La Prima della Scala: la Forza del Destino tra scandali e curiosità

prima della scala forza del destino giuseppe verdi

Quest’anno la Prima della Scala di Milano si è aperta con un classico verdiano, La forza del destino. La prima ha avuto un buon successo: 12 minuti di applausi e qualche trascurabile contestazione. Certo, i più pignoli non hanno mancato di notare che Don Carlo, l’anno scorso, aveva ottenuto ben 13 minuti di applausi. Un minuto non fa una gran differenza, ma di sicuro ci lascia con qualche domanda da esplorare.

Siamo nel 1862, quando Giuseppe Verdi presenta la sua nuova creazione al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, con il libretto scritto da Francesco Maria Piave. La trama? Una miscela esplosiva di tragedia, amore proibito e vendetta spietata condita da melodramma italiano. La forza del destino non lascia scampo ai suoi protagonisti, lo vedremo nel dettaglio tra poco. Ma non lascia scampo neppure agli spettatori, che escono da teatro spesso devastati dal susseguirsi di eventi catastrofici.

Prima però vediamo un po’ di storia. Giuseppe Verdi scrisse quest’opera su commissione, ma non fu subito amore da parte del pubblico. La prima versione dell’opera ricevette infatti recensioni contrastanti e lo stesso Verdi la rivisitò nel 1869 per darle la forma definitiva che conosciamo oggi. È un’opera che si è guadagnata un posto fisso nel repertorio lirico, nonostante il suo destino (per rimanere in tema) sia stato tutt’altro che lineare.

E poi c’è la famosa “maledizione” che accompagna l’opera, e di cui parleremo diffusamente in questo articolo. Anche alla Prima di ieri sera ha colpito – per fortuna in versione light. Durante l’ouverture, una corda di violino si è spezzata, costringendo lo sfortunato musicista a un cambio volante di strumento.

Sì, perché La forza del destino non è famosa solo per le sue arie e per la trama drammatica, ma anche per essere considerata un’opera maledetta. Un aneddoto ce lo racconta la soprano Raina Kabaivanska: un giorno, mentre si preparava a partire per New York insieme a Luciano Pavarotti, quest’ultimo sentì che la musica in filodiffusione sull’aereo era proprio quella di La forza del destino. Senza esitazioni, decise di non partire, lasciando la collega divertita e incredula davanti alla scena.

Ci interrogheremo anche su un altro aspetto. Quest’opera di Verdi era davvero la scelta più azzeccata per inaugurare la stagione lirica quest’anno? Spoiler: secondo me, no, e vi spiegherò perché, analizzando la trama e ponendo qualche domanda scomoda.

Siamo in Spagna, a metà del Settecento. Leonora di Vargas è una giovane nobile, innamorata follemente di Alvaro, un uomo di origini meticce. Un amore impossibile, osteggiato dalla famiglia di lei, e in particolare dal padre, il Marchese di Calatrava, che considera Alvaro un individuo di rango inferiore e non all’altezza di sua figlia.

Ma l’amore è più forte di tutto. Leonora e Alvaro decidono di fuggire insieme. La notte della fuga, però, accade il disastro. Il Marchese li sorprende, e Alvaro, nel tentativo di mostrarsi non violento, getta a terra la pistola… da cui però parte accidentalmente un colpo. Il colpo ferisce mortalmente il Marchese, che lancia una maledizione sui due amanti prima di morire. Leonora e Alvaro, distrutti dal rimorso, fuggono separatamente, ciascuno convinto che il destino li abbia condannati per sempre.

La forza del destino Giuseppe Verdi Prima della Scala

Nel Secondo Atto, Leonora, braccata dal rimorso e dalla paura, si rifugia in un convento. Qui, cerca conforto nella fede e chiede di poter vivere come eremita in una grotta vicina, dedicando il resto della sua vita alla preghiera e alla penitenza. Il Padre Guardiano del convento acconsente, ma non prima di ammonirla. Le dice: «Solo Dio può giudicare i tuoi peccati».

