Mangiare a Seoul: 3 cose che ho amato e 3 che non mi sono piaciute

Mangiare in Corea del Sud cucina tipica

In Corea del Sud ovunque voi andiate si mangia. Volete bere un bicchiere? Dovete mangiare! Il pranzo, la cena, il dopocena… sono tutti scanditi da un tour de force gastronomico che metterà a dura prova il vostro apparato digerente.

I coreani poi hanno l’abitudine di ‘girare’ diversi posti, muovendosi a tappe. La cena si terrà quindi in un ristorante, dove verrà innaffiata da abbondante birra o somaek. Dopo si andrà a bere in un altro locale – nel quale però, paradossalmente, vi serviranno ancora cibo. E non parlo di piattini freddi e stuzzichini secondo l’italianissima usanza dell’aperitivo, intendo proprio grandi piatti caldi e fumanti, unti e sostanziosi, accompagnati da molti contorni. Una faticaccia!

Non sono qui da molto tempo, ma ho già provato diverse specialità e mi sono fatta un’idea di ciò che mi piace e di ciò che proprio non rientra nei miei gusti. Premetto che sono una persona estremamente adattabile e curiosa, quindi vi darò il mio giudizio con mente aperta e la maggiore imparzialità possibile. Tenete presente però che niente è più soggettivo del gusto personale.

Tre cibi della cucina coreana che mi sono piaciuti

Il kimchi e le ricette a base di kimchi

Ho provato il kimchi diverse volte, anche perché sfuggirgli è impossibile. L’ho provato in purezza, e come base per altre ricette. Ammetto che la mia prima reazione al kimchi è stata non del tutto positiva.

Kimchi pancake ricetta coreana
Il kimchi pancake

Il sapore del kimchi è forte, intenso e piccante, dalla consistenza lievemente croccante e soda. Si sente bene l’aroma di fermentato, che a me personalmente non dispiace affatto.

In questo caso, nel giro di due o tre assaggi, ne sono diventata una grande fan. Specialmente dopo aver provato alcune ricette a base di kimchi. Prima fra tutte il kimchi pancake. E’ una sorta di ‘pizza’ sottile, fatta con kimchi affettato, verdure, spezie, peperoncino e una pastella di farina. E’ fragrante e leggero, simile alla farinata ligure, davvero gradevole e non eccessivamente piccante.

Kimchi soup cucina coreana piatti tipici locali
Kimchi soup, la zuppa di kimchi

Un altro piatto che ho adorato è stata la zuppa di kimchi, decisamente impegnativa ma molto gustosa. Oltre al kimchi, ovviamente, è preparata con pasta al peperoncino, pancetta di maiale, tofu, cipolla, aglio, zucchero e spezie, e si accompagna a una ciotola di riso.

Il suo sapore è molto forte ma in qualche modo smorzato dalla delicatezza del tofu. Io l’ho trovata buonissima, ma di certo ha un gusto che stordisce le papille gustative per parecchi minuti.

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Pork belly (il BBQ coreano)

E’ forse il piatto che abbiamo visto più spesso mangiare nei kdrama… quei bocconi di foglie di insalata ripiene di carne, per intenderci.

BBQ coreano pork belly
Il BBQ coreano, pork belly

E’ un cibo estremamente comune qui, e si tratta nient’altro che di pancetta di maiale servita con un’infinità di contorni, che servono per ‘farcire’ il boccone di insalata. Per lo più verdure, salse e kimchi.

Quel che posso dire in base alla mia esperienza, è che la carne è molto buona e io l’ho apprezzata maggiormente in purezza (o dentro la semplice foglia d’insalata), che non mischiata a troppi condimenti, che tendono a coprirne il sapore.

Anche qui, non si sfugge alla ciotola di riso e alla zuppa di accompagnamento, il che rende questo pasto decisamente impegnativo. Le cose da provare sono tante, e (per me almeno) impossibili da finire. Ho notato che i coreani riescono invece a mangiare molto di più e molto più in fretta… Dove mettano poi tutto quel cibo, per me resta un mistero!

I beondegi o bachi da seta

Okay, spero di non sconvolgere nessuno, ma ho provato i beondegi o bachi da seta, un famoso street food coreano e… sì, mi sono piaciuti!

Beondegi o bachi da seta street food coreano
Beondegi o bachi da seta

Ammetto che l’aspetto non è del tutto invitante, e riuscire a prenderli con le bacchette non è stato il compito più facile del mondo. Ma ero così curiosa di provarli, che mi ci sono approcciata senza nessun pregiudizio, cercando di evitare di pensare che si tratta di insetti.

