bullismo è affrontato qui con particolare crudezza, e parteggiare per la protagonista e la sua idea di vendetta viene spontaneo.
Quello che non ho particolarmente apprezzato è la poca credibilità del piano messo in atto da Dong-eun, splendidamente interpretata da Song Hye-kyo. E’ macchinoso, cervellotico, pieno di coincidenze incredibili di fronte alle quali ci si chiede inevitabilmente come sia potuto accadere.
Quando poi, dopo la pausa di 3 mesi, mi sono ritrovata senza punti di riferimento a chiedermi chi fosse Tizio e Caio, la mia pazienza si è presto esaurita.
Droppato all’episodio 9.
La serie “Tutti i drama brutalmente droppati”
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