Oh my Venus, 2015

Oh My Venus recensione italiana kdrama romantico

Oh my Venus, un drama dalle ottime premesse

Ho iniziato a guardare Oh my Venus a scatola chiusa, fidandomi ciecamente degli attori principali. Shin Min-a è un’attrice che mi piace tanto, matura, misurata e smorfiosa il giusto; So ji-sub è uno dei miei feticci estetici. Non pensavo che sarei rimasta delusa.

Mi rendo conto di avere un grandissimo problema con i k-drama. Anzi due.

Il primo è che ne sono addicted, ma questo è il minore dei mali. Il secondo è che talvolta mi fanno innervosire, perché – come in questo caso – hanno solitamente delle buone partenze (che mantengono per circa metà serie), per poi discendere inesorabilmente verso gli abissi del trash, dei cliché e del cattivo gusto, quando non della noia, dell’inutile incongruenza, del non-sense.

Qui c’è un’idea carina – l’ex bella ragazza che soffre di complessi di inferiorità perché adesso si vede brutta, cicciottella e come ciliegina sulla torta viene pure mollata dal fidanzato storico. Decide dunque di riprendere in mano la sua vita, rimettersi in forma e riscoprire la fiducia in se stessa. In tutto questo, scopre che può essere amata per quello che è, ciccetta compresa.

Voglio dire: il tema è interessante e il messaggio *girl-power* piace.

Pur nella diversità di contesti, mi ha evocato nelle premesse il lungometraggio Brittany non si ferma più (Brittany runs a Marathon, USA 2019).

Brittany non si ferma più Film Usa

Costretta a fare sport e perdere peso per motivi di salute, Brittany si mette a correre e, dopo un inizio non esaltante, si pone un obiettivo ambizioso: portare a termine la maratona di New York. L’aspetto davvero motivante di questo film è, a mio avviso, il fatto che la corsa di Brittany non è agonistica, ossia finalizzata alla vittoria. E’ invece uno strumento di affermazione personale, di consapevolezza e di miglioramento.

Anche in Oh my Venus noi veniamo a conoscenza del fatto che la protagonista, Kang Joo-eun, ha un problema di salute e per questo deve seguire un rigido programma dietetico e di allenamento. E anche qui noi vediamo una donna in cerca di riscatto personale.

Non mancano i siparietti divertenti o imbarazzanti. Ricorda vagamente Bridget Jones la scena dell’aereo in cui lei letteralmente esplode dentro un corsetto contenitivo dal quale il nostro eroe prontamente la libera per farle riprendere i sensi. Non mancano nemmeno i momenti allusivi, che sottolineano il buon affiatamento tra i due main leads.

Il suo allenamento è differente…

Per la prima metà Oh my Venus sembra funzionare benissimo. Certo, ci sono le classiche esagerazioni da kdrama. Ad esempio: nonostante la concentrazione, non sono riuscita a capire quale scandalo abbia costretto il protagonista a rientrare dagli Stati Uniti, uno scandalo capace addirittura di mettere a repentaglio la compagnia di famiglia. Nemmeno il Sexgate di Clinton…

Esagerazioni a parte, il personaggio interpretato da So Ji-sub, Kim Young-ho, è ben tratteggiato. Avendo sofferto da bambino di un dolorosissimo cancro alle ossa, è stato in grado di superare i problemi con caparbia ostinazione, facendo della disciplina e dell’equilibrio psicofisico il proprio mantra. Ma non è un personaggio bidimensionale, anzi. Ho apprezzato il fatto che Kim Young-ho abbia iniziato a innamorarsi di una Kang Joo-eun “in carne” e fuori forma. Certo, il colpo di grazia l’hanno dato le famose “fossette“… che spuntano sul viso di lei quando inizia a perdere peso.

Oh my Venus fossette Shin Min-a So Ji-sub
Kim Young-ho col fetish delle fossette

Lei, dal canto suo, è adorabile. Matura, senza però aver perso quell’aria da ragazzina che la rende «Venere di Deagu» pure con qualche chilo in più. Dolce, accudente e anche determinata. Insieme formano proprio una splendida coppia, equilibrata ed esteticamente perfetta.

Qual è il problema, quindi?

Oh my Venus, i punti deboli della trama

*** Attenzione: contiene spoiler ***

Il problema è che da metà in poi il drama degenera in un’accozzaglia di stereotipi inutili e, a mio modo di vedere, irrilevanti ai fini della trama.