Nel frattempo, il fratello di Leonora, Don Carlo di Vargas, scopre la morte del padre e giura vendetta contro Alvaro, che considera un assassino e un disonore per la famiglia. Don Carlo promette che non troverà pace finché non avrà fatto giustizia. E qui inizia la sua caccia all’uomo.

Nel Terzo Atto, sono trascorsi alcuni anni. Alvaro, ancora tormentato dai sensi di colpa, si arruola nell’esercito spagnolo sotto falso nome. Ovviamente, come in ogni buon dramma, il destino non ha finito di giocare con lui. Alvaro stringe amicizia con un soldato senza sapere che si tratta proprio di Don Carlo, il fratello della sua amata Leonora, anche lui arruolatosi sotto mentite spoglie.

La forza del destino trama opera Verdi

Quando però Don Carlo scopre la vera identità di Alvaro, la tregua tra i due si trasforma in una resa dei conti. I due si affrontano in un duello, ma Alvaro riesce a fuggire. Distrutto, si rifugia in un monastero, sperando finalmente di trovare pace.

Arriviamo così al Quarto e ultimo Atto, e al tragico epilogo. Indovinate chi si ritrova nello stesso monastero? Esatto, tutti i protagonisti di questa triste vicenda. Don Carlo non si ferma davanti a nulla pur di ottenere l’agognata vendetta e cerca lo scontro finale con Alvaro. Il duello tra i due uomini si svolge proprio nei pressi della grotta dove Leonora vive come eremita. Durante il duello, Don Carlo viene ferito a morte. Ma prima di esalare l’ultimo respiro, Don Carlo chiama la sorella, la quale accorre per aiutarlo, senza però sapere che chi sta morendo è proprio suo fratello.

Ma il destino ha l’ultima parola. Don Carlo, consapevole di trovarsi davanti a sua sorella, la trafigge con la spada a tradimento prima di morire. Leonora spira tra le braccia di Alvaro, dicendogli che spera di ritrovarlo in cielo. Alvaro, disperato e senza più nulla per cui vivere, maledice il proprio destino. Nella prima versione dell’opera, Alvaro si gettava da una rupe, invocando il perdono divino. Insomma, un’ecatombe.

La forza del destino Giuseppe Verdi Finale

Il finale di La forza del destino è devastante e lascia un senso di vuoto. Nessuno dei protagonisti riesce a sfuggire al proprio destino, che sembra intrecciato a una serie di scelte e circostanze che conducono inevitabilmente alla distruzione. E Verdi, con la sua musica potente e drammatica, non fa altro che sottolineare questa ineluttabilità.

Se c’è una cosa che il teatro ama, oltre ai drammi sul palco, sono i drammi dietro le quinte. E La forza del destino non si è mai fatta mancare nulla. Nonostante il suo successo come pietra miliare del repertorio verdiano, quest’opera si porta dietro una fama oscura. Nel mondo del teatro, La forza del destino è conosciuta anche come “l’Innominabile”, perché ci sono artisti e impresari che si rifiutano perfino di pronunciare il suo titolo dentro i teatri, preferendo una perifrasi più vaga: Potenza del Fato o – appunto – l’Innominabile.

Cominciamo dal dettaglio che ha contribuito a inaugurare questa fama. Nell’Atto Terzo, in un recitativo Alvaro si lamenta pronunciando una frase che dice «Fallì l’impresa». Ora, immaginatevi di essere un cantante o un impresario teatrale dell’Ottocento, un’epoca in cui il fallimento di uno spettacolo era una vera catastrofe. Sentire quelle parole in scena era considerato un malaugurio talmente potente che, alla seconda edizione dell’opera, Verdi fu costretto a cambiare il testo, sostituendolo con «Fu vana impresa». Un particolare che probabilmente oggi fa sorridere, ma che per gli uomini di teatro dell’epoca era serissimo.

