Dopo il grande successo di Dahmer – Mostro, la storia di Jeffrey Dahmer, Netflix torna a esplorare un altro caso criminale che ha sconvolto gli Stati Uniti: Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez. Creato ancora una volta da Ryan Murphy e Ian Brennan, fa parte di un’antologia interamente dedicata al True Crime e a figure oscure del passato.
La terza stagione di Monsters è già stata confermata e – tenetevi forte – potrebbe essere la più spaventosa di tutte! Pare infatti che sarà dedicata a un altro famigerato criminale, Ed Gein, conosciuto come il Macellaio di Plainfield. Ed Gein è stato un assassino e ladro di cadaveri attivo negli anni ‘50, la cui macabra storia ha ispirato alcuni dei più celebri film horror di sempre, tra cui Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti.
Gein non solo uccideva, ma utilizzava i resti delle sue vittime per creare oggetti disturbanti, tra cui vestiti fatti di pelle umana. Se confermato, questo nuovo capitolo promette di essere ancora più inquietante, esplorando le profondità della follia umana e lasciando un segno indelebile sui fan del genere True Crime.
Monsters, La storia di Lyle ed Erik Menendez: i fatti
La miniserie Netflix ci porta nel mondo oscuro dei fratelli Menendez, accusati dell’omicidio dei propri genitori nel 1989.
Che cosa accadde veramente? L’accusa sosteneva che i due volessero ereditare il patrimonio di famiglia, ma Lyle ed Erik hanno sempre dichiarato che il loro gesto era frutto della paura e del dolore causato da anni di abusi fisici, emotivi e psicologici subiti dai genitori.
La domanda che lo show ci spinge a porci è: chi sono i veri mostri? La serie non si limita quindi a ricostruire il crimine, ma esplora le complesse dinamiche familiari che hanno portato alla tragedia, lasciando lo spettatore a riflettere sull’ambiguità morale della vicenda.
Tuttavia, resta da vedere se Monsters sia davvero riuscita nell’intento di fornire una rappresentazione efficace di queste tematiche. L’equilibrio tra narrazione emotiva e analisi del crimine è delicato, e la serie cerca di affrontarlo con intensità. Ma è riuscita davvero a mantenere questo equilibrio fino alla fine? Vedremo i punti di forza e di debolezza nel prossimo paragrafo.
La recensione di Monsters: cosa ha funzionato e cosa no
Monsters è indubbiamente un prodotto ben realizzato, di grande qualità, e riesce a catturare l’attenzione grazie a una cura visiva impeccabile. Tra i suoi punti di forza, spicca senza dubbio il cast, con ottime interpretazioni. Javier Bardem nel ruolo del padre offre una performance fenomenale, portando sullo schermo un personaggio controverso e inquietante.
Al suo fianco, Chloë Sevigny nei panni di Mary Louise “Kitty” Menendez è convincente, mentre Nicholas Chavez, che interpreta Lyle Menendez, riesce a dare una profondità emotiva non scontata al suo personaggio.
Un’attenzione speciale va a Cooper Koch, che nel ruolo di Erik Menendez è il protagonista dell’episodio più bello della serie, il quinto, L’Uomo Ferito. Questo episodio è un vero gioiello di regia e interpretazione, a suo modo sottilmente disturbante. Con una telecamera fissa che si muove solo attraverso una lenta carrellata in avanti, L’Uomo Ferito è quasi interamente basato su un monologo di 50 minuti, durante il quale Koch regala una performance ad altissimo impatto emotivo. È una scelta registica audace che paga, offrendo uno dei momenti più intensi e meglio riusciti dell’intera serie.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che mi hanno lasciato perplessa, in particolare alcune scelte di sceneggiatura che non ho assolutamente approvato.
Cosa non ha funzionato in Monsters, La storia di Lyle ed Erik Menendez
Partiamo da una considerazione: vicende come quella dei fratelli Menendez sono già di per sé efferate e moralmente squallide. Non hanno bisogno di aggiunte sensazionalistiche o pruriginose. Ma questo è ciò che purtroppo è accaduto con Monsters.
Nella seconda puntata (ma, se vogliamo essere pignoli, un sentore si aveva già a partire da locandine e teaser) ci è stato detto che tra Lyle ed Erik Menendez da adulti ci fosse un rapporto di tipo incestuoso, cosa che veniva mostrata in pubblico suscitando il disgusto delle persone.
Fratelli Menendez e incesto: una speculazione inaccettabile?