Era proprio necessario dedicare tutta la seconda metà della serie a risvolti relativi a lui che è il rampollo di una famiglia ricca e quindi ci sono millemila intrighi perché ovviamente i giochi di potere, i fratellastri, le seconde mogli, i nipoti drogati, gli attentati, gli incidenti stradali, gli amanti divisi, lacrime di sangue, vesti strappate, nonne che origliano segreti inconfessabili, protagonisti che scompaiono per generazioni e generazioni senza farsi più sentire perché i traumi infantili irrisolti… e poi puf! tutto torna a posto come per magia negli ultimi 5 minuti con un colpo di spugna. Davvero molto poco credibile.

Vorrei terminare con un’ultima nota di scetticismo. La scena della proposta probabilmente ha sciolto i cuori ai più. Per me è stata la fiera dell’inverosimile (oltre che un vile affronto alla sensualità di So Ji-sub).

Proposta di matrimonio Oh my Venus sciarpa rosa anello
La sciarpa rosa (chilometrica)!

Capisco che nelle intenzioni l’anello nascosto nella trama della sciarpa sia un’idea estremamente romantica. Eppure, secondo me presenta due problemi di fondo.

Il primo è di tipo concettuale. Senza voler essere tacciata di sessismo, nascondere un anello di fidanzamento in una sciarpa (peraltro rosa) è una trovata più femminile che maschile. Non sto dicendo che non verrebbe mai in mente a un uomo, ma per quanto riguarda in Oh my Venus è decisamente out of character. Il drama non ci ha mostrato un Kim Young-ho tenerone e sdolcinato, ma piuttosto un uomo caparbio, solitario e piuttosto inflessibile. Un uomo capace di sparire per ere geologiche senza fare una chiamata alla donna che ama. Un uomo in grado di curarsi da solo malanni di una certa gravità. Di sopportare il dolore in silenzio stoicamente. Insomma, ci siamo capiti.

Il secondo è di tipo estetico. Quella sciarpa messa in quel modo attorno al collo dei due innamorati a me evoca un cappio. Sarò cinica, sarò insensibile – ma questo è. Detto altrimenti, non posso fare a meno di pensare che sia esteticamente brutta.

Concludendo, Oh my Venus è un drama che si lascia guardare con piacevolezza, ma rientra nel novero delle serie coreane che nella seconda metà di stagione hanno ampiamente dissipato il loro potenziale. Un gran peccato davvero.

Voto: 6½/10

Numero puntate: 16

Durata: 1h circa

Dove vederlo: Viki

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6 risposte a “Oh my Venus, 2015”

  1. […] sul cameo interpretato in Oh my Venus perché, se non ricordo male, diceva sì e no tre battute e neanche memorabili. Vorrei […]

  2. Avatar roberta sanna
    roberta sanna

    Ciao Valentina, intanto volevo ringraziarti perché nella mia cerchia di conoscenze e amicizie nessuno ha il ben che minimo interesse nei k-drama, ahimé una fissazione solo mia, per cui poterne parlare con qualcuno in questo periodo in cui sono in piena ossessione mi fa piacere.🙂
    Ho guardato questo drama che nel complesso mi è piaciuto molto, cercando come sempre di fare i conti con una cultura differente e che poco ci appartiene. Ciò che più mi ha fatto storcere il naso però è stata il forzato machismo del protagonista che scompare per mesi per curarsi in solitudine, mollando la poverina senza farsi mai sentire manco per sbaglio. Come ricompare invece di prendersi un pugno in faccia lei lo accoglie senza fare una piega.

    1. Avatar Valentina

      In realtà sono io a dover ringraziare te 🙂
      Ora, io non ricordo esattamente che cosa scrissi nella recensione, ma concordo con te al 100%. Per quanto il drama sia stato piacevole (più nella prima che nella seconda parte) e lui sia un gran bel vedere – ammettiamolo – anche io mi sono ritrovata infastidita da quell’atteggiamento.
      E infastidita pure dal fatto che per lei fosse assolutamente ‘normale’.
      Ovviamente tu dici una cosa molto bella e molto giusta: guardando i drama noi giocoforza ci confrontiamo con una cultura tanto diversa dalla nostra, e spesso ci troviamo confusi perché stentiamo a capire come ragionano. Peraltro i drama non veicolano la “Verità”, ma una visione romanzata della società coreana, e questo è un altro aspetto da tenere ben presente.
      Insomma, il discorso è complesso – ma molto interessante… 🙂

