Smiley: commedia romantica LGBTQ spagnola

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L’atto di nascita di Smiley risale al 2012, quando Guillem Clua la scrisse come opera teatrale. Il successo fu immediato e travolgente: lo spettacolo rimase in cartellone per due anni consecutivi e venne tradotto in diverse lingue, tra cui cileno, greco, tedesco e cipriota. Con il titolo Smiley – Una storia d’amore, l’opera è stata messa in scena anche in Italia, conquistando il pubblico con il suo mix di romanticismo e humor.

Nel 2022, Smiley è rinata come serie TV grazie a Netflix, con le riprese realizzate a Barcellona. Inizialmente, l’autore aveva immaginato che la serie fosse interamente recitata in catalano, ma alla fine è stata girata sia in spagnolo sia in catalano, mantenendo intatta la sua essenza e ampliando il suo appeal a un pubblico ancora più vasto.

La serie segue la storia di Alex, un giovane barista di Barcellona che, dopo essere stato lasciato dal suo ragazzo, invia per sbaglio un messaggio vocale arrabbiato a Bruno, un architetto con cui non ha mai avuto contatti. Questo errore porta a un incontro tra i due, che sono molto diversi tra loro: tanto Alex è estroverso e vivace, quanto Bruno introverso e riflessivo.

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I due finiscono per avere un appuntamento pieno di rabbia, litigi e incomprensioni… ma al tempo stesso, di un’attrazione irrefrenabile. Benché decidano di non essere fatti l’uno per l’altro e di non vedersi più, non riescono a smettere di pensarsi.

Prendono strade diverse, ma il “filo rosso del destino” in qualche modo li costringerà ad affrontare i loro reciproci sentimenti.

La serie spagnola è brillante, colorata e vivace – almeno nei primi episodi. I dialoghi sono divertenti e ben scritti. I protagonisti belli e dotati di una grandissima chimica.

La vicenda principale di Alex e Bruno è arricchita da una serie di storie di contorno: amici, colleghi e familiari molto queer e spesso sopra le righe. La coppia lesbica che diventa aperta, l’amico di famiglia bisessuale, il datore di lavoro travestito… insomma, Smiley non si fa mancare nulla. C’è la famiglia omofoba, la coppia etero in crisi, la madre impicciona, la tata musulmana.

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Ma questo potpourri di storie funziona davvero? Non del tutto. La serie, pur cercando di essere inclusiva e rappresentativa, rischia di apparire troppo costruita e artificiosa – come se fosse costruita a tavolino. Le emozioni faticano a emergere, restano superficiali, non riuscendo a coinvolgere. Insomma, risulta poco autentica.

Il punto di forza rimane senza dubbio la relazione tra Alex e Bruno, ma purtroppo è anche la parte che viene maggiormente sacrificata. Le storie secondarie, sebbene ricche di potenziale, non riescono a catturare l’attenzione con la stessa intensità. Inoltre, occupano troppo spazio sullo schermo e sembrano legate tra loro in modo forzato, togliendo respiro alla trama principale.

Un tema centrale che Smiley cerca di mettere in luce è la difficoltà di comunicazione, un argomento estremamente interessante e potenzialmente inesauribile.

Nelle prime puntate, questo tema viene trattato attraverso dialoghi coinvolgenti e brillanti, anche se a volte un po’ prevedibili. Tuttavia, andando avanti, questa riflessione si perde sfociando in una serie di sequenze oniriche e poco convincenti tipiche delle classiche commedie romantiche basate sugli “amori predestinati”. Questi momenti finiscono per indebolire l’impatto complessivo della storia, rendendo l’evoluzione della trama meno incisiva e autentica.

Nonostante sembrasse un rinnovo scontato, Smiley non avrà una seconda stagione. A dirlo è stato lo stesso creatore della serie, Guillem Cluam, durante un’intervista.

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In definitiva, Smiley ha il merito di offrire una visione positiva, leggera e romantica dell’ambiente queer, anche se a tratti poco realistica. Solo per questo, e al di là dei suoi numerosi difetti, la serie merita di essere vista.

È un prodotto indubbiamente piacevole e ben realizzato, che si distingue soprattutto per le buone intenzioni e le performance dei suoi protagonisti.

Voto: 6.5
Dove vederlo: Netflix
Numero e durata episodi: 8 ep. da 35 min.

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