Kim Seon-ho, Nam Joo-hyuk e la ‘cancel culture’ in Corea

Kim Seon-ho good boy ritorna al cinema

E’ notizia di poche ore fa che il noto attore Nam Joo-hyuk è stato accusato da una fonte anonima di atti di bullismo scolastico. Secondo quanto riportato dai media coreani, i fatti sarebbero accaduti durante gli anni delle scuole medie e superiori, e si sarebbero concretizzati non solo in violenze verbali ma anche fisiche. La fonte ha dichiarato di non essere stata l’unica vittima dell’attore. Altri sarebbero stati presi di mira, e ancora oggi risentirebbero degli strascichi di quei traumatici eventi.

L’agenzia dell’attore ha prontamente negato la veridicità delle affermazioni, dichiarando la totale estraneità dell’attore a quanto riportato.

Nam Joo-hyuk accuse bullismo agenzia nega responsabilità

Questa notizia porta alla ribalta un argomento particolarmente delicato, ossia quanto sia fragile l’equilibrio su cui si regge la notorietà delle star coreane. Uno scandalo, un pettegolezzo, una diceria diffamatoria possono facilmente dichiararne la fine.

Uno dei casi recenti più (tristemente) noti è forse quello di Kim Seon-ho, il quale ci permette di riflettere sulla cultura delle cancellazione in Corea.

Il 7 maggio, il giorno prima del suo compleanno, Kim Seon-ho è apparso finalmente su Instagram con un toccante post per i suoi fan dopo 7 mesi di silenzio. Si scusava per averli costretti a sopportare un momento difficile a causa delle sue mancanze e prometteva che d’ora in avanti sarebbe stato un attore in grado di ripagare tutto il supporto ricevuto.

Ciò che è accaduto all’attore coreano è piuttosto noto, e non voglio dare un’eccessiva risonanza alla faccenda perché la trovo francamente squallida.

In breve, Kim Seon-ho è stato coinvolto in uno scandalo a causa di una ex fidanzata che lo ha incolpato di aver ricevuto delle pressioni affinché abortisse. Ha dichiarato inoltre di essere stata abbandonata dopo il fatto. La verità, venuta poi a galla, ha dimostrato non solo che l’attore sarebbe stato intenzionato a farsi carico della futura madre e del bambino, ma che la ragazza aveva manipolato l’attore, accusandolo ingiustamente.

Ora, in seguito alle dichiarazioni della donna (vere o false che fossero) la carriera di Kim Seon-ho ha subito uno stop immediato.

Dopo il successo planetario di Hometown Cha-Cha-Cha, l’attore stava partecipando al popolare varietà televisivo 2 Days and 1 Night, dal quale è stato immediatamente sospeso. Numerose sono state anche le sponsorizzazioni annullate e i contratti risolti. E’ poi sparito dai social, dichiarando che non avrebbe partecipato a nessun progetto lavorativo per tutto il 2022.

Questi gli effetti della cosiddetta cancel culture, un fenomeno molto diffuso in Corea ma non troppo conosciuto in Italia. Con questa espressione si intende un insieme di comportamenti collettivi che mirano a escludere una persona considerata in qualche modo indegna dalla collettività. Cancellarla significa dimenticarla, ignorarla, estrometterla dalla vita reale, sociale e mediatica. Significa, il più delle volte, spingerla ad abbandonare il suo lavoro, il suo ambiente, le sue relazioni, costringendola a un penoso isolamento.

I coreani però non hanno inventato niente.

Già presso gli antichi Romani esisteva la damnatio memoriae (lett. «condanna della memoria»), una particolare pena che consisteva nella cancellazione di qualsiasi traccia relativa a una persona o ideologia considerata dannosa dai contemporanei. E’ vero che la damnatio memoriae era essenzialmente un atto politico, laddove la cancel culture è legata alla sfera del costume e del politically correct.

E’ altrettanto vero, però, che entrambe nascono dalla stessa esigenza e giungono allo stesso risultato.

L’esigenza è quella di epurare la società da un seme ritenuto nocivo. Può trattarsi di un nemico dello Stato, di costumi morali inaccettabili per l’epoca corrente, o di questioni religiose. In ogni caso, che sia la classe politica a stabilirlo oppure la società, una persona o un’ideologia viene individuata come non conforme.