Sono rimasta del tutto sorpresa. Per me i bachi da seta hanno un sapore che richiama quello delle nocciole tostate, e la consistenza è leggermente croccante, niente affatto sgradevole. Io li ho pienamente goduti, come snack prima di cena. Il mio consiglio – se mai vi trovaste a poterli assaggiare – è: fatelo senza preconcetti. Secondo me vi stupiranno!

Tre cibi della cucina coreana che non mi sono piaciuti

Ci sono piatti sui quali avevo altissime aspettative (di uno in particolare ne ho parlato qui), e che hanno finito per deludermi.

Le zampe di gallina

Per qualche strana ragione, le zampe di galline erano il piatto che più volevo provare qui in Corea del Sud. So che non è un piatto tipico coreano, nel senso che si cucinano anche in Italia. Ma io non le avevo mai mangiate, ed ero molto curiosa di provare la versione locale di questa ricetta.

Zampe di gallina coreane piatto tipico cucina locale
I chicken feet, le zampe di gallina

La sera che ho finalmente varcato la soglia del locale specializzato in zampe di gallina, ero eccitatissima. L’accompagnatore coreano che era con me ha ordinato la versione ‘piccante’, smorzata però da un accompagnamento al formaggio. Il piatto è arrivato assieme a una zuppa di germogli di soia che sarebbe servita a stemperare la piccantezza del piatto.

Nota curiosa: la zuppa di germogli di soia era a sua volta piccante!

Devo ammettere che il primo impatto scioccante l’ho avuto con l’aspetto. Non so cosa credessi che le zampe di gallina fossero, ma quando nel piatto ho visto proprio delle zampe, ecco, la mia forza di volontà ha vacillato. Nemmeno i bachi da seta mi avevano fatto quell’impressione… Mi sono fatta forza e ne ho assaggiata una.

Riconosco che il sapore è indefinibile. Non sanno di qualcosa in particolare: sono solo tanto piccanti da stordire, quindi non si riconosce nessun gusto definito. Il grandissimo problema per me è stata la consistenza. Un misto davvero stomachevole di molliccio e gommoso che non si scioglie mai in bocca e si fa fatica a inghiottire.

Proprio perché sono stoica e mentalmente aperta, sono riuscita a mangiarne cinque, dopo di che il mio stomaco ha dato forfait. Intanto guardavo allibita il mio accompagnatore divorarsele tutte, esclamando: «So delicious!»

Per me è un MAI PIU’.

I Tteokbokki, gli gnocchi di riso

Anche qui: guardando molti kdrama, mi ero creata delle aspettative folli sui Tteokbokki. Sugosi e appetitosi, mi immaginavo fossero una delizia per il palato. Sono un piatto molto piccante che i coreani mangiano come ‘anti-stress’, dopo il lavoro o quando si sentono particolarmente stanchi e sotto pressione.

In generale, tutto il cibo piccante è da loro percepito come un rimedio per lo stress. Mi hanno detto che sudare e sentirsi avvampare dentro per il calore provato dalla piccantezza dei cibi, li fa sentire in qualche modo sollevati e meno tesi. Potremmo definire quindi i Tteokbokki una sorta di comfort-food coreano.

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I Tteokbokki, gli gnocchi di riso coreani

Vengono serviti assieme a pezzi di tortini di pesce, cipollotti e talvolta anche un uovo sodo (ah, la leggerezza…) che danno al piatto un aroma più intenso.

Perché mi hanno deluso? Il problema è sempre lo stesso: se il piccante da un lato tende a ‘piallare’ un po’ i sapori – nel senso che sovrasta ogni altro gusto presente nella ricetta – dall’altro i coreani hanno una indubbia passione per le consistenze gommose. Il che non fa per me.

In questo caso, la consistenza del tutto particolare dei Tteokbokki è data dalla farina di riso, che rende questo gnocco ‘ciancicoso’ come lo definisco io, cioè colloso. L’aspetto paradossale è che la percezione che i coreani ne hanno è invece quella di una consistenza ‘soft’.

Nota a margine: li ho trovati peraltro poco digeribili. Molto più buono invece (sempre per il miei gusti) il brodo piccante col quale vengono serviti. Se ci si abitua al sapore forte, è davvero un’esplosione di sapori.

Se vuoi assaggiare i Tteokbokki direttamente a casa tua, ti consiglio di provare questi, che mixano dolcezza e piccantezza.

Se invece preferite ‘osare’ un sapore più deciso, ci sono questi – più piccanti. Le varianti sono infinite: ci sono i Tteokbokki all’aglio, alla carbonara (!) o con salsa di fagioli neri. A voi la scelta!

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Gli snack coreani

Quando ti siedi a un tavolo, che tu sia lì per cenare o per bere, subito arriva un cameriere a portarti dell’acqua e una serie di piattini con alcuni snack. Questi sì molto simili a quelli che siamo abituati a vedere in Italia nell’orario dell’aperitivo. Poi, ecco, magari nel piattino ti ritrovi i bachi da seta, ma questo è un altro discorso…

In qualche occasione, gli snack erano nell’aspetto simili alle patatine o agli stuzzichini italiani. Li ho quindi provati con una certa fiducia (e incoscienza).

