L’arte di stroncare
Quante volte vi è capitato di non riuscire a terminare un libro osannato da tutti, o di droppare una serie tv che sembrava piacere a chiunque?
E quante volte vi siete sentiti dire: «Ma come può non piacerti?» Beh, la risposta è semplice: può.
Come dice Pennac, il romanzo che ci resiste non è necessariamente più difficile di un altro. E’ una reazione chimica che non avviene. E sapete una cosa? È un nostro diritto. Criticare, dissentire, stroncare. Perché non tutto deve essere un capolavoro, e soprattutto, non tutto deve esserlo per noi.
Avete notato che sui social vi consigliano sempre gli stessi libri, sempre le stesse serie tv? E se è per questo, anche le stesse creme per il viso, gli stessi rossetti, gli stessi abiti che dovrebbero stare bene a tutti? Se scrollate il telefono e chiudete gli occhi, è un’eco infinita di bellissimo, capolavoro, prodotto miracoloso, il film più bello degli ultimi 10 anni!
Bene, io voglio parlarvi di cosa significa davvero recensire, perché abbiamo un problema. Con i social media, ogni opinione è diventata una “recensione”, ma poche di queste lo sono davvero.
Prendiamo l’esempio di un libro. Recensire non è mostrare la copertina di un libro, mettere un hashtag e dire “mi piace” o “non mi piace”. Non è nemmeno raccontarne a grandi linee la trama e dire «Leggetelo». Recensire significa esercitare un pensiero critico, analizzare, mettere in discussione, esplorare.
Viviamo in un’epoca in cui sembra che il valore di un’opera sia deciso dalla massa in base alla viralità. Se un libro diventa un best-seller o una serie tv è in trend ovunque, lo si deve per forza amarli. Questo è il pensiero unico: l’incapacità di dissentire da ciò che è popolare. È come se il consenso collettivo diventasse una sorta di certificato di qualità indiscutibile. Ma il fatto che qualcosa piaccia a tanti non significa automaticamente che sia bello, o che debba piacere a tutti.
Il fenomeno dei Booktoker
Avete presente quei video su TikTok super accattivanti, in cui giovani entusiasti consigliano romanzi in hype con musica di sottofondo e lucine colorate? E’ il cosiddetto fenomeno del BookTok, che è diventato un’enorme vetrina per la narrativa.
Questo ha sicuramente lati positivi: tra gli altri ha riportato tantissimi giovani alla lettura, ha creato una comunità di lettori attiva e vivace, e ha reso alcuni titoli di nicchia dei veri successi globali.
Ma non dimentichiamoci che, come ogni fenomeno di massa, c’è anche un lato meno luminoso. Il rischio è quello di perdere di vista il gusto personale e, a volte, di rendere estremamente popolari opere non particolarmente meritevoli, spingendole sotto i riflettori grazie alla forza dell’algoritmo.
Per approfondire, ascolta l’episodio del Podcast
Prendiamo, per esempio, It Starts with Us di Colleen Hoover, da cui è stato tratto l’infelice adattamento cinematografico con Blake Lively.
Questo romanzo è entrato nella storia della narrativa di genere come il primo a salire alla ribalta grazie alla fedeltà della community TikTok dell’autrice. E se è vero che questa fedeltà ha trasformato il libro in un caso editoriale, è altrettanto vero che il suo valore letterario resta discutibile. A trionfare, in casi come questo, è la viralità, non necessariamente la qualità.
Criticare vuol dire offendere?
Esercitare il pensiero critico richiede un impegno e coraggio che costa fatica. Osservare, analizzare e resistere alla tentazione del consenso facile spesso ci sembrano attività troppo dispendiose.
Senza contare che esprimere sui social un’opinione ‘ostinata e contraria’ (citando De André) spesso equivale ad andare incontro a una vera e propria ondata di commenti arrabbiati, di critiche feroci, di giudizi e insulti che ci evitiamo con piacere – se possibile.
Criticare non significa demolire qualcuno o la sua dignità; significa, piuttosto, valutare un’opera, evidenziarne i punti deboli, e avviare una discussione. È uno strumento di crescita, un invito al confronto e all’evoluzione, sia per il pubblico che per l’autore stesso. La critica onesta è il cuore del dibattito culturale, e senza di essa, tutto si riduce a un coro di consensi vuoti.
Poi, dall’altra parte dello spettro, c’è chi confonde la critica con l’offesa. Lo vedo piuttosto spesso su alcuni famosi canali YouTube, dove va abbastanza di moda stroncare un libro o un film con attacchi personali, usando un sarcasmo alienante, parole inopportune e insulti gratuiti. Anche in questo caso, siamo ben lontani dalla critica: questo tipo contenuti sono sicuramente di intrattenimento – piacevoli per quel che valgono – ma non hanno alcun valore intrinseco.
Qui voglio fare qualcosa di diverso: criticare, sì, stroncare, certo, ma sempre con rispetto verso gli autori e verso i lettori che apprezzano quei contenuti. Come diceva Pennac, Stendhal può anche non piacere. Il gusto è personale e non si discute. Ma c’è una differenza sostanziale tra il gusto individuale e il valore di un’opera.
Per quanto mi riguarda, esistono caratteristiche che rendono un prodotto valido di per sé, lo rendono bello, funzionante. La trama ben costruita, i personaggi complessi, lo stile narrativo coinvolgente: tutte queste cose concorrono a fare di un libro o di un film un buon prodotto.
Il mio compito qui sarà cercare sempre di trovare un compromesso tra il mio gusto personale e quelle qualità oggettive che rendono un’opera bella, evitando di cadere in aberrazioni del tipo «Guerra e Pace fa schifo, ma correte a comprare After di Anna Todd». Ecco, no! Posso anche non aver amato dei classici della letteratura e della cinematografia (e lo scopriremo man mano), ma questo non significa che non io non sappia riconoscerne il valore. Ed è proprio su questa linea sottile tra il gusto personale e la qualità oggettiva che mi muoverò, per stroncare senza superficialità.
Se siete pronti a esplorare con me non solo libri (il mio primo amore), ma anche film, serie TV, mode, trend e tutto quello che mi capita sotto gli occhi — perché, ammettiamolo, niente si salva — beh, siete nel posto giusto.
Stroncare, sì, ma con un bonus alla fine…
Una nota importante: ogni episodio di Libri & Altri disastri non vi saluterà mai con la sensazione di delusione alla fine. Ogni puntata finirà con un bonus, un piccolo tesoro da scoprire che farà da contraltare alla stroncatura. Perché c’è sempre qualcosa di bello che merita la nostra attenzione…
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