  3. Avatar Roberta
    Roberta

    Mi sono approcciata al mondo del k-drama grazie a run–on, che ho guardato tutto d’un fiato (come per altro mia abitudine con le serie che mi interessano ) . In seguito ne ho iniziati diversi che ho poi abbandonato perché ( spero non sia una grossa colpa) se non trovo il protagonista attraente mi cala il sentimento. Ho da poco fatto l’abbonamento a viki e mi sto dando alla pazza gioia. ( nonostante mio marito mi guardi con biasimo, credo nn lo esalti la mia fissa per i manzi coreani 😂) Sto anche rubacchiando i tuoi suggerimenti in base alle recensioni che hai fatto. Ora sono presa dalla visione oh hae Young again. Dire che lo trovo adorabile e poco, anche se più che in altri drama sto facendo fatica a immedesimarmi nella cultura, la nostra eroina alla giovane età di 32 anni vive a casa con mamma che per quanto di sicuro tenga alla figliola è una discreta spina nel fianco. Dispensatrice seriale di sensi di colpa. Bada bene per il poco che so della loro cultura la mamma la posso anche comprendere, capisco meno lei che ancora rimane lì sotto il suo controllo.
    Sopratutto se ha ben chiaro il fatto che una bella ripassata se la farebbe dare dal novello fidanzato. Sono stata piacevolmente sorpresa che per una volta ci fosse qualcuna intenzionata ad accontentare i propri lombi in tempi relativamente brevi. Ma lui da bravo protagonista di k-drama deve essere un affezionato delle docce fredde, se no non spiega, perché è vero che un po’ lei si butta via, diciamo secondo la loro cultura, però si poteva trovare un compromesso tra il motel a ore e l’amore platonico.
    Ho quasi abbandona i discendenti del sole per quel motivo, ho trovato che in quella serie si sia toccato una punta di surrealismo di troppo.
    Allora hai vicino uno che dirgli figo stratosferico è fargli un mezzo insulto, ti giura amore eterno e tu dopo mesi ( dove lui ti ritrova anche nel deserto australiano 😒) nn gli fai vedere manco l’ombra di un letto. Cosa sei una monaca? Hai le mutande con il lucchetto?
    A tutto c’è un limite.
    L’ho poi finito giusto per non perdermi i soldati a petto nudo correre cantando.
    Scusa la lungaggine😄

    1. Avatar Valentina

      Il tuo commento contiene tantissimi interessanti spunti di riflessione (fermo restando che l’abbonamento a Viki segna la fine della vita sociale 😀 )
      Another Miss Oh è una commedia romantica davvero deliziosa, non per niente viene dalla stessa penna che ha partorito quello che a mio avviso è il più grande capolavoro televisivo coreano, ovvero My Mister.
      Il problema con la ‘pudicizia’ (chiamiamola così) che vediamo nei kdrama è ampiamente dibattuto nella mia Community su Fb, ed è a mio avviso molto intrigante.
      Da un lato è innegabile che questa ‘ritrosia’ è ciò che rende romantiche e sognanti queste serie TV. Detto altrimenti: qui basta uno sfioramento di mano, e sentiamo tutte le “farfalle nello stomaco”, cosa che le serie americane – molto più esplicite – hanno smesso da tempo di comunicarci.
      Dall’altro lato non è minimamente credibile. Avendo soggiornato per un lungo periodo in Corea e avendo conosciuto molti coreani, posso confermare che sicuramente il loro approccio è MOLTO diverso dal nostro (più formale e distaccato), ma anche completamente diverso da quello che vediamo nei drama.
      Quindi, per tirare le fila: ciò che vediamo nei drama e tanto ci affascina è una finzione bella e buona, motivata più che altro dalla censura.
      Non nego che ci siano le donne integerrime alla DOTS (anche in Italia, se è per questo il mondo è bello perché è vario). Ma sicuramente non è la norma. Altrimenti non si spiegherebbe come mai Seoul pullula di Motel a ogni angolo di strada e la Corea è il Paese con il più alto tasso di tradimenti… 😉

  4. […] è la norma, raramente vediamo attrici disposte a prendere peso per un ruolo. Ad esempio, in Oh My Venus o nel drama di prossima uscita I’m not a Hero, troviamo personaggi over-size interpretati da […]

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