Immaginatevi la scena: siamo sul rooftop di un palazzo. E’ sera, il locale è illuminato romanticamente e ci sono fiori (finti!) dappertutto. E’ un wine bar, e il mio accompagnatore mi dice di scegliere un vino. Chiaramente lo scelgo italiano, perché la curiosità di bere un vino ‘italiano’ a Seoul è tanta. Non facciamo in tempo a chiedere l’ordinazione, che il cameriere ha già portato due ciotole: una di “patatine”, una di oggetti tondi non identificati. Domando al mio accompagnatore di cosa si tratti, e lui mi rassicura: «Piselli essiccati». Mi sembra tutto abbastanza nella norma.

Il vino arriva, lo assaggiamo e a parte un po’ di acidità non posso dire di trovarlo così malvagio. Si chiacchiera amabilmente, si ammira il paesaggio, si sfiorano le rose (finte!) e infine si allunga la mano verso le ciotoline degli snack. Inconsapevolmente.

Patatine e piselli sono dolci! Ma non intendo un delicato accenno di agrodolce in stile orientale. Intendo proprio dolci come lo zucchero a velo, dolci come una meringa, dolci come l’inferno! Immaginatevi il mix che le mie papille gustative hanno dovuto sopportare tra il vino rosso forte, inteso (e acido!) e quel sapore di piselli – o patatine – alla meringa…

Io volevo morire, mentre lui mi guardava, rideva e diceva: «Ma che problema hanno questi snack? Sono buonissimi!»

Siete curiosi di provare qualche snack coreano? Questi mini-cracker di riso sono super popolari in Corea e piuttosto buoni! Volete qualcosa di più ‘esotico’? Ci sono le alghe croccanti! Oppure qualcosa di molto comune (in Oriente) come le patatine ai gamberetti

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… e il soju? Parliamo del somaek!

Non posso chiudere questo articolo senza parlare del soju e del somaek, il coktail di soju e birra che qui va per la maggiore. L’ho provato? Certo! E adesso vi dico quello che penso.

Somaek, cocktail di soju e birra
Somaek, il cocktail di soju e birra

Inizio col dire che tutte le persone che prima di me hanno provato il soju me ne hanno parlato male. Mi hanno detto o che non sa di nulla oppure che sa di ‘acqua sporca’.

Ora, quello tra me e il soju è stato amore a primo sorso. Mi è piaciuto immediatamente. Non l’ho trovato amaro e per me non sa di acqua sporca. Anzi. Ha un sapore vagamente dolciastro che dà il meglio di sé mischiato con la birra: il somaek, appunto.

Nella preparazione del somaek (che fa rigorosamente l’uomo per la donna) bisogna seguire delle regole e delle proporzioni.

Innanzi tutto, si sbatte la bottiglia di soju (che dev’essere freddo!) in modo da creare un vortice al suo interno. In un bicchiere di medie dimensioni – più o meno mezza pinta – si versa poi un bicchierino di soju, seguito dalla birra, che però non arriva mai all’orlo. A questo punto, con un cucchiaio o con le bacchette si dà un colpo secco al somaek per miscelarlo.

Il sapore è dolciastro, cosa che a me piace, anche se devo ammettere che dopo un po’ stomaca. Soprattutto vi segnalo un fatto. La primissima volta che ho bevuto somaek (moderatamente) ho avuto un mal di testa terribile. E’ una bevanda a cui mio corpo si è abituato poco per volta e della quale non riesco a bere più di un paio di bicchieri.

Il soju è da provare, almeno secondo me! Io ne ho assaggiati due diversi tipi: quello nella bottiglia azzurra (dal sapore più mite e morbido) e quello originale, nella bottiglia verde, che potete acquistare qui. Ho sicuramente apprezzato di più la versione originale.

Ne esistono anche molte versioni aromatizzate alla frutta (fragola, pompelmo, pesca ecc.)

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Spero che questo articolo vi abbia rivelato delle cose interessanti sulle usanze enogastronomiche coreane. Vi aggiornerò su altri dettagli di questa eccitante avventura!

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2 risposte a “Mangiare a Seoul: 3 cose che ho amato e 3 che non mi sono piaciute”

  1. […] già parlato di cucina coreana su questo sito, e ancora ne parleremo. Mangiare è infatti qui il motore «che move il sole e […]

  2. […] cultura e la società coreana ruotano attorno al cibo. L’ho raccontato altrove: quando vivevo a Seoul, gran parte delle mie conversazioni con la gente del posto era incentrata sul mangiare, e il numero […]

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