Francesco Maria Piave La forza del destino Giuseppe Verdi
Francesco Maria Piave

C’è poi Francesco Maria Piave, il librettista dell’opera. La sua vita sembra quasi un dramma verdiano a sé stante. Nel 1866 si ammalò gravemente, e suo fratello fu imprigionato a Venezia per alto tradimento. Contemporaneamente la loro madre impazzì. Ma non è tutto: l’uomo cadde in miseria e nel 1867  fu costretto a chiedere aiuto economico proprio a Verdi, che gli prestò 500 franchi. Poco dopo, Piave rimase paralizzato e visse così, in condizioni terribili fino alla morte, avvenuta nel 1876. Una serie di eventi davvero sfortunati.

Il 1º settembre 1939 è una data impossibile da dimenticare. Segna infatti l’inizio della Seconda guerra mondiale, con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista. E indovinate cosa c’era in cartellone quella sera al teatro Wielki di Varsavia? Esattamente: La forza del destino. Una coincidenza tragica che, vista a posteriori, non poteva che alimentare la sinistra reputazione dell’opera.

Siamo al Metropolitan di New York, il 4 marzo 1960. Durante la rappresentazione di La forza del destino, il baritono Leonard Warren stava interpretando l’aria “Urna fatale del mio destino” quando si accasciò sul palco per un’emorragia cerebrale. Morì poco dopo, lasciando il pubblico e il mondo del teatro scioccati. Che la parola “destino” avesse avuto un effetto fin troppo letterale quella sera?

Metropolitan New York La Forza del destino
Metropolitan di New York, 1960

Non mancano neanche gli episodi più… teatrali. Durante varie rappresentazioni, si sono verificati incidenti tragicomici che sembrano usciti da una farsa: barbe finte che si staccano, Preziosilla che inciampa nei tamburi, Don Alvaro che entra in scena senza ricordare il testo o, peggio ancora, senza la pistola che dovrebbe uccidere il padre della sua amata. E non dimentichiamo i direttori d’orchestra che inciampano e ruzzolano sui violinisti, furiose liti tra impresari e consiglieri, attori che cadono rovinosamente sul palco e addirittura indimenticabili stecche che hanno fatto rabbrividire più del dramma stesso.

Un episodio recente, ma non meno inquietante è avvenuto l’11 marzo 2011, durante la prima scossa del devastante terremoto di Sendai, in Giappone. L’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino stava conducendo una prova d’insieme di… esatto, La forza del destino. Se non è un segno del fato, ditemi voi cos’è!

Parlando di La forza del destino, abbiamo visto come quest’opera sia segnata da vicende incredibili, superstizioni e aneddoti che l’hanno resa una leggenda del repertorio lirico. Ma c’è un punto della trama che non possiamo ignorare e che, oggi più che mai, richiede una riflessione: l’uccisione di Leonora da parte del fratello, Don Carlo.

Sappiamo bene che il contesto storico in cui l’opera è stata pensata e scritta è lontano dal nostro. Nel XIX secolo, temi come l’onore familiare e la vendetta erano centrali nei melodrammi, e il teatro lirico non faceva che riflettere i codici culturali del tempo. Tuttavia, non possiamo ignorare che oggi ci troviamo in un momento storico in cui il femminicidio è una vera e propria emergenza sociale. Solo in Italia, i numeri di donne uccise da partner, ex partner o familiari sono drammaticamente alti, e ogni episodio non fa che sottolineare quanto questa piaga sia radicata.

La forza del destino trama Verdi libretto

In La forza del destino, l’uccisione di Leonora è il culmine tragico di una storia in cui il codice d’onore domina ogni decisione. Don Carlo non vede Leonora come una sorella e una persona, ma come un simbolo dell’”onta” che deve essere lavata con il sangue. Questo, agli occhi di Verdi e del pubblico dell’epoca, era coerente con le logiche del tempo. Ma oggi, rappresentare un femminicidio su un palcoscenico prestigioso come quello di Milano, e della Prima della Scala, senza una riflessione critica esplicita, rischia di mandare un messaggio ambiguo.

E qui arriva la domanda: era davvero necessario scegliere quest’opera? Il repertorio lirico è infatti ricchissimo di drammi potenti e coinvolgenti che non mettono in scena femminicidi.

