Corea del Sud: com’è nata l’idea del viaggio. Dai kdrama alla realtà
Arrivata più o meno al cinquantesimo kdrama visto, un bel giorno mi sono detta che io in Corea volevo andarci per davvero.
Non mi bastava più guardare le impervie viuzze di Seoul su uno schermo, sentir parlare delle meraviglie dell’isola di Jeju, ordinare online maschere per il viso coreane e chiamare quella povera donna di mia madre «ommà». No.
Io avevo un obiettivo concreto e estremamente preciso.
Non sto scherzando. Ne sono ossessionata.
Dobbiamo capirci in che senso ne sono ossessionata. Va da sé che sono convinta che le zampe di gallina facciano mediamente schifo e non sappiano di altro se non di peperoncino piccantissimo. In fondo, sono piccole ossa ricoperte da un sottile strato di pelle stoppacciosa.
Ne sono ossessionata perché mi chiedo il motivo per il quale loro le mangino. Sarò più precisa. Non solo le mangiano, ma hanno ristoranti specializzati solo in zampe di gallina. Che è un’idea raccapricciante. Ma anche affascinante.
So che la motivazione potrà sembrare debole e sciocca, ma spesso ci si innamora per molto meno.
A me l’idea di prendere l’aereo, fare 15 ore di viaggio e ritrovarmi dall’altra parte del mondo di fronte a un piatto visto decine di volte nei drama mi fa sentire bene, mi fa sentire allegra e un po’ stramba.
Anche se mancano ancora due mesi e mezzo alla partenza, sono impaziente di sapere cosa mi aspetterà laggiù. Sono impaziente di sapere se quello che ho visto nelle serie TV è almeno pallidamente riflesso nella realtà, oppure se la realtà sarà un sogno del tutto diverso.
Sono pronta a scoprire ogni cosa e condividerla. Perché sono certa che in ogni caso sarà un viaggio memorabile.
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