Si attua allora un processo volto a nascondere (letteralmente, cancellare) agli occhi della collettività quell’elemento considerato ‘corrotto’.

Il risultato, in entrambi i casi, è la rimozione della persona dalla comunità. Come se non fosse mai esistita.

Non stupisce che questa cultura della cancellazione, ancora così forte in Corea, abbia un impatto devastante su chi la subisce. Sappiamo di molte k-star che non hanno sopportato lo stress derivante dalle critiche di una società così pressante, e si sono tolte la vita. Una che fa particolarmente riflettere è la tragica vicenda di Sulli.

Tuttavia fortunatamente il caso di Kim Seon-ho rappresenta un’eccezione.

Kim Seon-ho good boy torna al cinema dopo lo scandalo aborto

E’ vero che l’attore ha passato momenti difficili, ed è lui stesso ad ammetterlo. Eppure, dopo aver meditato di ritirarsi dalle scene, è miracolosamente sopravvissuto alle dinamiche della cancel culture. Com’è stato possibile?

Innanzi tutto, dopo lo scandalo il numero dei suoi followers su Instagram – anziché diminuire – è cresciuto di oltre mezzo milione. Io stessa che – a dispetto della mia passione per i kdrama – non seguo nessuna k-star, ho iniziato a followarlo. Questo è un fatto estremamente indicativo. Significa che le persone amano Kim Seon-ho e hanno voluto dimostrarglielo concretamente. Un piccolo gesto ma pieno di valore.

Sono state lanciate delle petizioni in sua difesa, ma non solo. I suoi più cari amici si sono mobilitati pubblicamente per difenderne la reputazione. Inoltre, alcuni grandi marchi di moda coi quali l’attore collaborava, hanno deciso di rinnovargli il contratto. Segno inequivocabile di un supporto tangibile e consistente.

La strepitosa rinascita di Kim Seon-ho è un caso davvero raro nel panorama coreano. Invece di salutarla come un’anomalia, speriamo si tratti del segnale che qualcosa sta cambiando nei costumi di una società che, a dispetto dello straordinario sviluppo tecnologico, resta ancora eccezionalmente conservatrice e tradizionalista.

Sembra che dopo il periodo di pausa Kim Seon-ho potrà davvero mantenere la promessa fatta ai suoi fan. Sono infatti molti i progetti ai quali l’attore si sta dedicando. Forse il ritorno al programma TV 2 Days and 1 Night, ma di questo si attende ancora conferma.

Di certo sappiamo che nel mese di marzo è stato nelle Filippine dove ha girato il suo primo film, Sad Tropics, storia di un uomo, nato da padre coreano e madre filippina, che sogna di diventare pugile tra difficoltà e ostacoli inaspettati. Il film dovrebbe uscire prima della fine del 2022.

A luglio, Kim Seon-ho debutterà a teatro con uno spettacolo intitolato Touching the Void, opera basata sull’omonimo libro scritto dall’autore britannico Joe Simpson. La vicenda narra di quando Simpson e il collega alpinista Simon Yates quasi morirono dopo aver scalato la Siula Grande nelle Ande peruviane.

Kim Seon-ho sopravvive alla cancel culture coreana

Tanto per chiacchierare: Kim Seon-ho si merita appieno il soprannome di «good boy» con cui è popolarmente conosciuto. Per quanto mi riguarda, lui è il mio “fuori lista” nel senso che, se le mie crush variano a seconda dei kdrama che sto guardando in quel momento, Kim Seon-ho ha saldamente conquistato il primo posto nel mio cuore.

Non dirò che è l’attore più dotato che abbia mai visto recitare, né il più bello o il più affascinante. Per quegli attori ho creato altre liste, e si aggiornano in continuazione. Ma lui ha qualcosa che agli altri manca, una grazia, una freschezza, una dolcezza dei modi e del sorriso che lo rendono immediatamente amabile e istintivamente simpatico.

Il fatto che abbia superato questo momento di difficoltà e sia riuscito a venirne fuori è, a suo modo, una bella storia a lieto fine.

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