Pensiamo al Don Giovanni di Mozart, una delle mie opere preferite, dove il conflitto si incentra sulla punizione di un uomo senza morale. Oppure all’Aida, un altro capolavoro di Verdi, che affronta il tema della lealtà e del sacrificio, ma senza sfociare in un fratricidio. E cosa dire de Il barbiere di Siviglia di Rossini, che regala intrighi, passioni e comicità senza una sola goccia di sangue?

Questa non è una chiamata alla censura, ovviamente, né un invito a cancellare opere storiche dal repertorio. La forza del destino è e resterà un capolavoro. Ma forse dovremmo chiederci: cosa significa oggi mettere in scena una storia dove una donna viene uccisa dal fratello in nome dell’onore? Quali responsabilità ha il teatro nel contestualizzare certe narrazioni e nell’offrire al pubblico una chiave di lettura consapevole?

Osservando le scelte fatte negli ultimi anni, emerge un dato interessante: su nove inaugurazioni recenti, ben cinque sono state dedicate a Verdi. Ora, non è forse una scelta un po’ facile, presa per andare sul sicuro? Certo, Verdi è un maestro indiscusso e amatissimo, ma questa ripetitività solleva una domanda: quanto spazio resta per innovare e sorprendere davvero con la scelta di un’opera meno scontata?

La domanda rimane aperta: quale ruolo vogliamo che il teatro e l’opera lirica giochino nella società di oggi? Dobbiamo accettare il dramma come era inteso nell’Ottocento, o possiamo iniziare a chiedere scelte più consapevoli, e più vicine al nostro presente? Non mancano storie altrettanto che avrebbero potuto inaugurare la stagione lirica con un registro differente.

La Sonnambula Vincenzo Bellini

Prendiamo, ad esempio, La sonnambula di Vincenzo Bellini. È un’opera drammatica, certo, ma non sanguinaria, e soprattutto edificante nel suo messaggio finale: dopo una serie di incomprensioni e sospetti, la protagonista Amina riesce a dimostrare la propria innocenza, e l’amore trionfa. Un lieto fine che, pur con tutta la sua intensità, sa ancora toccare corde profonde. Non è forse questo un modo valido per celebrare la grandezza dell’opera e della musica?

E voi? Come vedete questa scelta per la Prima della Scala? Il teatro dovrebbe raccontare storie che dialogano con il presente, o l’arte può esistere semplicemente per se stessa, senza legarsi alla realtà?

La forza del destino è una scelta che sicuramente fa discutere. Le vostre riflessioni sono benvenute, anche solo per proseguire insieme questo viaggio tra arte, società e storie senza tempo.

📲 Seguimi su Instagram per aggiornamenti su serie TV e contenuti extra!

📬 Vuoi essere sempre aggiornato? Iscriviti alla newsletter per non perderti i nuovi articoli e contenuti esclusivi!

🎧 Scopri il Podcast “Dentro le Storie”. Ascolta le recensioni, le mie riflessioni su tematiche di attualità, temi sociali e tanto altro!

🎧 Libri & altri Disastri. L’arte di Stroncare. Se ti piacciono le opinioni forti e fuori dal coro, non perderti gli episodi di questo nuovo Podcast! Parliamo di libri, film, serie TV e trend… ovviamente in chiave critica!

🫰 Gruppo Facebook Vale.racconta: La Community: Cerchi consigli sui drama orientali? Entra nella nostra Community e condividi la tua passione con altri fan.

🌈 Gruppo Facebook Vale.racconta: Serie BL Asia: Uno spazio dedicato esclusivamente alle serie Boys Love, un genere ricco di emozioni e storie inclusive.

👥 Unisciti al Canale Telegram per avere un contatto diretto con me e discutere insieme delle ultime novità.

Libri & altri Disastri. L’arte di Stroncare

Segui le mie rubriche sui Social

Storie di società e cultura pop

Recensioni Serie TV, film e libri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *