Park Sung Hoon, noto per i suoi ruoli in Squid Game 2, The Glory e Queen of Tears, si trova al centro di una bufera mediatica che sta mettendo seriamente a rischio la sua carriera. L’attore ha infatti condiviso – e poi rapidamente cancellato – una Storia su Instagram contenente la locandina di una parodia esplicita di Squid Game.
Se l’incidente fosse rimasto un semplice errore, probabilmente la questione si sarebbe esaurita con delle scuse pubbliche. Tuttavia, la tempistica ha reso la vicenda ancora più delicata. Il post, infatti, è stato pubblicato mentre la Corea del Sud era in lutto per la tragedia della Jeju Air, un disastro aereo che ha causato la morte di 179 persone.
Park Sung Hoon e la Storia su Instagram
Tutto è iniziato il 30 dicembre 2024, quando Park Sung Hoon ha accidentalmente pubblicato nelle sue Storie di Instagram la copertina di un video per adulti giapponese ispirato a Squid Game. L’immagine, che mostrava attrici adult video in costumi che richiamavano la serie, è rimasta online per un breve periodo prima di essere cancellata.
In un primo momento, l’agenzia dell’attore, la BH Entertainment, ha spiegato che Park Sung Hoon aveva ricevuto l’immagine via DM su Instagram e l’aveva caricata per errore premendo il pulsante sbagliato. L’attore si è scusato pubblicamente attraverso un comunicato ufficiale, ma il danno era ormai fatto. Sui social coreani si è scatenata una tempesta di critiche, con molti netizen che hanno chiesto la sua rimozione dai progetti futuri.
L’8 gennaio, nel tentativo di placare la polemica, Park Sung Hoon ha rilasciato un’intervista ai media in cui ha affrontato direttamente la questione, pronunciando quella che è stata descritta dai giornalisti come una «scusa tra le lacrime».
«Vorrei scusarmi per aver causato disagio e preoccupazione a molte persone a causa del mio grave errore», ha dichiarato l’attore. «Me ne pento profondamente e mi sento sinceramente dispiaciuto. Sono qui oggi con il cuore pesante e pieno di ansia, preoccupato di aver arrecato danno a tante persone, compresi il team di produzione, lo staff e i miei colleghi attori, che hanno lavorato duramente a Squid Game 2».
Park Sung Hoon ha poi spiegato l’accaduto, dicendo che quando ha visto l’immagine nella sua posta è rimasto scioccato e interdetto, al punto da pensare che potesse causare un problema serio. Così l’ha salvata per condividerla con lo staff.
L’attore ha anche voluto smentire le speculazioni secondo cui avrebbe tentato di caricare l’immagine su un account privato. «Non possiedo account privati. Ho solo un unico profilo Instagram», ha chiarito.
Tuttavia, molti netizen hanno sottolineato che non è possibile caricare un’immagine nelle Storie semplicemente controllando i DM, mettendo ulteriormente in discussione la versione ufficiale fornita dall’attore e dalla sua agenzia.
Le conseguenze dell’errore di Park Sung Hoon
La polemica ha imperversato per giorni. Molti netizen hanno sottolineato che non è possibile caricare un’immagine nelle Storie semplicemente controllando i DM, mettendo ulteriormente in discussione la versione ufficiale fornita dall’attore e dalla sua agenzia.
Park Sung Hoon in Queen of Tears: dalle critiche online alle aggressioni dal vivo
La bufera mediatica attorno a Park Sung Hoon non si è limitata al caso di Squid Game 2. Già in passato, l’attore si era ritrovato nell’occhio del ciclone a causa del suo ruolo in Queen of Tears, dove interpretava Yoo Eun Sung, un personaggio manipolatore e controverso.
L’odio nei confronti del suo personaggio è stato così intenso che alcuni spettatori hanno sfogato la loro frustrazione direttamente su di lui. In un’intervista, Park Sung Hoon ha raccontato un episodio inquietante. Mentre si trovava in un ristorante, una donna di mezza età lo ha colpito sulla schiena, intimandogli di “andarsene”.
Sui social media, i commenti sotto i suoi post si sono riempiti di critiche feroci, con molti spettatori incapaci di separare la figura dell’attore da quella del personaggio interpretato. Tuttavia, non sono mancati anche coloro che hanno elogiato la sua abilità nel rendere il ruolo così realistico da suscitare una reazione così viscerale.
Alla festa di fine riprese della serie, Park ha dovuto persino chiarire pubblicamente la sua posizione: «La gente può odiare Yoo Eun Sung, ma per favore, non criticate me».
Un episodio che dimostra quanto, nel mondo dell’intrattenimento sudcoreano, la linea tra finzione e realtà venga spesso confusa dal pubblico, con conseguenze che possono rivelarsi davvero molto pesanti per gli attori.
La cultura della cancellazione ancora una volta in azione
Dopo l’incidente della pubblicazione della Storia su Instagram e le pubbliche scuse dell’attore e della sua agenzia, la vicenda non si è affatto placata. Anzi, ha avuto conseguenze dirette sulla carriera di Park Sung Hoon. Studio Dragon, la casa di produzione del drama The Tyrant’s Chef, ha annunciato ufficialmente che l’attore non farà più parte del progetto, in cui avrebbe dovuto recitare accanto a YoonA.
«Dopo lunghe discussioni tra il team di produzione e i rappresentanti di Park Sung Hoon, è stato deciso che sarebbe stato difficile per lui prendere parte a questo progetto» ha dichiarato Studio Dragon.
Cosa ci insegna la vicenda di Park Sung Hoon
Su queste pagine abbiamo parlato più volte di cultura della cancellazione, e di certo questa vicenda riapre il dibattito sulla severità con cui il mondo dell’intrattenimento sudcoreano gestisce le controversie legate alle sue star. In un’industria dove l’immagine pubblica è tutto, un singolo passo falso può portare a ripercussioni estreme, come la perdita di ruoli e una campagna di odio sui social.
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Se da un lato è comprensibile che un attore debba mantenere un certo livello di attenzione nella gestione della propria immagine, dall’altro è legittimo chiedersi se sia giusto che una svista – per quanto grave – possa distruggere una carriera in pochi giorni. Il caso di Park Sung Hoon sembra inserirsi in un trend ormai consolidato, in cui il pubblico e l’industria intrattenitiva sudcoreana dimostrano una soglia di tolleranza estremamente bassa per gli errori delle celebrità.
Nel 2025, ci si può augurare che la cultura della cancellazione lasci spazio a un approccio più equilibrato, che permetta l’accettazione degli errori, e consenta finalmente agli artisti l’opportunità di riscattarsi.
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