Questo fatto è stato negato dai diretti interessati, i quali durante il processo hanno dichiarato più volte di non essere gay e di non avere quel tipo di rapporto tra di loro – benché da bambini siano intercorsi degli episodi di abuso di Lyle su Erik.
Aggiungere questo dettaglio alla trama è stato a mio avviso di pessimo gusto, e da molti punti di vista. Comprendo che Monsters è una serie TV e non un documentario. Ma è una miniserie basata su fatti reali, con pretese di veridicità. Inserire un elemento così delicato, smentito dai protagonisti stessi, non solo distorce la realtà dei fatti, ma sfrutta in modo irrispettoso una tragedia familiare. Perché parlo di “sfruttamento”?
Non posso fare a meno di pensare che questo dettaglio sia stato introdotto perché la tematica LGBTQ è particolarmente in hype in questo periodo. Detto altrimenti: piace al pubblico. Ma qui sta il problema. Siamo di fronte a una vicenda reale, drammatica, in cui i fratelli Menendez sono stati vittime di abusi sessuali. Trasformare la loro storia in una sorta di fanfiction incestuosa è, a mio avviso, una distorsione della realtà a scopi sensazionalistici.
Questo non solo mina la serietà della narrazione, ma rischia anche di ridurre una storia di abusi e sofferenza a un semplice stratagemma per attirare l’attenzione del pubblico. È una scelta narrativa che va oltre la licenza creativa e diventa una forma di sfruttamento morboso della realtà. Quando la verità viene sacrificata per seguire un trend o cercare di aumentare le views, la serie perde la sua autenticità e manca di rispetto a tutte le vittime coinvolte.
Monsters vs Dahmer: considerazioni conclusive
Va detto che nemmeno Dahmer mi aveva conquistata al 100% già a partire dal titolo, troppo incentrato sulla figura del serial killer. L’intera serie di Jeffrey Dahmer si fondava sulla dichiarata volontà di dare voce alle vittime. Intitolare lo show con il nome del killer, mi è sembrato quindi incoerente rispetto alle intenzioni, e ha di fatto spostato il focus dalla sofferenza delle vittime al mostro di Milwaukee. Dal mio punto di vista, questa contraddizione di fondo ha indebolito parte della narrazione.
Tuttavia, Dahmer ha potuto contare su un elemento di enorme forza: la presenza di Evan Peters, che con una performance fenomenale e ipnotica ha donato alla serie un’intensità rara. Peters è riuscito a incarnare alla perfezione la complessità disturbante del suo personaggio, rendendo l’esperienza di visione tanto affascinante quanto inquietante.
Anche la scrittura, pur non priva di difetti, si è dimostrata più solida e coinvolgente rispetto a Monsters, riuscendo a tenere alta la tensione per tutta la durata della serie.
Monsters, al contrario, fatica a mantenere lo stesso livello di coinvolgimento. Seppur inizi in modo promettente, si dilunga troppo, perdendo mordente e tensione. I due capitoli conclusivi sono particolarmente deludenti: piatti, mal strutturati e incapaci di offrire una chiusura all’altezza delle aspettative. Non a caso, la critica si è divisa sul risultato finale della miniserie Netflix, rispecchiando il carattere “hit or miss” della serie.
A confermare i limiti della narrazione, lo stesso Erik Menendez ha preso posizione dal carcere, attaccando duramente Monsters per la distorsione degli eventi e la strumentalizzazione che è stata fatta delle tragiche vicende che li hanno hanno visti protagonisti. Tramite la moglie, ha fatto sapere sui social:
Credevo che avessimo superato le bugie e i ritratti distruttivi del carattere di Lyle, in grado di creare una caricatura di lui basata su orribili e palesi falsità così diffuse invece nella Serie. Posso solo pensare che siano state fatte intenzionalmente. È con grande tristezza che dico che non posso credere che Ryan Murphy sia così ingenuo e impreciso riguardo ai fatti della nostra vita da fare tutto questo senza cattive intenzioni. […]
La verità non basta? Lasciamo che la verità sia la verità. È demoralizzante sapere che un solo uomo dotato di potere possa minare decenni di progressi nel fare luce sul trauma infantile. La violenza non è mai una risposta, mai una soluzione, ed è sempre tragica. Per questo, spero che non venga mai dimenticato che la violenza contro un bambino crea centinaia di orribili e silenziose scene del crimine […]
(Per leggere il post integrale, vai qui.)
Questa polemica ha ulteriormente messo in discussione la validità della serie, rafforzando a mio avviso l’idea che in Monsters l’equilibrio tra realtà e intrattenimento non sia stato pienamente raggiunto.
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